Siluri a Pietro Parolin, il cardinale che entra Papa al Conclave. Arrivano da destra, ma a sorpresa anche dalle fila dei bergogliani


Il cardinale Pietro Parolin, che Papa Francesco volle al suo fianco come Segretario di Stato, non è un conservatore e men che meno un tradizionalista. Viene da Schiavon, in quel Veneto vicentino che nella prima Repubblica tributava il 60% dei voti alla DC moderata del doroteo Mariano Rumor. E a livello religioso è allievo del cardinale Achille Silvestrini, fine e astuto diplomatico, campione della Ostpolitik vaticana, esponente di spicco della “sinistra” ecclesiastica, sempre coccolato da quella politica. In questo pre-conclave che si sta consumando sui media e sui social il porporato che è stato per dodici anni a fianco del Pontefice argentino viene però dipinto come il candidato favorito della destra ecclesiale subendo gli attacchi del fronte dei bergogliani “duri e puri”.
Attacco a Francesco da parte del cardinale Stella, sponsor dell’ex segretario di Stato
Due giorni fa due testate importanti, la rivista America, edita dai gesuiti statunitensi, e il quotidiano La Nacion, il quotidiano preferito da Bergoglio quando era a Buenos Aires, hanno riportato una indiscrezione riguardo a quanto detto nel corso di una Congregazione generale. Indiscrezione attribuita ad un cardinale anonimo (le riunioni sono teoricamente secretate) ma certamente attendibile, vista l’indiscussa credibilità degli estensori dei pezzi. Secondo questa indiscrezione tra gli interventi della Congregazione generale di un paio di giorni fa c’è stato quello del cardinale Beniamino Stella, anche lui figlio del Veneto moderato come Parolin, anche lui diplomatico della scuola silvestriniana come Parolin, anche lui, come Parolin, chiamato in un ruolo di responsabilità nella Curia romana e creato cardinale nel primo Concistoro del 2014 da Papa Bergoglio.

Il contrasto con la scelta bergogliana sulla nomina di una suora a un dicastero
Nel suo intervento Stella ha criticato alcuni aspetti del pontificato bergogliano e in particolare il recupero della distinzione tra potestà d’ordine e potestà di giurisdizione, che era stata superata dal Concilio Vaticano II, e che è stato il grimaldello che ha giustificato, anche se in maniera confusa, la nomina di una suora in un dicastero che ha giurisdizione sui vescovi. Ma aldilà di tali questioni tecniche, il senso politico dell’indiscrezione sta nel fatto che il cardinale che l’ha spifferata, ha anche voluto segnalare che Stella è uno dei più attivi sostenitori di Parolin per la successione di Papa Francesco. Facendo capire che l’eventuale elezione del porporato vicentino sul Soglio di Pietro sarebbe un segnale di rottura nei confronti del Pontificato bergogliano.
Ma anche da destra arriva dalla Spagna un no a Parolin, nemico della messa in latino
Questo visto da sinistra. Sul fronte destro c’è da segnalare un articolo del sito conservatore Infovaticana. Questo portale, molto seguito nella blogosfera ispanofona, in un recente passato non è stato tenero nei confronti di Parolin, visto come un temibile e arcigno nemico dell’uso della messa il latino secondo il rito preconciliare (liberalizzato da Benedetto XVI e fortemente limitato da Francesco). Ora invece lo lancia come il “male minore” per il fronte conservatore. Difficile capire quale impatto reale questa campagna mediatica pro o contro Parolin possa avere nel segreto del Conclave che si aprirà mercoledì prossimo. Certamente conferma che il già Segretario di Stato è il vero candidato – da sostenere o da abbattere – nella corsa del dopo Bergoglio.
