Nessun brevetto parla di nanobot auto-assemblanti nel vaccino di Moderna

Il brevetto di Moderna menzionato dai No vax non riguarda affatto nanobot nei vaccini programmati per farci chissà cosa

Le condivisioni Facebook di ispirazione No vax possono riuscire a essere davvero inquietanti, come quelle riguardanti la presenza di «nanobot auto-assemblanti» nel vaccino Covid di Moderna. Un dato che sarebbe stato addirittura «confermato», stando alla narrazione, che andrebbe ben oltre l’armatura auto-assemblante di Ironman. Vediamo di cosa si tratta realmente.

Per chi ha fretta:

  • Secondo la narrazione condivisa un brevetto di Moderna dimostrerebbe che vengono usati nanobot programmabili nei vaccini a mRNA.
  • Ma il brevetto parla di nanoparticelle come i lipidi che fungono da veicolo per l’mRNA dei vaccini.
  • Il concetto di «programmabilità» usato nel brevetto non implica sempre che si stia parlando di software e robot.

Analisi

Generalmente viene condiviso lo screen di un articolo del sito News Academy intitolato «Rivelazioni dal Brevetto di Moderna: Tecnologie mRNA e la Conferma dei Nanobot Autoassemblanti nei Vaccini Covid». Quel brevetto esiste davvero ed è consultabile pubblicamente. Il problema è che ne viene stravolto il senso.

Un brevetto sui nanobot nei vaccini a mRNA?

La narrazione sui nanobot nei vaccini – come spesso accade – non è nostrana, ma parte dagli ambienti No vax americani. Infatti ne aveva già trattato il collega Philip Marcelo nel luglio 2023 in un articolo per la Associated Press.

«Anche se è vero che i vaccini mRNA contengono nanoparticelle – spiega Marcelo -, secondo gli esperti il termine si riferisce semplicemente alla dimensione dei lipidi, o grassi, utilizzati come rivestimento nell’immunizzazione. Il termine “programmabile” è utilizzato anche nel brevetto per riferirsi alla capacità di modificare e adattare le nanoparticelle a seconda delle necessità. Ciò non significa che possano essere programmati per interagire con le reti wireless».

Marcelo si è avvalso dell’analisi di E. John Wherry, direttore dell’Istituto di immunologia presso la University of Pennsylvania Medical School di Filadelfia. Noi in diversi casi precedenti, in cui si usavano dei documenti reali per ricamare su presunte sostanze pericolose nei vaccini, ci eravamo rivolti analogamente a degli esperti, come biologo molecolare Francesco Cacciante sulla questione degli eccipienti “misteriosi” trovati nei vaccini (qui e qui). Spesso quando si parla di nanotecnologie nei vaccini è stato tirato in ballo il grafene, spesso però le fonti sono presunti “studi” che non hanno trovato spazio in riviste scientifiche serie.

Conclusioni

Come volevasi dimostrare, il caso del brevetto di Moderna sui nanobot è uno dei tanti in cui si stravolgono dei documenti seri per costruire narrazioni di pura invenzione pur di alimentare la paura verso i vaccini Covid.

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