Addii in Rai, dopo Sciarelli anche Ranucci smentisce: «Qua sono a casa». Usigrai sul piede di guerra: «Azienda ostaggio dei partiti»

Il giornalista di Report ha parlato a Un giorno da pecora: «Sono ottimista e ringrazio l’ad Sergio»

I diretti interessati hanno smentito, e dopo l’addio di Amadeus alla Rai l’intenzione dei vertici di viale Mazzini – e del governo – sembrerebbe quella di evitare altri volti noti in uscita. Ma a leggere e ascoltare bene come gli ultimi due giornalisti dati con un piede sull’uscio abbiano chiarito la propria posizione, qualche dubbio rimane. La prima è stata Federica Sciarelli, volto noto e amato di Chi l’ha visto?, che dopo le indiscrezioni de La Stampa è stata contattata da la Repubblica. «Hanno scritto che sto in bilico? Ho 65 anni, anche se mi dicono che non li dimostro e ho tante ferie arretrate da fare: teoricamente la prossima stagione potrei fermarmi», ha risposto la giornalista, alludendo alla possibilità del pensionamento, «bisogna vedere, di sicuro questa stagione di Chi l’ha visto? la finisco. Il prossimo anno ne avrò 66 di anni, posso ancora lavorare. Lasciare la Rai? Io non lo farei mai, sono sempre stata un’aziendalista». Fedeltà all’azienda quindi, Sciarelli assicura che di sua iniziativa non lascerebbe, lasciando comunque intendere che le decisioni si prendono in due. Anche Sigfrido Ranucci, dal 2017 alla conduzione di Report, ha parlato del suo futuro a Un giorno da pecora. «Ho scritto che il programma sarà in onda almeno fino a giugno perché non era stata ancora aperta la matricola, come si dice tecnicamente, ma ho saputo poco fa che grazie all’attività dell’ad Roberto Sergio, sempre molto vicino a Report, pare sia stata aperta», ha detto in radio. Possiamo dire che ci sarà anche la prossima stagione? Report sì, ha risposto sibillino, «io? Io sono nato in Rai, questa è casa mia, l’ho detto tantissime volte». Il conduttore Giorgio Lauro lo incalza sulle indiscrezioni de Il Fatto Quotidiano sul suo possibile trasferimento ad altra emittente. «Il Fatto ha delle buone fonti», chiosa ancora il giornalista, «ma al momento non c’è questa possibilità. A me piace la Rai, sono innamorato di quest’azienda che fino a ieri mi ha fatto sentire libero». «Fino a ieri?», lo interrompe il conduttore di Rai Radio1. «Oggi deve ancora finire la giornata», taglia corto Ranucci, spiegando poi di essersi «arrabbiato» per le anticipazioni di una fumata bianca con l’azienda per cinque repliche estive del programma, lasciando intendere di non essere stato coinvolto: «Credo sia uscita una smentita», ha concluso.


Lo stato di agitazione

Intanto l’assemblea dei Comitati di redazione e dei fiduciari della Rai ha proclamato lo stato di agitazione, consegnando a Usigrai un pacchetto di cinque giorni di sciopero. La decisione è stata motivata come contestazione alla «volontà di trasformare il servizio pubblico nel megafono dei partiti». Diverse e variegate le motivazioni che hanno spinto i giornalisti a mettersi sul piede di guerra. Dagli accorpamenti di testate «che svuoterebbero Radio1 della sua vocazione all news», alla necessità di indire una selezione pubblica per sostituire i colleghi usciti dall’azienda negli ultimi anni, ma anche i tagli alle troupe e «l’assenza di risorse per stabilizzare i precari». Tra i motivi di agitazione però anche «la fuga di alcuni dei volti noti della Rai verso altri competitor», l’ultima quella di Amadeus. Secondo Usigrai «non si difende l’autonomia del servizio pubblico dalla politica».


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