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Gli Usa come la Grecia, i mercati lanciano l’allarme sul debito pubblico. Ma Bessent assicura: «Non rischiamo il default»

03 Giugno 2025 - 18:47 Bruno Gaetani
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Nelle scorse ore i credit default swaps degli Stati Uniti sono saliti fino a raggiungere i 54 punti base, a ridosso di quelli dell'Italia (53) e della Grecia (57)

Che le politiche di Donald Trump non stiano facendo bene all’economia americana lo si era intuito già da qualche tempo. Dagli annunci sui dazi ai maxi-tagli del Doge, gli investitori hanno dimostrato di non apprezzare affatto il clima di caos e grossa incertezza creato dall’inquilino della Casa Bianca. A maggio, Moody’s è diventata l’ultima grande agenzia di rating a togliere la “tripla A” agli Stati Uniti e mettere in guardia dai rischi contenuti nella legge di bilancio fortemente voluta da Trump e che, secondo le stime, farebbe aumentare il debito pubblico di una cifra compresa tra i 3mila e i 5mila miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Il risultato? Gli investitori cominciano a temere per la tenuta dei conti pubblici.

I Cds degli Stati Uniti allo stesso livello di Grecia e Italia

L’ultimo segnale di allerta arriva dei credit default swaps (Cds), che funzionano come una sorta di assicurazione contro il fallimento di un’azienda o uno Stato. Se qualcuno presta una somma di denaro, per esempio comprando un’obbligazione, e teme che il debitore non lo ripaghi, può comprare un Cds. In questo modo, se il debitore davvero non è in grado di saldare il prestito, è il venditore del Cds a farsi carico del rimborso. Se i Cds di un Paese salgono, significa che i mercati cominciano a dubitare della capacità del governo di ripagare i suoi debiti. Nelle scorse ore, ed è qui che la notizia che sta facendo il giro del mondo, i credit default swaps degli Stati Uniti sono saliti fino a raggiungere i 54 punti base, a ridosso di quelli dell’Italia (53) e della Grecia (57), ex epicentro della crisi dell’eurozona, e ben lontani da quelli di Paesi “tripla A” come la Germania (12 punti base).

Le politiche di Trump e l’incertezza dei mercati

«Gli Stati Uniti non andranno mai in default», ha assicurato il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent. E in effetti, è difficile immaginare uno scenario simile. Secondo Rong Ren Goh, gestore di portafoglio di Eatspring Investments, l’aumento della domanda di Cds rappresenta «una copertura contro il rischio politico, non contro l’insolvenza». Ed è lì che sta il nocciolo della questione: la ragione dell’aumento dei Cds sta proprio nell’incertezza creata dalle politiche di Trump, che ha spinto gli analisti a mettere in dubbio il futuro del dollaro come valuta di riserva globale e ora – di fronte all’iter congressuale della big, beautiful bill – temono che il governo federale non riesca davvero a finanziare i massicci tagli alle tasse con le sole entrate dei dazi.

Foto copertina: EPA/Sarah Yenesel

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