Multe degli autovelox, tempi e modalità per fare ricorso. L’avvocato che ha vinto contro il Comune di Treviso: «Non paragonatemi a Fleximan»

La Cassazione gli ha dato ragione e ora migliaia di automobilisti potrebbero impugnare le sanzioni amministrative e rifiutarsi di pagarle

La battaglia contro gli autovelox non l’hanno vinta i giustizieri fuorilegge che nella notte hanno abbattuto decine di apparecchi in mezza Italia, ma una avvocato in punta di diritto. Con un semplice ricorso contro la sovvenzione, la cui sentenza è stata impugnata dal Comune di Treviso e portata in Cassazione. E ora può fare giurisprudenza, creando un precedente pericoloso per tantissime amministrazioni. Andrea Nalesso la sera del 4 novembre 2020 è stato sorpreso a viaggiare a 96,4 chilometri orari su un tratto di tangenziale dove il limite è di 90. Si è ricordato che un giudice di pace si era già espresso su quello stesso strumento, autorizzato e non omologato, annullando la multa e ha deciso di impugnare la sanzione. La Suprema Corte, gli ha dato ragione. «Non mi piace essere paragonato a Fleximan, non voglio essere associato a chi compie azioni contro la legge», dice al Corriere della Sera, «a me dispiace per quello che è successo, sono molto legato a Treviso. Non volevo andare contro il Comune ma difendermi e fare chiarezza». Perché ora il problema per le casse dei Comuni non è indifferente: la sentenza potrebbe fare da apripista ad altre migliaia di ricorsi basati sullo stesso assunto. Un autovelox che abbia ottenuto l’autorizzazione, ma non l’omologazione, non è in regola. Sulla differenza tra le due procedure si basa la decisione della Cassazione, a causa della confusione ingenerata dal legislatore, che le ha istituite come due distinte ma ha poi utiilzzato i termini come sinonimi, e dal Mit, che dal 2020 «ha fatto solo autorizzazioni, ritenendo equivalenti ai fini sanzionatori le due procedure».


Tempi, modalità e costi del ricorso

È sempre possibile fare ricorso? Vi è una condizione che fa decadere il diritto al ricorso: se si è già pagata la multa. Se invece la sanzione amministrativa non è ancora stata saldata, sono due le strade per il contribuente, due i tipi di ricorso. Come spiega su la Repubblica Giulia d’Aleo, fonti del ministero dei Trasporti hanno ammesso he nessun dispositivo di rilevazione della velocità è omologato perché manca il regolamento ministeriale necessario. Potenzialmente quindi nessun apparecchio è a norma: per esserlo, dovrebbe infatti aver ottenuto l’autorizzazione, l’omologazione ed essersi sottoposto a taratura annuale. Le multe non vengono annullate automaticamente, l’automobilista deve necessariamente impugnarle. E può farlo in due modi. Entro 60 giorni dalla notifica del verbale davanti al Prefetto: il ricorso è gratuito perché non bisogna anticipare la marca da bollo e i tempi sono più larghi. O davanti al giudice di pace, tramite un legale (o direttamente il cittadino), entro 30 giorni e anticipando i costi della marca da bollo, aprendo un contenzioso con il Comune. Come essere sicuri di vincere il ricorso? Se vi sono state già pronunce su quello stesso autovelox – identificato tramite il verbale di sanzione – si ha praticamente la certezza, ma in generale la sentenza della Corte di Cassazione sulla obbligatorietà della omologazione perché le multe siano valide rende assai probabile la vittoria in caso di impugnazione.


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