Tregua a Gaza, Israele accetta il piano Usa ma Hamas lo boccia: «Nessuna garanzia sulla fine della guerra»


Un accordo per una tregua a Gaza rimane ancora appeso a un filo. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato alle famiglie degli ostaggi che il suo governo è pronto a fare passi avanti verso un accordo per il rilascio dei prigionieri e l’avvio di un cessate il fuoco a Gaza, basandosi sulla nuova proposta presentata da Steve Witkoff, inviato speciale della Casa Bianca per il Medio Oriente. La notizia è stata riportata dal sito americano Axios, che cita un alto funzionario israeliano presente all’incontro. Parallelamente, Al Arabiya, attraverso un post sul proprio profilo X, ha riferito che Witkoff sarebbe stato informato di un’intesa già raggiunta tra Israele e Hamas per una tregua di 60 giorni. Tuttavia, questa ricostruzione è stata smentita sia da parte israeliana che palestinese. Secondo quanto riportato dal Times of Israel, fonti governative israeliane hanno negato l’esistenza di un accordo formale, precisando che i negoziati sono ancora in corso. Anche Hamas, tramite dichiarazioni riportate dal quotidiano Haaretz, ha smentito che sia stata già raggiunta un’intesa. Nel frattempo, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha confermato che Israele ha espresso sostegno alla proposta elaborata da Donald Trump, sottolineando il coinvolgimento dell’ex presidente americano nel processo negoziale.
I dubbi di Hamas sulla nuova bozza Usa
Secondo il quotidiano israeliano Walla, il gruppo palestinese ha espresso riserve sulla bozza statunitense, giudicandola troppo favorevole a Israele. In particolare, Hamas contestava la mancanza di una garanzia esplicita da parte di Washington che la tregua temporanea si sarebbe trasformata in un cessate il fuoco permanente. «La bozza non ci soddisfa: la risposta di Israele significa, in sostanza, la perpetuazione dell’occupazione, la continuazione delle uccisioni e della carestia, anche durante il periodo di tregua temporaneo, e non risponde a nessuna delle richieste del nostro popolo, tra cui la cessazione della guerra e della carestia», ha affermato Bassem Naim, uno dei leader in esilio di Hamas, all’Afp aggiungendo tuttavia che «la leadership del movimento sta ancora esaminando, con grande senso di responsabilità e patriottismo, la risposta a questa proposta».
Cosa prevede la bozza?
La bozza messa a punto da Witkoff, e sottoposta mercoledì al vaglio del presidente Trump prima di essere inviata alle parti, prevede una tregua di 60 giorni, il rilascio di 10 ostaggi ancora vivi (5 il primo giorno, altri 5 dopo una settimana) e la riconsegna di 18 corpi (9 il primo giorno e 9 dopo). In cambio, Israele rilascerà 125 detenuti palestinesi condannati all’ergastolo per terrorismo, 1.111 cittadini di Gaza detenuti dall’inizio della guerra e 180 corpi di palestinesi attualmente trattenuti dalle autorità israeliane. Durante i 60 giorni di cessate il fuoco, inoltre, proseguiranno i negoziati tra Israele e Hamas per porre fine alla guerra.
Il via libera di Israele alla creazione di altre 22 colonie in Cisgiordania
A inasprire ancor di più gli animi, il via libera ufficiale di Israele alla creazione di altre 22 colonie in Cisgiordania – ritenute illegali dalla comunità internazionale -, tra nuovi insediamenti e la regolarizzazione di diversi avamposti non autorizzati. Il ministero della Difesa ha parlato di una «decisione storica» che «rafforzerà la presa strategica su tutte le parti della Giudea e Samaria» (il nome biblico della Cisgiordania) e «impediranno la creazione di uno Stato palestinese». Per Hamas si tratta di «una palese sfida alla volontà internazionale e una grave violazione delle risoluzioni Onu». Dura la reazione del Regno Unito che da giorni ha alzato il livello di condanna nei confronti di Israele: «Gli insediamenti sono illegali secondo il diritto internazionale, mettono ulteriormente a rischio la soluzione dei due Stati e non proteggono Israele». Poco dopo, a Tulkarem, l’esercito israeliano ha issato la bandiera con la Stella di David sulla cupola della moschea Abu Bakr al-Siddiq nel campo profughi di Nur al-Shams.
Nuovo raid israeliano su un campo profughi
Mentre la diplomazia procede a piccoli passi, sulla Striscia di Gaza continuano i bombardamenti israeliani. L’ultimo attacco sferrato dall’Idf – nella mattinata di oggi, giovedì 29 maggio – ha preso di mira una serie di edifici residenziali nel campo profughi di Bureij, nel centro dell’enclave palestinese, uccidendo almeno 23 persone. Secondo Al Jazeera, tre case sono state prese di mira consecutivamente senza alcun preavviso.
Foto copertina: EPA/Ronen Zvulun | Il premier israeliano Benjamin Netanyahu durante una conferenza stampa a Gerusalemme, 21 maggio 2025