Carlo Fidanza: perché l’europarlamentare di FdI rischia di dover restituire 16 mila euro alla Ue

Ha patteggiato una pena di un anno e 4 mesi per il reato di corruzione per l’esercizio delle funzioni. E ora…

L’europarlamentare di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza dovrebbe essere uno dei capilista del partito di Giorgia Meloni alle elezioni europee dell’8 e del 9 giugno. Ma intanto il Parlamento Europeo vuole da lui dei soldi indietro. Si tratta dei fondi europei che l’uomo finito nell’inchiesta (archiviata) sulla lobby nera ha erogato al giovane Jacopo Acri. Acri è stato assistente parlamentare di Fidanza a Strasburgo. Ma secondo una sentenza ormai definitiva per il reato di corruzione per l’esercizio delle funzioni sono stati invece una tangente. Quella che Fidanza ha pagato al padre di Jacopo, Francesco, per ottenere che quest’ultimo si dimettesse da consigliere del comune di Brescia in favore di Giangiacomo Calovini.


Corruzione per l’esercizio delle funzioni

Il Corriere della Sera ricorda oggi che Fidanza aveva assunto il 17enne Jacopo come assistente locale a Milano. Lo aveva remunerato con i soldi del Parlamento Europeo. Mille euro al mese che sono arrivati a circa 16 mila. Poi un anno fa Fidanza ha patteggiato la pena insieme a Calovini con il consenso dei pm Cristiana Roveda e Giovanni Polizzi. Ovvero 30 mila euro di danni per il comune di Brescia e un anno e quattro mesi di pena, naturalmente sospesa. Fidanza ha chiesto ad Acri Senior di dimettersi nel quadro di una lotta tra correnti interne nel partito. La lite tra gli iscritti di FdI è finita fino a Roma, dove per due volte Fidanza, Calovini e Acri si sono incontrati per trovare un accordo. Agli atti c’è anche una chat in cui proprio Calovini dice che «Giorgia sa tutto».


Le chat

Mentre Fidanza scriveva: «Abbiamo capito cosa vuole Acri? Se serve per levarlo dai coglioni per agevolare la fuoriuscita sono disponibile a dargli un vitalizio di mille euro al mese sino a fine legislatura. Magari mettendo sotto contratto non lui ma uno/una che lui dice». Detto, fatto. E così il giovane Acri è diventato assistente a Milano per Fidanza. Mettendolo nei guai con il Parlamento Europeo. Ora il direttore generale per la finanza di Stasburgo Didier Klethi chiede agli uffici giudiziari milanesi di valutare l’opportunità di avviare un procedimento di ripetizione dell’indebito nei confronti del deputato Fidanza, in relazione a somme da lui percepite a titolo di indennità di assistenza parlamentare per l’assunzione del signor Jacopo Acri». Intanto Acri senior ha chiesto di patteggiare 1 anno e 4 mesi come Fidanza. Impegnandosi a versare al Fondo Unico giustizia del ministero i 16 mila euro degli stipendi europei percepiti dal figlio.

La risposta

L’europarlamentare ha diffuso una nota per spiegare la sua versione. «Nè durante il periodo di collaborazione professionale con il mio ex assistente né nei mesi successivi alla sentenza mi è mai stata mai contestata alcuna irregolarità dall’amministrazione, con la quale peraltro intrattengo un rapporto di costante e leale cooperazione all’insegna della massima trasparenza», ha dichiarato Fidanza, che si è detto stupito dal «tempismo» di questa iniziativa, che arriva «a sei mesi di distanza dalla sentenza, a pochi giorni dalla chiusura del Parlamento europeo per la campagna elettorale e a poche settimane dal voto». Ha poi ribadito di «non aver mai riconosciuto» alcuna responsabilità nella vicenda, per poi concludere: «Infine, ed è ciò che più mi preme rimarcare a fronte delle notizie di stampa, il mio assistente locale Jacopo Acri ha regolarmente svolto le mansioni professionali a lui assegnate e rimango a disposizione dell’amministrazione del Parlamento europeo per chiarire eventuali dubbi».

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