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Sale la tensione tra Russia e Uk: Putin caccia sei diplomatici britannici per spionaggio. Il Nyt: «Ok di Biden ad armi a lungo raggio, ma europee»

13 Settembre 2024 - 19:26 Ygnazia Cigna
joe biden ritiro due settimane salute presidente
joe biden ritiro due settimane salute presidente
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ribadisce il no: «Questa decisione non cambierà». Stoltenberg media: «La Nato non vuole essere parte del conflitto»

Sale la tensione tra Russia e Regno Unito mentre Washington sembra aver dato il suo via libera agli alleati europei per le armi a lungo raggio a sostegno dell’Ucraina. «Non c’è alcun cambio nella nostra politica», ha chiarito, secondo il New York Times, il portavoce del consiglio nazionale della Casa Bianca John Kirby. Gli Stati Uniti non invieranno a Kiev missili capaci di colpire in profondità il territorio russo ma sembrano aprire all’utilizzo di quelli europei. Per il quotidiano statunitense, il presidente Joe Biden è «sul punto» di dare il via libera al Regno Unito che si era già detto disponibile al rifornimento di missili a lungo raggio Storm Shadow. Il presidente russo Vladimir Putin ha intanto deciso di espellere sei diplomatici britannici accusati di spionaggio. È stato infatti il Servizio di Sicurezza Federale Russo (Fsb) ad annunciare il ritiro dell’accreditamento per i sei membri dell’ambasciata britannica a Mosca, accusandoli di «minacciare la sicurezza della Russia con azioni sovversive e di intelligence». La decisione è stata presentata come una risposta diretta a presunti «molteplici atti ostili» da parte del Regno Unito, una linea dura che il Cremlino ha scelto di adottare in un momento di crescente tensione geopolitica.

Kirby: «Se Putin è preoccupato della sicurezza, lasci l’Ucraina»

«Se Putin è così preoccupato della sicurezza delle città e dei cittadini russi, la strada più facile per lui sarebbe lasciare l’Ucraina», ha chiarito il portavoce John Kirby rispondendo a una domanda che chiedeva un commento alle minacce del presidente russo. «Se la Nato fornirà missili a lungo raggio a Kiev, entrerà in guerra», aveva detto Putin. Dello stesso tono le parole pronunciate dall’ambasciatore russo presso l’Onu Vassili Nebenzia che, in una riunione del Consiglio di sicurezza, ha ribadito che: «Se la decisione di eliminare le restrizioni verrà presa davvero, significherà che da quel momento in poi i paesi della Nato intraprenderanno una guerra diretta contro la Russia». Anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha sollevato uno scenario non molto lontano da quello prospettato dal presidente russo: «Abbattere i missili russi nei cieli ucraini con intercettori provenienti dai Paesi Nato porterebbe l’Alleanza ad essere molto vicino a diventare parte attiva del conflitto». Durante un’intervista alla Cnn, Stoltenberg ha chiarito che «gli alleati della Nato non vogliono essere parte del conflitto». Secondo il segretario, l’entrata in guerra dell’alleanza atlantica non era e non è uno degli obiettivi dati all’inizio del conflitto.

Il no di Berlino: «Non forniremo missili a lungo raggio a Kiev»

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ribadito oggi il rifiuto di Berlino di inviare missili a lungo raggio in Ucraina. «La Germania ha preso una decisione chiara su cosa faremo e cosa non faremo. Questa decisione non cambierà», ha chiarito Scholz durante una conferenza stampa. Berlino, nonostante le richieste di Kiev, si è sempre rifiutata di inviare i suoi missili a lungo raggio Taurus, per timore di un’escalation del conflitto.

Il botta e risposta

Londra nel frattempo ha respinto le accuse di spionaggio arrivate da Mosca bollandole come «completamente infondate». Dal Foreign Office spiegano che la revoca dei diplomatici avviene «in seguito all’azione intrapresa dal governo britannico in risposta all’attività diretta dallo stato russo in Europa e nel Regno Unito». E che per questo non vi è alcuna intenzione ad avanzare delle scuse. Nonostante l’evidente deterioramento dei rapporti bilaterali, che sembra destinato a crescere, il portavoce del presidente russo, Dmitry Peskov, ha cercato di smorzare i timori sulle ipotesi di una rottura definitiva delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, affermando che «non sono in corso discussioni» in tal senso.

Il vertice cruciale Biden-Starmer

In questo clima di tensioni geopoliche si inserisce il vertice previsto per oggi a Washington tra il presidente americano Joe Biden e il premier britannico Keir Starmer. Gli occhi sono puntati sulla discussione in merito alla possibilità di autorizzare all’Ucraina armi a lungo raggio, i missili Storm Shadow, per colpire obiettivi russi situati in profondità nel territorio della Federazione, in vista dei combattimenti dell’inverno. Una mossa che potrebbe segnare una nuova fase del conflitto e che sembra vedere il Regno Unito determinato a dare il via libera. Il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, ha infatti dichiarato che il suo Paese e gli Stati Uniti devono fornire a Kiev «tutto il necessario per vincere».

Il timore di un’escalation

Il Regno Unito ha quindi di fatto già segnalato una possibile disponibilità a permettere all’Ucraina di utilizzare questo tipo di armi, ma cerca una stretta collaborazione con gli Stati Uniti, per garantire una strategia congiunta e compatta. Fondamentale sarà l’incontro di oggi con Biden, che ancora non ha preso una decisione definitiva, per timore che l’uso di armi avanzate contro Mosca possa intensificare il conflitto e portare a una pericolosa escalation.

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