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Femminicidi, Zanella: «Inasprire le pene non serve. Meloni indichi come realizzare la svolta culturale che auspica» – L’intervista

29 Maggio 2025 - 21:03 Sofia Spagnoli
codice rosso violenza sulle donne cos'è
codice rosso violenza sulle donne cos'è
Le pene si inaspriscono ma i femminicidi aumentano. Perchè? Ne abbiamo parlato con la segretaria della commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio

Il nome di Martina Carbonaro è solo l’ultimo che si aggiunge alla lunga lista delle donne che hanno perso la vita per mano di un uomo. Dall’inizio dell’anno le vittime di femminicidi in Italia sono più di quindici, di cui sei solo nei primi due mesi del 2025. Una realtà che si scontra anche con le lentezze della politica, che ha iniziato con difficoltà a cercare risposte. Quest’anno, in occasione della Festa della Donna, il governo Meloni ha presentato, al termine di un Consiglio dei ministri, il disegno di legge sulla violenza di genere. La novità più dirompente del ddl prevede l’istituzione del delitto di femminicidio nell’ordinamento giuridico italiano come fattispecie autonoma, separata dall’omicidio. Diventa così un illecito penale ad hoc, punito con l’ergastolo. Eppure, di fronte a tutte queste morti ci si chiede cosa possa fare di più la politica per fermarle. Ne abbiamo parlato con la deputata di Alleanza Verdi e Sinistra, Luana Zanella, segretaria della commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e storica femminista.

Onorevole, un’altra donna uccisa. Cosa sta sbagliando la politica?

«I casi prescindono dalla politica. È una realtà che attraversa tutto il mondo e le classi sociali. Uno dei Paesi al mondo che semina più violenza è – per esempio – la Svezia. Per noi è doveroso che si costruisca non un intervento, ma una complessità di interventi, perché il problema va affrontato sotto tanti punti di vista. È una questione antropologica e culturale. La cosa su cui bisogna lavorare di più è la modifica della soggettività maschile, che troppo spesso non ha fatto i conti con sé stessa. Il vero disastro si verifica quando gli uomini non rispettano la libertà femminile. Quando non accettano il rifiuto».

L’Esecutivo inasprisce le pene, ma i femminicidi non diminuiscono. Perché?

«Il discorso dell’ambito penale è importante, questo sì, e la legislazione deve essere severa, ma sarei più cauta sul condannare il femminidicio con l’ergastolo. Come non sono d’accordo nemmeno con tutte queste fantasie sulla castrazione chimica, una cosa che da vent’anni rispunta ogni tanto in Aula. L’inasprimento della pena non è la soluzione giusta. Non basta lavarsi la coscienza dicendo “li sbattiamo in galera”, perché quella non è la vera risposta al problema».

Meloni ha introdotto diverse misure contro la violenza di genere da quando è al governo. E una di quelle su cui ha particolarmente insistito è l’uso dei braccialetti elettronici. Servono?

«Si, ma devono essere gestiti bene. Sono tutte misure collaudate a livello internazionale, nulla di nuovo eh. Abbiamo fatto diverse interrogazioni sul tema. Questo braccialetto funziona un po’ come un telefono cellulare, va caricato, perde connettività. Deve essere gestito con attenzione, altrimenti rischia di non garantire la protezione reale che le vittime di violenza meritano».

C’è anche il reddito di libertà.

«Una misura che condividiamo ma che deve essere adeguata. La donna deve poter stare in una casa, in sicurezza con i figli. Ma anche gli animali devono essere al sicuro. Abbiamo scoperto che spesso l’uomo che esercita violenza, l’esercita anche sull’animale».

Meloni, commentando il femmincidio di Martina, ha detto che serve «una profonda svolta culturale e sociale».

«Da ogni parte si invoca una svolta culturale, il che è fin troppo ovvio, ma è fondamentale anche indicare come realizzarla, soprattutto da parte di chi ha responsabilità di governo. Nel frattempo, è essenziale investire nell’educazione sessuo-affettiva»

C’è qualche provvedimento che voi intendete rivedere sempre sul tema della violenza di genere?

«Si, il provvedimento più importante è a livello di bilancio. Puntiamo a finanziare e sostenere le associazioni di donne e i centri antiviolenza, che ogni giorno si confrontano con questo grave problema. È fondamentale anche considerare interventi di recupero per gli uomini, quando necessario. Questo è un fronte che non va trascurato».

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