Papa Prevost è già riuscito a fare scoppiare la pace in una guerra civile. Così mise fine al bagno di sangue in Perù dopo la rivolta dei contadini


Il cardinale Robert Francis Prevost, oggi Papa Leone XIV, nella sua vita episcopale ha già sperimentato una «pace disarmata e disarmante», come quella che si è augurato per il mondo nel suo primo discorso in piazza San Pietro dopo l’elezione. È stato lui stesso il protagonista di un armistizio riuscendo a disarmare le parti in conflitto. È accaduto nel 2019 in Perù, nel bel mezzo di una guerra civile combattuta fra poverissimi contadini e minatori di una delle aree più desolate del paese che aveva provocato in poche settimane una decina di morti e una sessantina di feriti.
Il gruppo cinese e la miniera venduta dal governo, mettendo in crisi i contadini
A scatenare la furia degli scontri nelle comunità di Fuerabamba e di Challhuahuacho, con blocco di strade e assalti a infrastrutture era stata una recrudescenza delle proteste scoppiate fin dal 2016 dopo che la Compagnia mineraria cinese Mmg Ltd aveva acquistato dal governo la locale miniera di rame di Las Bambas. Negli accordi con il governo i cinesi si erano impegnati a dare lavoro in quella miniera ai contadini a cui veniva espropriata la terra per l’espansione delle attività minerarie. Ma quegli accordi non erano mai stati rispettati dalla proprietà cinese e i contadini senza più lavoro e senza terra avevano prima iniziato proteste man mano più violente, represse dalla polizia. Poi proprio in quel 2019 le proteste erano degenerate, con blocchi stradali, e scontri sanguinosi. Da 62 giorni la vita nell’intera regione peruviana era restata paralizzata, e non riusciva a riportare alla normalità la situazione nemmeno la dura repressione governativa.

La guerra civile esplosa per 62 giorni, e la mediazione fatta da Prevost
È a quel punto che si è offerta di tentare una mediazione fra le parti la Chiesa cattolica peruviana, con in prima fila il cardinale Pedro Barreto. Per saggiare la possibilità di deporre le armi è stato inviato a tutte le parti un messaggero: l’allora vicepresidente della conferenza episcopale peruviana, monsignore Robert Prevost, vescovo di Chiclayo. Fu lui a preparare il terreno a una pace “disarmata e disarmante”, incontrando i contadini in rivolta, la proprietà della compagnia mineraria cinese e membri del governo peruviano. Dopo quei primi colloqui il futuro papa Leone XIV ha spiegato ai vertici della conferenza episcopale che qualche margine per fare finire quella guerra ci sarebbe stato. I vescovi così hanno deciso di offrire la sede della conferenza episcopale per l’incontro fra le parti.
La sede dei vescovi per tessere un accordo (riuscito) in campo neutro
Quell’incontro ci fu l’8 aprile 2019, e allo stesso tavolo per la prima volta dopo 3 anni si erano ritrovati i contadini ribelli, i vertici della compagnia cinese, membri del governo e ovviamente i prelati che facevano da mediatori. Al centro del tavolo proprio Prevost. Lo scontro fu aspro, la discussione lunghissima, ma dopo 10 ore proprio la mediazione dei vescovi riuscì a produrre una intesa fondamentale per fare deporre a tutti le armi ed evitare un ulteriore spargimento di sangue. Lo Stato si impegnò a proteggere quelle popolazioni invece di combatterle, difendendo le ragioni della compagnia mineraria. I cinesi che la possedevano misero nero su bianco l’impegno a dare lavoro da subito a una parte consistente di quei contadini. E i rivoltosi assicurarono la rimozione dei blocchi stradali e delle barricate entro le 24 ore successive.

Prevost garante degli accordi, ma quando è andato a Roma la pace si è incrinata
L’accordo tessuto da Prevost e dai suoi colleghi vescovi funzionò, e tutte le promesse fatte al tavolo della mediazione iniziarono già il giorno successivo a diventare realtà, come si augurava il futuro papa che era diventato garante di tutti gli accordi. Il governo la settimana successiva ha iniziato a discutere con gli abitanti di quelle aree anche un piano di sviluppo per garantire che nessuno morisse di fame e finanziare nuove attività che avrebbero dato lavoro a chi era stato privato delle terre. La pace “disarmata e disarmante” era una realtà. Purtroppo, è durata, ma non così a lungo come la chiesa peruviana avrebbe sperato. Quasi in coincidenza con la partenza di Prevost dal Perù (chiamato a Roma da Papa Francesco), il governo diede alla compagnia cinese il diritto ad allargare la propria presenza territoriale, partendo di nuovo con gli espropri. E i contadini ancora oggi fanno sentire la loro voce con proteste rumorose, evitando però episodi violenti che avrebbero potuto riaprire la guerra civile.