La Germania reintrodurrà controlli di polizia a tutte le frontiere: la svolta del governo Scholz dopo gli attentati (e la batosta elettorale)
La Germania si appresta a ripristinare o rafforzare controlli di polizia a tutte le frontiere terrestri. Lo ha annunciato oggi la ministra dell’interno tedesca Nancy Faeser. Fonti del governo Scholz avevano anticipato la svolta nelle ore precedenti, precisando che della decisione è già stata informata la Commissione europea. La stretta sugli ingressi in Germania da tutti i confini terrestri arriva a seguito di settimane di alta tensione politica e di sicurezza nel Paese: il 23 agosto un giovane siriano ha fatto strage alla festa cittadina di Solingen, nel NordReno Vestfalia, uccidendo a coltellate tre persone e ferendone altre otto. Attacco poi rivendicato dall’Isis. Una settimana ancora attimi di paura a Siegen, dove una donna ha attaccato col coltello i passeggeri su un autobus diretto a un’altra festa cittadina (cinque le persone rimaste ferite). Poi, la scorsa settimana, altri due attentati falliti entrambi di matrice islamista: il 5 settembre al consolato israeliano di Monaco, il 6 a una stazione di polizia a Linz. Un tema, quello dell’insicurezza legata all’immigrazione, cavalcato aggressivamente dalle forze di destra del Paese, a partire dall’Afd, che il 1° settembre ha capitalizzato la (lunga) campagna vincendo le elezioni in Turingia – prima volta di un partito nostalgico del nazismo in tale posizione – e arrivando seconda per un soffio in Sassonia, dietro la Cdu. Risultati disastrosi in entrambi i Lander per i tre partiti di governo – Spd, Verdi e Liberali -, con Scholz e i suoi chiamati il 22 settembre a un’altra delicatissima prova elettorale nel Brandeburgo.
Controlli al confine: dove, di che tipo, per quanto tempo
I controlli dei passaporti d’altro genere dovrebbero riguardare tutti i confini terrestri del Paese ed entrare in vigore da lunedì prossimo 16 settembre. La Germania ha circa 3.700 chilometri di frontiere con otto diversi Paesi: Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Austria, Repubblica Ceca, Polonia e Danimarca. Tutti questi sono Stati membri dell’area Schengen, entro cui i controlli di frontiera sono di norma assenti. Ogni sospensione del regime di libera circolazione va comunicato alla Commissione europea e motivato (per ragioni di sicurezza, ordine pubblico o minacce di ordine sanitario) e dovrebbe durare per il tempo strettamente indispensabile a rimuovere la minaccia. I controlli «temporanei» oggi annunciati dal governo Scholz dovrebbe durare sei mesi. Ai confini con Polonia, Repubblica Ceca e Svizzera, per la verità, la Germania ha già rafforzato i controllo lo scorso anno in risposta all’aumento vertiginoso di richieste d’asilo: sospensioni del regime Schengen già rinnovate più volte.
La carta dei respingimenti e il «muro» dell’Austria
Nel piano del governo tedesco per «proteggere la sicurezza interna dalle attuali minacce poste dal terrorismo islamista e dal crimine transfrontaliero» dovrebbero rientrare anche nuove misure per respingere i migranti irregolari al confine, ha detto una fonte dell’esecutivo citata dall’Afp. L’Austria, per parte sua, ha già messo in chiaro preventivamente di non essere disposta a divenirne il Paese recettore. «Non c’è alcuno spazio di manovra su questo. È la legge. Ho dato disposizione al capo della Polizia federale di non consentire alcun respingimento» (verso il nostro territorio, ndr), ha detto stamattina il ministro degli Esteri austriaco Gerhard Karner alla Bild. In response to a sharp increase in first-time asylum requests last year, Germany had already imposed some stricter controls on its borders with Poland, the Czech Republic and Switzerland. While those border checks are officially on a temporary basis, they have been repeatedly extended by Berlin.
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