Terremoto Valditara: l’idea di vietare i cellulari anche alle superiori e l’ipotesi di una nuova maturità. Cosa può cambiare


Non più solo alle scuole elementari e medie, ma anche alle superiori i cellulari saranno vietati. «La circolare è pronta», ha annunciato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, durante la puntata di Cinque minuti su Rai 1. Dall’anno prossimo gli smartphone nelle scuole non potranno più mettere piede, nemmeno per uso didattico, cioè guidato dai professori. Si potranno invece usare altri dispositivi digitali, come tablet e pc, di cui molte scuole sono già dotate grazie ai fondi del Pnrr. Non solo, Valditara ha annunciato anche che dall’anno prossimo l’esame di maturità potrebbe cambiare. Come? Ancora non si sa. Ma quel che è certo è che bisogna riportare al centro il concetto di «maturità», appunto.
La situazione cellulari in Italia
«Abbiamo dati sconvolgenti sui bambini che a 6 anni vanno sui siti pornografici. Impressionante anche il 38% di ragazzi che soffre di disturbi del sonno causati dal cellulare. Per non parlare del triplo delle bocciature per i ragazzi che fanno un uso smodato del cellulare. La via più efficace è quella di abituarli a disintossicarsi, e a ritornare all’uso del libro, al rapporto concreto con la carta e la penna», ha spiegato Valditara, auspicando anche l’approvazione della legge che vieta l’uso dei social sotto i 15 anni.
Le critiche alla misura
È molto critico Daniele Manni, professore di Informatica al Galilei-Costa di Lecce, vincitore di due Global Teacher Award, i premi ai migliori insegnanti del mondo, secondo cui sarebbe anacronistico vietare l’uso degli smartphone alle superiori. Nulla da dire invece sul divieto per primarie e medie. «Io insegno informatica e con i miei studenti progetto app che vanno usate sugli smartphone. E poi mi piace pensare che noi docenti siamo dei professionisti e possiamo regolamentare l’uso appropriato degli smartphone a seconda del bisogno didattico, senza un divieto dall’alto».
Ma Manni non è l’unico a nutrire dei dubbi. Lo psicologo Matteo Lancini sostiene che «servirebbe invece che tutti gli studenti potessero con i loro professori sperimentare l’Intelligenza Artificiale per imparare senza paura a fare le domande giuste, in modo da non subire la superiorità delle macchine. Spero che non sia un provvedimento fatto a favore degli adulti e della loro necessità di sentirsi adeguati a scuola e in famiglia, attribuendo il dolore, la sofferenza e l’assenza di prospettive degli adolescenti a internet e ai social e non alla fragilità o all’incapacità del nostro essere adulti. Se così fosse finirebbe solo per contribuire a quell’emergenza che è la dispersione, soprattutto per i maschi». Intanto il primo no al divieto per legge è arrivato dall’assessore all’Istruzione del Trentino: «Tocca alle scuole regolarsi».
La situazione cellulari in Europa
Molti Paesi europei, invece, guardano a questa misura con favore. Ne è prova il fatto che quando all’inizio di maggio, a Bruxelles, Valditara aveva presentato agli altri ministri dell’Educazione una proposta di raccomandazione per bandire il cellulare in tutta Europa fino ai 14 anni, aveva ottenuto l’adesione formale di Austria, Francia, Ungheria, Slovacchia e Svezia. Anche Lituania, Cipro, Grecia e Belgio si erano detti favorevoli in linea di principio. Si è opposta, invece, l’Estonia che dal prossimo anno proprio sull’uso dei dispositivi digitali in classe punterà per il nuovo piano «AI leap» di rinnovamento della didattica. Estonia che è ai vertici dei sistemi educativi europei nelle classifiche dell’OCSE-PISA.
L’idea di una nuova maturità
Possibili cambiamenti anche per quanto riguarda l’esame di maturità. «Sto ragionando su come ripristinare il concetto di esame di maturità perché esame di Stato è molto freddo – spiega Valditara alla stampa -, non corrisponde ad una scuola che punti alla valorizzazione integrale della persona affiancando istruzione ed educazione. La valutazione seria di quanto si è appreso è fondamentale ma bisogna verificare anche quanto il percorso scolastico ha inciso sulla maturazione complessiva dello studente, che cosa gli ha trasmesso». Secondo il ministro «bisogna rendere più coerente l’esame di Stato con una scuola che sappia porre al centro un concetto dimenticato dai giovani che sempre più spesso vogliono rimanere adolescenti e dagli adulti che in molti casi sembrano voler tornare all’adolescenza – sottolinea -: quello della maturità».
I corsi interdisciplinari
Poi il tema femminicidi: tanti e perpetrati da uomini sempre più giovani. La scuola dovrebbe avere un ruolo. «Nelle nuove linee guida sull’educazione civica, l’educazione alle relazioni e al rispetto, in particolare nei confronti delle donne, è diventata un obiettivo di apprendimento obbligatorio e vincolante – rimarca il ministro -. Si sarà valutati anche su questo, si tratta di corsi interdisciplinari che non si esauriscono nelle 33 ore di educazione civica ma sono svolti negli orari dei programmi curricolari. Non si è mai fatto prima». E su un’adeguata formazione degli insegnanti, Valditara annuncia: «Attraverso un progetto di circa 15 milioni di euro, da settembre con Indire provvederemo a formare i docenti facendo questo ulteriore salto di qualità».