«Presto un poliuretano che si biodegrada nell’ambiente». La scommessa degli scienziati con i batteri che digeriscono la plastica

Ma non tutti gli esperti sono d’accordo. Secondo alcuni potrebbe incentivare il consumo di plastica, compresa quella non biodegradabile

Una plastica che si autodistrugge solo al contatto con il suolo. Questa è l’ultima innovazione permessa dai batteri mangiaplastica la cui applicazione è in fase di perfezionamento all’Università di San Diego, in California. Secondo gli scienziati dell’ateneo La Jolla, il nuovo tipo di poliuretano potrebbe arrivare sul mercato in pochi anni, consentendo di mitigare l’annoso problema della dispersione della plastica nell’ambiente. A differenza di altri tipi di plastica che si autodigeriscono, infatti, il materiale allo studio ha la capacità di iniziare la fase di decomposizione solo quando entra in contatto con i reagenti presenti nel terreno, consentendo di utilizzarlo senza intoppi durante il proprio ciclo di vita, che non viene così limitato da una data di scadenza.


Il batterio modificato geneticamente

Si prefigura così uno scenario in cui lo smaltimento di rivestimenti, isolanti, materassi, suole di scarpe e moltissimi altri oggi fatti di poliuretano possono essere smaltiti in maniera più semplice. Non solo. «Il nostro processo rende i materiali più robusti, quindi ne prolunga la vita utile», ha affermato il co-ricercatore Jon Pokorski citato dalla Bbc. «E poi, una volta terminato, saremo in grado di eliminarlo dall’ambiente, indipendentemente da come verrà smaltito». Gli scienziati sono riusciti a ottenere questo risultato modificando geneticamente un batterio normalmente usato come probiotico – il Bacillus subtilis – in modo che sia in grado di resistere alle alte temperature di fusione della plastica.


I possibili problemi

Non tutti, però, sono d’accordo sull’introduzione di materiali come questo. Secondo alcuni esperti, avere a disposizione questi polimeri potrebbe incentivare il consumo di plastica, compreso quello di materiali non ancora digeribili dai batteri, avendo l’effetto opposto a quello desiderato. Il professor Steve Fletcher, direttore del Revolution Plastics Institute dell’Università di Portsmouth ha dichiarato alla Bbc: «Bisogna prestare attenzione a potenziali soluzioni di questo tipo. Potrebbero dare l’impressione che dovremmo preoccuparci meno dell’inquinamento da plastica perché qualsiasi plastica dispersa nell’ambiente si degraderà rapidamente, e idealmente in modo sicuro. Tuttavia, per la stragrande maggioranza della plastica, le cose non stanno così».

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