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Cina e Ue uniscono le forze contro i dazi di Trump: «Aboliremo tutte le restrizioni sugli scambi commerciali». E Xi invita von der Leyen a Pechino

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La presidente della Commissione europea potrebbe incontrare a luglio il leader cinese per «un nuovo ciclo di incontri Cina-Ue». A Strasburgo si discute su come rispondere alle tariffe imposte dagli Usa

Di fronte alla guerra dei dazi scatenata da Donald Trump, persino la Cina – a lungo osteggiata dall’Occidente – appare un partner commerciale più affidabile degli Stati Uniti. Nel giorno in cui si celebrano i 50 anni dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche bilaterali, il governo di Pechino e la Commissione europea hanno deciso di «abolire simultaneamente e completamente le restrizioni sugli scambi commerciali». Non solo: Xi Jinping ha invitato Ursula von der Leyen e António Costa – rispettivamente presidenti della Commissione europea e del Consiglio europeo – a partecipare a un summit a Pechino a fine luglio per «un nuovo ciclo di incontri», che possano condurre a «dialoghi ad alto livello in settori quali economia, commercio e sviluppo verde».

Cina e Ue verso nuovi accordi commerciali

Negli ultimi anni, ha fatto notare il portavoce del ministero degli Esteri cinese nel consueto briefing quotidiano, gli scambi tra Cina e Unione europea «hanno subìto alcune battute d’arresto per motivi ben noti». Uno degli esempi più recenti riguarda la querelle sulle auto elettriche, un mercato su cui Pechino ha raggiunto una posizione di forza a livello mondiale, al punto da spingere Bruxelles ad applicare una serie di dazi compensativi sui veicoli a batteria importati dalla Cina e venduti sul mercato europeo. A rilanciare il dialogo tra Xi Jinping e i vertici Ue è stato il terremoto commerciale scatenato da Donald Trump, che ha convinto Cina e Unione europea a «rafforzare dialogo e cooperazione» per favorire «comunicazione e comprensione reciproche, imprimendo nuovo slancio allo sviluppo sostenibile, sano e stabile delle relazioni».

Lo sgambetto di Bruxelles a Trump

L’annuncio della Commissione europea rappresenta di fatto uno sgambetto a Trump, che aveva minacciato di imporre nuove sanzioni – oltre a quelle già in vigore – contro quei Paesi che avrebbero stretto nuovi accordi commerciali con Pechino, principale avversario di Washington. Ma se l’obiettivo della Casa Bianca era isolare la Cina, gli sforzi finora si sono rivelati vani. Anzi, la politica commerciale aggressiva e prepotente adottata da Trump ha finito per spingere il Vecchio Continente nelle braccia di Pechino. Allo stesso tempo, Bruxelles ha accelerato la ricerca di mercati alternativi a quello americano, così da compensare un’eventuale contrazione dell’export verso gli Usa.

I dazi già in vigore tra Usa e Ue

D’altronde, la disputa commerciale tra Usa e Ue è tutt’altro che chiusa. Al momento, Washington impone dazi del 25% su alluminio, acciaio e componenti per automobili e un’aliquota base del 10% su tutte le importazioni dal Vecchio Continente. L’aliquota del 39% annunciata in occasione del «Liberation Day» è stata sospesa per 90 giorni, così da permettere alle due parti di negoziare un nuovo accordo commerciale, mentre nelle prossime settimane potrebbero scattare nuove tariffe anche sui prodotti farmaceutici. Mentre i negoziati procedono, seppur a rilento, al Parlamento europeo si è svolto un dibattito su come Bruxelles dovrebbe reagire ai dazi americani. «L’unità più che mai fondamentale. L’Ue e gli Stati Uniti rappresentano il 30% del commercio globale, ma non dobbiamo dimenticare il restante 70%. Pertanto, prosegue il lavoro di diversificazione», ha spiegato il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic.

Il dibattito Ue su come reagire ai dazi di Trump

Per Manfred Weber, presidente dei Popolari, «è importante non sprecare i novanta giorni di pausa per trovare una soluzione con gli Usa sui dazi». I socialisti europei definiscono Trump «una minaccia per il mondo, non solo sul fronte dei dazi» e spingono per la linea della fermezza nel negoziato con Washington. «Noi dobbiamo difendere il modello europeo. l’Ue deve rispondere con forza a difesa dei suoi lavoratori. Serve fermezza, senza cedere a nessun ricatto. Dobbiamo prevedere sanzioni e oneri per le big tech che non rispettano le norme, penso anche all’esclusione delle imprese Usa dagli appalti europei», ha incalzato Iratxe Garcia Perez, capogruppo di S&D, parlando in plenaria. Più tiepidi i gruppi di destra, con il francese Jordan Bardella, leader dei Patrioti, che invita comunque a reagire: «L’Europa ha il diritto di ribattere con dazi graduati per negoziare e tornare alla normalità, sarebbe incomprensibile restare con le mani in mano».

Foto copertina: EPA/Olivier Hoslet | Ursula von der Leyen durante un summit Cina-Ue nel 2022

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