Gaza, 16 morti nei nuovi raid: «Entriamo nella Striscia con tutta la forza necessaria»


Mentre si attende la risposta ufficiale di Hamas riguardo alla proposta americana di tregua, secondo i media destinata a un «no», Israele non interrompe i suoi raid aerei sulla Striscia di Gaza. Sarebbero 16 le vittime degli attacchi che l’Idf ha condotto la mattina di venerdì 30 maggio su Jabalia, nel nord dell’enclave, e su Khan Younis e Rafah, nel sud. Stando a quanto riporta l’agenzia di stampa palestinese Wafa, tre persone sarebbero morte all’interno della loro tenda nei campi per i rifugiati. Al rifiuto da parte di Hamas di un cessate il fuoco di 60 giorni, si teme che Israele possa reagire con durezza: «Non ci sono più scuse… abbiamo già perso troppe opportunità. È ora di entrare con tutta la forza necessaria, senza battere ciglio, per distruggere e uccidere completamente Hamas», ha scritto su Telegram il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir.
La reazione degli Houthi: «Colpiremo anche le compagnie israeliane»
Rimane caldo anche il fronte con gli Houthi, che pochi giorni fa hanno subito un duro attacco contro l’aeroporto internazionale di Sanaa, nello Yemen. Secondo fonti del gruppo armato sciita, l’Idf avrebbe preso di mira un aereo usato per effettuare evacuazioni mediche verso la Giordania. In tutta risposta, come riporta Times of Israel, i vertici dell’organizzazione avrebbero minacciato l’intensificazione delle operazioni contro Israele. E l’aggiunta, tra gli obiettivi nel mirino, «degli aerei civili appartenenti alle entità israeliane», cioè alle compagnie aeree di bandiera israeliana.
Gli aiuti umanitari e l’appello della Unrwa: «Abbiamo cibo per 200mila persone»
Continua, poi, il dramma sugli aiuti umanitari. Negli scorsi giorni la Gaza humanitarian foundation, gestita grazie a una collaborazione tra Washington e Tel Aviv, ha aperto alcuni punti di distribuzione. In uno di questi, preso d’assalto da civili in cerca di qualcosa da mangiare, i militari di stanza avrebbero aperto il fuoco per disperdere la folla. «Gli aiuti devono essere autorizzati ad entrare a Gaza su larga scala e devono essere distribuiti immediatamente attraverso l’attuale sistema umanitario, per prevenire ulteriori scene di caos e fermare la carestia», ha scritto in un comunicato stampa la Ong ActioAid, che accusa Israele di aver «militarizzato» i pacchi alimentari, usandoli come «arma di guerra». All’appello si è unita anche l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, che sui social media ha fatto sapere di avere «scorte sufficienti per dare sostentamento a oltre 200mila persone per un intero mese», in un magazzino in Giordania a tre ore di auto da Gaza. Basterebbe, dunque, concedere dei corridoi di ingresso nella Striscia.