Massimo Cacciari e il complesso d’inferiorità del ministro Giuli: «È simpatico, carino ma non sa niente»


Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha un complesso d’inferiorità che evidentemente lo dagnneggia. E farebbe bene a smetterla. Parola del filosofo Massimo Cacciari, dopo che il successore di Sangiuliano è andato all’attacco di Elio Germano e degli sfottò di Geppi Cucciari in occasione dei David di Donatello. «Avevano intellettuali e li hanno persi, si sono poi affidati agli influencer, ora gli sono rimasti i comici e basta», ha detto Giuli. «Ma dai, è una battuta da comico», dice oggi Cacciari a Francesca Schianchi in un’intervista per La Stampa. Perché Giuli «è simpatico, carino, ma non sa niente».
Il lavoro intellettuale
Secondo Cacciari il lavoro intellettuale «non è di destra o di sinistra. Può essere giudicato in base al contesto storico più vicino a una parte rispetto a un’altra, ma il dovere dell’intellettuale è cercare di dire le cose come stanno». E ancora: «Poi ogni dottrina è una prospettiva e non la totalità, quindi limitata, e può risultare parziale o anche erronea. Ma il dovere dell’intellettuale consiste nel cercare di dire la realtà, Giuli se la metta via… Sono gli altri poi a etichettare: “Quello è un intellettuale di sinistra”, come hanno fatto con me. Ma non è un problema come ti considerano gli altri, devi essere in pace col tuo dio: cercare di dire il reale».
Sull’egemonia culturale, spiega Cacciari, «c’è quando una parte egemonizza tutto ciò che conta, gli organismi che decidono, le cattedre universitarie. L’egemonia la faceva Giovanni Gentile durante il fascismo. Quello che c’è stato è il fatto che alcuni tra i più importanti artisti, scrittori e filosofi della seconda metà del Novecento si sono orientati dal punto di vista politico più verso partiti di sinistra. Semmai c’è stata una vaga egemonia sul piano della politica editoriale, un maggior peso della sinistra».
Le università
Anche nelle università, aggiunge il filosofo, «c’era una spartizione assoluta: un terzo di sinistra, un terzo cattolici e un terzo per caso. Nessuna egemonia di sinistra». Mentre quelli di destra «finché erano fascisti ti credo che non ci fossero: l’apologia di fascismo è reato. Ora che sono diventati democratici e postfascisti eccoli qui». E su Giuli conclude: «Quando venne nominato ministro, proprio su La Stampa gli indirizzai una lettera aperta: smettila con ‘ste scemenze di destra e sinistra, basta col revanscismo. Ora gli dico: stai tranquillo, quando ti agiti dimostri solo di avere un complesso d’inferiorità. Lascia che ti critichino e quando parli di cultura preoccupati solo di dire: questo è interessante, quest’altro no».