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«Prof. ci sarà anche l’anno prossimo? No, colpa del precariato»: le lettere di denuncia degli insegnanti inviate agli studenti l’ultimo giorno di scuola

08 Giugno 2025 - 15:22 Ygnazia Cigna
scuola lettere docenti
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Sui social circolano le parole inviate da alcuni docenti ai propri alunni: «Non è una questione personale e danneggia voi ragazzi»

Marta Olmi insegna storia dell’arte in una scuola media. O forse sarebbe meglio dire insegnava, perché al momento non sa se a settembre potrà tornare tra i banchi. L’ultimo giorno di scuola ha scritto una lettera ai suoi studenti, che si aggiunge alle tante che in queste settimane girano tra i corridoi delle scuole e sui socia, scritte da docenti che salutano le proprie classi. «Cari ragazzi e care ragazze, mentre l’anno scolastico volge al termine, sento il bisogno di scrivervi qualche parola dal profondo del cuore. Non so ancora se il prossimo anno sarò di nuovo con voi, in questi corridoi, nelle vostre aule, nei sorrisi del mattino o nei saluti frettolosi prima di tornare a casa». Comincia così la lettera, inviata dall’insegnante precaria via email alla classe, l’ultimo giorno di scuola.

«Non è una questione personale, è precariato»

«Non è solo una questione personale. Purtroppo, è una realtà che riguarda moltissimi insegnanti: la precarietà lavorativa nella scuola è una condizione ahimè strutturale. E chi, come me, ha scelto questa professione con passione e dedizione, spesso non ha alcuna certezza sul futuro», scrive la docente nella lettera. «Tutto questo danneggia anche voi studenti, perché rende difficile costruire un percorso continuo, un legame che possa crescere e rafforzarsi nel tempo. È un macigno che pesa sulla scuola tutta, e sulla bellezza del rapporto educativo che meriterebbe stabilità e cura», prosegue la professoressa.

La domanda simbolo: «Ci sarà anche l’anno prossimo?»

«Ci sarà anche l’anno prossimo?», è la domanda che la docente si è sentita ripetere dai suoi studenti gli ultimi giorni di scuola. La risposta, chiarisce la professoressa, resta sospesa. Marta Olmi non è l’unica voce ad aver messo nero su bianco l’impatto che la precarietà ha sulle relazioni educative a scuola. Anche l’insegnante Don Manuel Belli, noto sui social con il nome «Scherzi da prete», ha deciso di scrivere ai suoi studenti. «In questi giorni mi state ponendo la domanda di rito: “Ci sarà l’anno prossimo?”. A cui segue la risposta di rito: “Non lo so, probabilmente no”». E spiega: «Come circa il 25% degli insegnanti della nostra scuola, io sono precario da diversi anni. Significa che vengo assunto a settembre e vengo licenziato il 30 giugno dallo Stato, e d’estate percepisco un sussidio di disoccupazione». Poi l’affondo: «Ci chiedono di essere educatori nei documenti, poi il lavoro educativo fatto di continuità non conta nella pratica. Se ci sarò è perché sono riuscito a resistere ancora un anno a una situazione davvero molto stressante. È durato un anno e tre mesi l’ultimo concorso, io non so se riuscirò a reggere ancora tutto questo, sapendo che non è valso a nulla». E conclude: «Mi piacerebbe portarvi in quinta. Mi piacerebbe avere ancora il privilegio di vedervi crescere. Ma tutto questo non ha spazio nel nostro Paese».

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