Hamas, il rilascio dell’ostaggio americano atteso oggi, poi Idan Alexander può volare da Trump in Qatar


È atteso per oggi, lunedì 12 maggio, il rilascio dell’ostaggio americano-israeliano Idan Alexander. A riferirlo sono numerose testate giornalistiche, secondo cui l’esercito dello Stato ebraico starebbe «avviando i preparativi per ricevere» il giovane 21enne a partire da mezzogiorno. In particolar modo, secondo quanto ha riportato Channel 12, l’Idf starebbe preparando un edificio presso la base di Re’im, u kibbutz a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza. Contemporaneamente, secondo fonti interne alle forze armate, dalle 12 di oggi scatterà un cessate il fuoco, anche se il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso «un’intensificazione dei combattimenti». Secondo Ynet, il giovane 21enne potrebbe essere preso in consegna direttamente dall’inviato speciale di Trump Steve Witkoff e portato, insieme alla sua famiglia, in Qatar per incontrare proprio il presidente americano.
Il «negoziato separato» tra Hamas e Usa e la gioia di Donald Trump
Non si tratta della liberazione di un ostaggio come quelli organizzati dalle due parti durante la prima fase della tregua. Hamas non organizzerà nessuna cerimonia di riconsegna e non riceverà in cambio il rilascio di prigionieri palestinesi. La liberazione, infatti, non è frutto di un negoziato tra il governo israeliano e i vertici dell’organizzazione paramilitare bensì sarebbe il risultato di «negoziati separati» condotti direttamente con Washington.
Non è un caso che il presidente americano Donald Trump sia stato tra i primi a festeggiare la notizia, definita «monumentale» e «frutto degli sforzi di mediatori per mettere fine a questa brutale guerra». Hamas aveva già preannunciato la liberazione di Idan Alexander lo scorso 14 marzo, ma il collasso del cessate il fuoco a Gaza aveva fatto saltare tutto. Il 12 aprile poi, a poche ore dall’inizio della Pasqua ebraica, i miliziani avevano pubblicato un video del giovane in cui chiedeva di liberarlo dopo 551 giorni di prigionia.
Netanyahu e la promessa di «trattare per la pace sotto il fuoco israeliano»
La liberazione, almeno ufficialmente, non scalfisce la posizione di Benjamin Netanyahu. Nonostante circoli la notizia di un possibile cessate il fuoco dalle 12, è lo stesso primo ministro israeliano a prendersi la briga di negare tutto: «Il rilascio non porterà a nessuna tregua nella Striscia di Gaza e a nessun rilascio di detenuti palestinesi», ha detto. E ha poi aggiunto che i negoziati per il rilascio di tutti gli ostaggi rimanenti «saranno condotti sotto il fuoco nemico», tanto da prevedere una forte «intensificazione dei combattimenti».