Tutta la storia di Papa Leone XIV e degli abusi sessuali «nascosti» in Perù


Robert Francis Prevost ha insabbiato gli abusi sessuali dei suoi sacerdoti in Perù? Subito dopo l’elezione a papa Leone XIV il Washington Post ha riportato le accuse del Survivors Network of Those Abused by Priests di Shaun Dugherty. In una lettera di cinque pagine indirizzata al Vaticano il gruppo ha accusato il nuovo Papa di aver permesso a sacerdoti accusati di stupro su minori di continuare a predicare. Senza indagare sulle accuse ai sacerdoti della diocesi di Chiclayo. E senza allertare le autorità civili. Ma proprio dal Perù arrivano le smentite su questa ricostruzione. Così come dal paese sudamericano provenivano le accuse. Reiterate anche subito dopo la fumata bianca.
Le accuse delle Ong a Papa Leone XIV
Snap e Bishop Accountability, due Ong che difendono le vittime di aggressioni sessuali dei membri del clero cattolico, hanno attaccato in due comunicati stampa l’impegno di Prevost contro la pedofilia. Anne Barrett Doyle ha scritto che come capo dell’ordine agostiniano in tutto il mondo e poi come vescovo di Chiclayo tra il 2015 e il 2023 Leone XIV non ha mai pubblicato i nomi dei colpevoli. Così come quando ha guidato il Dicastero per i vescovi, che consigliava Papa Francesco sulle nomine. «Prevost ha supervisionato i casi intentati (…) contro i vescovi accusati di violenza sessuale e insabbiamento. Ha mantenuto segreti questi procedimenti, senza rivelare nomi o informazioni», ha sostenuto Barrett Doyle.
«Non ha mai pubblicato i nomi dei colpevoli»
E ancora: «Sotto la sua guida, nessun vescovo complice è stato privato del suo titolo. La cosa più inquietante è l’accusa delle vittime della sua ex diocesi in Perù, secondo cui non avrebbe mai aperto un’indagine canonica sulle presunte aggressioni sessuali commesse da due sacerdoti». Lo Snap ha invece segnalato che all’epoca in cui Prevost era vescovo di Chiclayo tre presunte vittime avevano raccontato violenze alla diocesi senza risultati. Si sono rivolte alle autorità civili nel 2022. Ma Prevost non ha mai aperto un’indagine sulle loro affermazioni. Né ha inviato informazioni a Roma. Consentendo agli accusati di continuare a dire messa.
Il sacerdote accusato
Sul tavolo c’è anche un’accusa che lo coinvolge in qualità di capo provinciale degli agostiniani di Chicago. Nel 2000 Prevost permise a un sacerdote accusato di molestie su minori di vivere in un convento del suo ordine che si trovava vicino a una scuola. Ma il presidente della Conferenza episcopale peruviana Carlos Garcia Camader ha difeso il nuovo Papa. Ricordando che come vescovo ha aperto la strada all’ascolto delle vittime. E all’istituzione di una commissione per la verità sul Sodalitium Christianae Vitae (Scv). Il fondatore Luis Fernando Figari, è stato denunciato presso l’arcidiocesi di Lima per «abusi sessuali gravi» e «maltrattamenti fisici, psicologici e spirituali» da un ex affiliato della “famiglia sodalite”.
La difesa
L’ex vicario generale di Scv morto nel 2001, German Doig, secondo le accuse «conduceva una doppia vita», ed era «dominato da cattive condotte sessuali». Il caso è esploso nel 2015 con la pubblicazione di un libro che citava le vittime. Dopo un’indagine della durata di sette anni Papa Francesco ha sciolto Scv: 36 persone, tra cui 19 minorenni, sono state vittime di violenze. A gennaio il vescovo Prevost ha partecipato con papa Francesco a un incontro con José Enrique Escardo, una delle prime vittime a denunciare le azioni del movimento religioso. «Rifiutiamo gli insabbiamenti e la segretezza, che fanno molto male, perché dobbiamo aiutare le persone che hanno sofferto a causa di cattive azioni», ha dichiarato il futuro papa al quotidiano peruviano La República in un’intervista del giugno 2019.
Le tre sorelle violentate dal prete
La trasmissione Cuarto Poder su América Televisión ha invece dedicato un reportage al caso delle sorelle Ana María, Juana Mercedes e Aura Teresa Quispe Diaz, tra i 9 e i 14 anni. Nel 2004 hanno subito abusi da parte di Eleuterio Vásquez Gonzáles, noto come padre «Liuto». Che le portava in villaggi lontani dalle città per viaggi missionari e le costringeva a trascorrere la notte con lui, denudandole e palpeggiandole. Nel 2020 Ana María telefona all’allora vescovo di Chiclayo e denuncia i misfatti del sacerdote. Due anni dopo, Prevost incontra le tre donne. «Si è scusato a nome della Chiesa», ricordano loro. «Ci ha incoraggiato a presentare una denuncia alle autorità pubbliche perché la Chiesa non aveva modo di indagare ma avrebbe potuto usare le indagini civili per sanzionare Eleuterio». Il reato era prescritto, ma il sacerdote è stato trasferito.
La campagna contro Prevost
Secondo El Pais invece alcune delle accuse sono state proprio divulgate ad hoc per minare la candidatura di Prevost a Papa. «Una campagna orchestrata da settori ultraconservatori della Chiesa», scrive il quotidiano spagnolo, citando non meglio identificate «fonti ufficiali»: «La Congregazione per la Dottrina della Fede, consapevole che circolavano simili accuse, ha condotto un’indagine approfondita e ha concluso che la condotta del neoeletto Papa è stata impeccabile». Pedro Salinas, autore dell’indagine giornalistica sull’organizzazione Sodalicio (Scv) ha detto alla rivista Religión Digital, dice che le accuse sono «rifritte e non hanno mai avuto fondamento nella realtà».
Dopo la denuncia
Il 21 luglio 2022 si è conclusa l’indagine preliminare nei confronti del Sodalicio. Prevost ha inviato il fascicolo al Dicastero per la Dottrina della Fede, l’organismo della Curia Romana competente per le segnalazioni di abusi sessuali. L’attuale vescovo di Chiclayo Guillermo Cornejo ha riaperto le indagini. Che sono ancora in corso.