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Giacomo Bozzoli potrebbe avere un nuovo volto: l’ultima ipotesi sulla fuga dell’imprenditore condannato per omicidio

07 Luglio 2024 - 05:23 Redazione
Giacomo Bozzoli
Giacomo Bozzoli
Le parole della compagna agli inquirenti, dopo il ritorno a Brescia sembrano più dei messaggi cifrati che delle indicazioni chiare per l'Interpol. Il giallo del Suv scomparso dalle telecamere di Sorveglianza, la tappa a Valencia e il cellulare "perso" da lei a Cannes

Giacomo Bozzoli continua la sua fuga o meglio latitanza all’estero, dopo esser stato raggiunto da una condanna definitiva per l’omicidio dello zio, Mario Bozzoli nel 2015, distruggendone il corpo nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno. Bozzoli, raggiunto da mandato d’arresto europeo, si era allontanato dall’Italia con la compagna Antonella Colossi e il loro bambino di 9 anni, prima che arrivasse la sentenza della Cassazione con la conferma dell’ergastolo per lui. Mamma e figlio però sono rientrati a Brescia. Al momento si trovano ospiti a casa del padre di lei, noto commerciante d’arte. E nessuno di loro parla ai giornalisti. Colossi davanti agli inquirenti ha vagamente ricostruito gli ultimi giorni parlando di perdita della memoria. Colossi ha confermato che si trovava sulla Maserati Levante fotografata a Manerba e Desenzano la mattina del 23 giugno. «La prima notte l’abbiamo passata a Cannes, in Costa Azzurra, dove ho perso il cellulare», ha raccontato. Senza però spiegare perché erano partiti tre giorni dopo l’inizio della prenotazione in Spagna. Così ancora non è chiaro con che mezzi si siano effettivamente spostati e spuntano nuove ipotesi sulla latitanza: tra cui un cambio d’aspetto per Bozzoli.

I «messaggi cifrati» e la scomparsa del suv

Così il mistero sul 39enne rimane. La compagna, nelle sue dichiarazioni frammentarie, ha detto di aver perso la memoria dopo aver appreso della condanna di Bozzoli mentre si trovava in un internet point a Marbella. Secondo Repubblica alcuni dettagli da lei racconti e poi emersi nei giornali sono messaggi cifrati. «Antonella Colossi in realtà è sembrata voler capire – riferiscono gli investigatori – cosa sappiamo noi e tranquillizzare il compagno sul fatto che lei non contribuirà alla sua cattura». Resta un giallo anche come si siano spostati. Fra il 22 e il 24 giugno il loro suv Maserati Levante è stato filmato quattro volte dalle telecamere, senza che sia possibile riconoscere chi ci sia a bordo: il 22 pomeriggio vicino al domicilio gardesano di Loiano Del Lago, la mattina di domenica 23 a Manerba e a Desenzano, il 24 forse lungo la costa spagnola, poco prima di Marbella. Ma da allora l’auto risulta scomparsa. Non rilevata nemmeno dalle telecamere di sicurezza dell’hotel dove tra il 20 e il 30 giugno risulterebbe prenotata una camera a nome Giacomo Bozzoli. Colossi ha raccontato che, dopo la notte del 24 giugno, trascorsa in un luogo imprecisato a Cannes, prima di raggiungere Marbella la famiglia ha visitato il parco oceanografico di Valencia, per «festeggiare in anticipo il compleanno del bambino». Una tappa ora al vaglio dell’Interpol. «Dopo la sentenza del primo luglio – ha detto donna agli inquirenti – è stato uno shock dire a nostro figlio che il padre sarebbe andato via. Il momento della separazione è stato crudele».

L’ipotesi del nuovo volto

«Il problema – dicono gli inquirenti bresciani – è che non solo il latitante è scomparso: oltre a non avere certezze su quando, dove e verso quale destinazione si sia eclissato, non può essere escluso nemmeno che abbia modificato le proprie sembianze». Ovvero una nuova identità e dei documenti falsi. «Se è stato realmente a Marbella con la famiglia come indica la compagna – osserva chi indaga a Repubblica – è irrealistico che il suo volto non sia stato ripreso almeno dalle telecamere interne dell’albergo». E infine: «Portare al mare a Marbella un bambino alla vigilia della propria probabile conferma di un ergastolo è una scelta estrema. Occorrono due giorni per andare e altrettanti per rientrare: per Bozzoli restare lì fino al momento della sentenza, significava esporsi consapevolmente al rischio di un arresto all’estero».

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