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Piergiorgio Odifreddi e il Conclave X-Factor: «Lo Spirito Santo? È una storiella, non ci crede più nessuno»

08 Maggio 2025 - 06:10 Alba Romano
piergiorgio odifreddi alessandro barbero green pass no vax
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Il matematico ateo, le cordate e i pacchetti di voti: «Ci vorrebbe un giovane»

Il matematico e ateo Piergiorgio Odifreddi pensa che la spettacolarizzazione del Conclave sia eccessivo. Come un po’ tutto: «Penso all’ultimo giorno di vita di papa Francesco. Ci hanno fatto vedere anche quando è stato pizzicato sul collo, perché doveva rimanere sveglio. Abbiamo visto la sua sofferenza». In un’intervista a La Stampa lo definisce un Conclave in stile X-Factor: «Con l’assalto inutile delle telecamere ai cardinali, che non possono rompere il silenzio. Ormai viviamo in questo genere televisivo, con il calcolo delle possibilità di vittoria». Lui, dice, guarda «da molto lontano e scuoto la testa».

Conclave e X-Factor

Nel colloquio con Nicolò Zancan Odifreddi dice che il matematico «studia come arrivare a un vincitore da un certo numero di candidati. Ma qui sembrano tutti completamente ignari della matematica e del fatto di vivere nel ventunesimo secolo. In fondo, il capo di una religione con più di un miliardo di seguaci nominali viene scelto con un procedimento che andava bene quando c’erano 23 persone a decidere. Adesso i cardinali del Conclave sono 133, di cui la maggior parte non si conosce. Come faranno a scegliere qualcuno che rappresenti la Chiesa?».

Calcolare l’esito, dice, è «impossibile. Perché è come prevedere il caos. Non ci sono molti elementi razionali dietro al Conclave. Ci vorrebbero leggi. Ci vorrebbero scenari. Ma qui ci sono persone che non si conoscono e alla fine non si capisce bene cosa faranno. Magari eleggono qualcuno noto a tutti come Parolin, in quanto Segretario di Stato e cioè numero 2 della Chiesa. Oppure alcuni porteranno avanti una cordata, ci saranno dei pacchetti di voti. Come quella volta di Ratzinger e Martini, che erano testa a testa e si accordarono per tirarsi indietro a vantaggio di un terzo nome. Solo che poi Martini si tirò indietro effettivamente, mentre Ratzinger no».

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Il cardinale giovane

C’è un aspetto che lo colpisce: «La paura del cardinale giovane. Perché, se è giovane, non te lo togli più. Ma così finiscono per eleggere persone molto avanti nell’età. Eppure i 75 anni sono il limite d’età dei vescovi, che salgono a 80 per gli emeriti. Il Papa, in quanto vescovo di Roma, dovrebbe essere uguale. Se cominciassero a ragionare sulla scadenza del mandato, forse sarebbe meglio. Una volta si diceva: “si sta da Papa”. Ma la sofferenza dell’ultimo Francesco ha fatto capire bene quanta fatica facesse. Servirebbe un Papa più giovane». Ma il problema, dice, «è la teoria che ci sta dietro: quando uno sente invocare lo Spirito Santo a proposito del Conclave, quando sappiamo benissimo che sono i cardinali che fanno il bello e il cattivo tempo, si resta interdetti. Chi ci crede più a queste cose?

Papa Francesco

Su Francesco, dice Odifreddi, «io credo che ci sia stato un grande fraintendimento. Tutti l’hanno inteso come progressista. Ma lui veniva dal Sudamerica, era più vicino al peronismo. Ho trovato ingenuo il suo lato ecologista. La cosa più interessante era l’avversione per gli Stati Uniti». Il suo papabile preferito è il filippino Tagle: «Perché è un tipo allegro, canta Imagine di John Lennon, e per di più la canta bene. E poi avrebbe dalla sua il fatto che arriva dall’Asia, ma da tanti anni è già addentro ai meccanismi di Roma, il che aiuta sempre. Però potrebbe essere interessante proprio perché originario di un altro continente. Ossia: c’è una fine del mondo, oltre la fine del mondo. C’è l’Africa. E c’è l’estremo oriente».

Un altro è «Il cardinale Pierbattista Pizzaballa. Da anni vive a Gerusalemme, che sarebbe il luogo giusto per il capo della chiesa cattolica. Non Roma». Fra italiano o straniero dice «straniero. Perché un italiano avrebbe sempre la tentazione, e spesso l’occasione, di interferire negli affari di casa nostra, com’è stato fatto in saecula saeculorum…».