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La storia di Giuseppina: «Sputi, schiaffi e umiliazioni. Per rinascere ho denunciato mio marito»

16 Maggio 2025 - 06:24 Alessandro D’Amato
giuseppina torre marito
giuseppina torre marito
La pianista Torre ha scritto un libro sull'ex. Un amore tossico finito in anni di abusi

Giuseppina Torre è una musicista e compositrice siciliana. Ha scritto il libro Un piano per rinascere per Solferino insieme a Barbara Visintin. E oggi racconta la sua storia a Renato Franco sul Corriere della Sera. Che parte da un amore tossico e finisce in anni di abusi. La storia comincia quando lei ha 14 anni e lui 17: «Ci incontrammo a una festa. La sua sicurezza nel muoversi e il calore che emanava furono folgoranti. Mi riempiva di complimenti». Qualche anno dopo lei vince un premio e lui scompare il giorno della premiazione: «Andai a ritirare la borsa di studio con il morale sottoterra».

La storia di Giuseppina

Poi ricompare: «Come se niente fosse, senza alcuna spiegazione. Questo suo sparire improvviso e poi chiudersi nel silenzio diventarono uno dei suoi leitmotiv». L’uomo, di cui Torre non fa il nome «è stato il primo vero amore giovanile e il mio unico amore perché un sentimento così forte, così totalizzante, non l’ho più provato per nessuno. E poi era la Sicilia degli anni Ottanta: l’educazione dell’epoca, il contesto sociale lasciavano intendere che la gelosia fosse una manifestazione di amore». Per esempio: «Quando vinsi un premio a Los Angeles lui disse che voleva lasciarmi perché mi davo delle arie e non pensavo a nostro figlio. E poi diceva sempre che ero una donna da rottamare, fisicamente e professionalmente. Faceva di tutto per farmi sentire vecchia. Un tempo quando mi chiedevano l’età sviavo sempre, invece adesso sono orgogliosa della mia età, dei miei 57 anni».

Sputi, schiaffi e calci

Poi arrivano le botte: «La seconda volta che è successo, quando lui ha risposto a mio padre al telefono e gli ha detto che non sapeva dove fossi, ho visto la morte negli occhi. È stato anche il momento in cui ho deciso di andarmene di casa: se lo aveva fatto una seconda volta, lo avrebbe fatto anche una terza, una quarta, una quinta…». L’esplosione arriva quando lui capisce che la sta perdendo: «Mi controllava il cellulare, insisteva per fare sempre videochiamate quando ero via per controllarmi. Poi bloccò le carte di credito e prelevò tutti i soldi che c’erano sul nostro conto in comune. Fece sparire anche tutti i miei vestiti dicendo che c’era stato un furto e un ladro aveva portato via solo le mie cose, tutti gli abiti che indossavo ai concerti».

I due aborti

La pianista ha avuto due aborti. E nelle occasioni non ha ricevuto solidarietà dal marito. Anzi: «Mi faceva sentire una nullità non soltanto come persona ma anche come donna, nemmeno in grado di portare a termine una gravidanza. Mi sentivo un’incompresa. Mi davo sempre le colpe. Ma quella mancanza totale di empatia ha fatto definitivamente scricchiolare i miei sentimenti». Ma quando va a fare la prima denuncia ai carabinieri «uno di loro mi chiese se fossi proprio sicura di voler denunciare il padre di mio figlio. Ero con mio padre, cresciuto con la divisa da carabiniere: quella frase ci ha gelati. Mi fece sentire che non fosse reale quello che stavo vivendo, come se me lo stessi inventando».

Un consiglio terrificante

Un’associazione contro la violenza domestica le dà invece il consiglio «di tornare a casa, da mio marito, perché coglierlo in flagranza di reato avrebbe dato maggior valore alla mia causa». Lui addirittura la diffama sul lavoro: «In piccole città come Vittoria (in provincia di Ragusa, dove è nata e cresciuta ndr) è facile spargere le voci. Si diceva che fossi impazzita, che facevo parte di una setta, che ero una donna leggera, frivola. Ero “sporca” e avrei sporcato chi mi stava vicino». Alla fine lui si prende sei mesi di carcere: «Ha fatto appello, di giorni in prigione non ne ha scontato nemmeno uno. Alla fine, quest’anno, la corte d’appello ha dichiarato il “non doversi procedere nei confronti dell’imputato per essere il reato ascrittogli estinto per prescrizione”, condannandolo al pagamento delle spese legali per quel grado di giudizio».

La musica

Ora lei ha cambiato vita: «Vivo a Milano da qualche anno, l’aver messo tanta distanza mi fa stare più serena. Ma non sono totalmente tranquilla perché chi vive una violenza del genere non lo può mai essere. C’è una parte di te che sta sempre sul chi va là». La musica, dice, «è stata salvifica, un rifugio protetto. Il pianoforte — quello sì — posso definirlo il mio compagno fedele di vita perché c’è sempre stato, nella buona e nella cattiva sorte. Grazie alla musica sono rinata. Dico sempre alle donne che sono vittime di violenza, che vivono un amore tossico, di aggrapparsi alle loro passioni perché da lì può arrivare la forza di alzarsi».

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