Droni dal Libano bucano le difese di Israele: tre feriti. L’Idf uccide un comandante di Hezbollah e promette: «L’Iran non resterà indenne» – I video

Diplomazia frenetica per tentare di evitare un’escalation dopo l’attacco di Teheran: anche Putin invita tutti a «esercitare moderazione»

Israele risponderà o no al massiccio attacco con droni e missili lanciato dall’Iran nella notte tra sabato e domenica scorsi? E se sì, quando e in che modo? Le domande continuano a restare senza risposta. Le autorità israeliane lasciano volutamente l’Iran e gli alleati nel limbo, mentre continuano a studiare le opzioni. E la diplomazia si muove frenetica. «Non possiamo restare con le braccia incrociate di fronte a un’aggressione del genere, l’Iran non ne uscirà indenne. Risponderemo al momento, nel luogo e nel modo che decideremo», è tornato a scandire stamattina il portavoce dell’esercito Daniel Hagari. Il ministro degli Esteri, Israel Katz, si muove intanto però su un altro piano: ha scritto ai rappresentanti di 32 Paesi per chiedere di applicare nuove sanzioni contro l’Iran, in particolare contro il suo programma missilistico. Sanzioni Onu in quest’area sono scadute lo scorso autunno. Katz chiede anche che i Paesi più vicini alle sensibilità di Israele rompano gli indugi e dichiarino le Guardie rivoluzionarie di Teheran un’organizzazione terroristica. Al momento solo gli Usa le classificano come tali. E dalla Casa Bianca filtra subito disponibilità a calcare di nuovo la mano sul tasto delle sanzioni: «Non esiteremo a lavorare coi nostri alleati per utilizzare il nostro potere di sanzioni così da continuare a disturbare le attività malevoli e destabilizzartici del regime iraniano», ha avvertito la segretaria al Tesoro Janet Yellen.


L’Iran tra paura e avvertimenti

A provare a gettare acqua sul fuoco sul fronte opposto è Vladimir Putin, nelle inedite vesti di paciere: oggi ha parlato al telefono col presidente iraniano Ebrahim Raisi esprimendo l’auspicio che «Iran e Israele esercitino la moderazione per evitare una nuova escalation». Raisi stesso avrebbe chiarito a Putin che gli attacchi lanciati sabato notte contro Israele erano «limitati» e che il regime di Teheran non è interessata ad un’ulteriore escalation in Medio Oriente. Poi però, parlando con l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani, Raisi ha avvertito anche che «la più piccola azione contro gli interessi iraniani incontrerà certamente la risposta severa, diffusa e dolorosa contro chiunque la perpetri». Tra il grottesco e il minaccioso l’avvertimento in scia lanciato a Israele dal portavoce della Commissione per la sicurezza nazionale del Parlamento di Teheran Abolfazl Amouei: «I sionisti farebbero meglio a comportarsi razionalmente, perché se dovessero intraprendere un’azione militare contro l’Iran siamo pronti a usare un’arma che non abbiamo mai usato prima», ha detto Amouei, assicurando, riporta l’agenzia di stampa Irna, che «abbiamo piani per tutti gli scenari e agiremo con coraggio. Il nostro messaggio è la pace e allo stesso tempo la preparazione militare dell’Iran».


Colpi letali tra Israele e Hezbollah

Il fuoco vero, in attesa di eventuali sviluppi sul fronte con Teheran, si è scambiato invece come ormai consuetudine tra Israele e Hezbollah. Un raid aereo dell’Idf su Ayn Baal, nel sud del Libano, ha colpito e ucciso un «alto comandante di Hezbollah», identificato come Abu Jaafar Baaz. Poco più tardi due droni lanciati dal Libano sono esplosi in territorio israeliano, nella zona di Beit Hillel. Si è propagato un incendio, presto domato, e tre persone sono rimaste ferite in modo lieve secondo le autorità, che indagano sulle ragioni per cui non siano suonate come da prassi le sirene d’allarme. Hezbollah celebra il successo dell’attacco, sostenendo di aver colpito delle «piattaforme di Iron Dome», il sistema di difesa aerea di Israele.

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