Chi è l’agente dell’antiterrorismo «infiltrato» in Potere al popolo: «Parlava con uomini in giacca e cravatta»


Era un agente della «antiterrorismo» il giovane 21enne che per 10 mesi avrebbe militato sotto copertura nelle file di Potere al popolo. L’agente, classe 2004 e uscito dalla scuola di polizia nel 2023, sarebbe stato prima assegnato alla Questura di Milano, poi trasferito alla «antiterrorismo». A svelarlo sono gli stessi documenti del ministero dell’Interno, secondo quanto riporta Fanpage. A partire dal settembre 2024, poi, il giovane compare tra i militanti di Potere al popolo: «Si è presentato a noi come uno studente fuori sede, proveniente dalla Puglia», aveva raccontato alla testata il portavoce del partito, Giuliano Granato. Ed effettivamente il legame con la Puglia l’agente non lo ha mai perso negli ultimi dieci mesi: stava a Napoli, «studente alla Federico II», fino al venerdì per poi rientrare a casa nel weekend.
L’attività in prima linea poi i primi dubbi: «Usava il suo vero nome, abbiamo trovato foto in divisa»
Mentre era a Napoli, però, era sempre in prima linea in tutte le iniziative di Potere al popolo: «Ha partecipato a blocchi degli sfratti, lotte studentesche e anche ai momenti nazionali di Potere al popolo. Non mancava mai», ha racontato ancora Granato. I dubbi sono poi scattati dopo la manifestazione del Primo maggio, quando il giovane è stato visto in un ristorante seduto al tavolo con due uomini in giacca e cravatta. Le prime indagini, però, non avevano dato nessun riscontro: il giovane agente, pur «sotto copertura», aveva sempre usato il suo vero nome e dai social non compariva alcuna foto che lo ritraesse in divisa. Solo un’analisi più accurata della sua rete di contatti ha permesso ai membri di Potere al popolo di scovare l’occupazione del 21enne.
La versione «ufficiale» e le interrogazioni parlamentari a Piantedosi
Le «fonti qualificate», scrive il Fatto Quotidiano, al momento negano, anche perché l’attività degli agenti sotto copertura deve per legge coinvolgere anche l’autorità giudiziaria. Per far chiarezza su questo punto, nei prossimi giorni le opposizioni avrebbero intenzione di presentare tre interrogazioni al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. «Già girano le prime versioni per insabbiare e spargere fumo sul caso», ha denunciato Peppe De Cristofaro, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra al Senato. Le altre due sono portate avanti dal Pd, con i deputati Chiara Gribaudo e Mauro Berruto, e dal Movimento 5 Stelle, a firma della deputata Gilda Sportiello.