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Manuel Agnelli contro l’industria musicale italiana: «Al primo disco ti mandano a fare San Siro e poi si esplode»

05 Giugno 2025 - 12:06 Gabriele Fazio
Il frontman degli Afterhours parla anche del suo addio a X Factor: «Non ho lasciato X Factor perché è scaduto il contratto o per una questione di soldi. La cifra era così alta che nessuno avrebbe potuto rinunciare. La tv fossilizza, diventi un personaggio. Io non volevo più esserlo»

Manuel Agnelli, ormai si sa, non le manda a dire. Tutto sommato possiamo dire che sia la sua cifra stilistica, quella emersa anche con il largo pubblico mainstream di X Factor, show che lo ha trascinato dai fascinosi sobborghi dell’indie italiano anni ’90, quello originale, pre itpop, alle luci della ribalta dello showbiz. Uno show che quest’anno ha scelto di lasciare, nonostante, dichiara in occasione di un incontro con la stampa per il ventennale di quella perla di Ballate per piccole iene, storico album dei suo Afterhours (prevista ristampa e tour dedicato): «Non ho lasciato X Factor perché è scaduto il contratto o per una questione di soldi. La cifra era così alta che nessuno avrebbe potuto rinunciare. La mia è stata una scelta, la tv fossilizza, diventi un personaggio. Io non volevo più esserlo». Non è la prima volta che Agnelli lascia la sua poltrona, per la precisione è la terza, ogni volta schiacciato da un’esposizione che ha ritenuto consona alla sua matrice artistica fino ad un certo punto, poi via, senza troppi frizioni, e così parrebbe essere andata anche questa volta: «Non sputo sul piatto dove ho mangiato e che mi ha permesso di fare tante cose. Prima fra tutte di essere me stesso ed entrare in mezzo alla gente, diventando un personaggio, cosa che io facevo fatica a fare prima».

La musica italiana

Chiaro che l’occasione dell’incontro ha permesso venissero riaperti altri argomenti cari al frontman degli Afterhours, uno su tutti: lo stato di salute della musica italiana. E su questo Agnelli, come ci ha abituato, non bada alle mezze misure: «La musica italiana sta diventando una merda. In nome dei numeri si sono fatte delle cose tremende» e ancora: «L’atmosfera di oggi nella musica è negativa rispetto agli anni ’90, dove c’era comunque un’energia positivissima che ti spingeva verso l’alto. Oggi c’è un materialismo cosmico e un egoismo pazzesco. Al primo disco ti mandano a fare San Siro e poi si esplode. Sono stufo, voglio tornare all’essenza». Diverso l’approccio della scena musicale dove lui si è formato: «Noi abbiamo iniziato come disturbatori in un’Italia che non era quella di oggi. Andavamo sul palco vestiti da bambine con le gambe pelose e le treccine, a suonare delle cose molto pesanti per i tempi. Volevamo provocare non per il gusto di fare, ma perché mancava nella musica italiana questa attitudine».

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