Risultati referendum su lavoro e cittadinanza, l’affluenza si ferma al 30%. La destra esulta: «Noi rafforzati», Landini: «Proseguiremo» – La diretta

A commentare i risultati dei cinque referendum è anche Elly Schlein, segretaria del Pd: «La differenza tra noi e la destra di Meloni è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare, mentre loro esultano perché gli altri non ci sono andati. Ne riparliamo alle prossime politiche». La leader dei dem incalza quindi i partiti della maggioranza e si dice fiduciosa per il futuro: «Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto ma hanno ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022. Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla», dice ancora Schlein.

Il primo a parlare tra i leader del centrosinistra che più si sono mobilitati per i referendum è Giuseppe Conte: «Leggo dichiarazioni ed esultanze sguaiate dei ‘tifosi’ della politica. Portate rispetto a circa 15 milioni di cittadini che sono andati a votare. Portate rispetto agli oltre 12 milioni che hanno votato sì a maggiori tutele nel mondo del lavoro». Il leader dei Cinque stelle, che sul referendum lanciato da +Europa per ridurre gli anni necessari ad ottenere la cittadinanza italiana aveva lasciato libertà di coscienza, aggiunge: «Se vi sembrano numeri insignificanti, considerate che è lo stesso numero di votanti (anzi alla fine potrebbero essere anche di più) con cui la maggioranza Meloni è arrivata al Governo».

Con quasi tutte le sezioni scrutinate, il dato definitivo sull’affluenza per i cinque quesiti referendari è del 30,58%. La regione dove la percentuale più bassa di elettori si è recata alle urne è il Trentino-Alto Adige (22,70%), quella con la percentuale più alta è la Toscana (39,10%).

«Il nostro l’obiettivo era raggiungere il quorum, è chiaro che non lo abbiamo raggiunto. Oggi non è una giornata di vittoria». Così in conferenza stampa il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. «Contemporaneamente», aggiunge Landini, «sono oltre 14 milioni le persone che hanno votato nel nostro Paese cui si aggiungeranno gli italiani all’estero: un numero importante, un numero di partenza. I problemi che abbiamo posto con i referendum rimangono sul tavolo».

«È stata una partita che aveva molto senso giocare e che dà il senso di un fronte sociale unito e coeso che, anche in termini di elettori, vale esattamente il centrodestra». Così Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato, intervenendo su La7. «In 15 milioni sono usciti di casa, donne e uomini, bisogna avare molto rispetto di questi 15 milioni di elettori. Meloni – ha ricordato l’esponente dem – è a Palazzo Chigi per 12 milioni e 300 mila elettori. Io continuo a pensare che Meloni sia diventata premier di un’Italia che allora era minoranza nel Paese».

Le critiche nei confronti dei promotori del referendum arrivano anche dallo stesso centrosinistra. Tra i primi a esporsi c’è Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente dell’ala più centrista del Pd. «Una sconfitta profonda, seria, evitabile. Purtroppo – scrive l’eurodeputata dem sui social – un regalo enorme a Giorgia Meloni e alle destre. Fuori dalla nostra bolla c’è un Paese che vuole futuro e non rese di conti sul passato. Ora maturità, serietà e ascolto, evitando acrobazie assolutorie sui numeri».

Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha fatto sapere di essersi ai seggi per votare «no» a un solo quesito. Una scelta, ha spiegato La Russa intervenendo a La7, presa in seguito a quella che ha definito una «volgare campagna di disistima o peggio di odio nei miei confronti» avviata dai leader delle opposizioni. «Senza le loro parole, forse avrei votato «no» a tutti e cinque. Insomma, Schlein, Bonelli e i vari opinionisti schierati hanno fatto perdere non guadagnare punti all’affluenza. E forse non solo i miei, perché ho testimonianza di tanti che schifati dal loro “Dalli a La Russa” o peggio “Dalli alla Meloni” hanno deciso di rinunciare ad andare a votare. Contenti loro…», ha continuato il presidente del Senato.

La bassa affluenza ai referendum «è stata una sconfitta della sinistra e dell’opposizione che voleva tentare l’assalto al governo utilizzando il grimaldello dei referendum. La cosa è andata male, il governo si è rafforzato, l’opposizione si è indebolita». Lo afferma il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, intervenendo al Tg1. Il titolare della Farnesina ipotizza poi un possibile cambiamento in vista della legge sui referendum: «Servono probabilmente più firme, anche perché abbiamo speso tantissimi soldi per esempio per portare centinaia di migliaia, milioni di schede per gli italiani all’estero che sono tornate bianche».

«Avevamo per tempo avvertito i promotori della possibilità di non raggiungere il quorum. Non ci hanno ascoltato perché quello che li interessava veramente non era vincere, ma avere un’affluenza da poter rivendicare politicamente. A mio avviso questo è un modo irrispettoso di trattare l’esercizio del voto stesso che così diventa solo un costoso sondaggio». Lo scrive sui social Carlo Calenda, leader di Azione. Nel post pubblicato su X, l’ex ministro giudica sbagliato intervenire «via referendum su materie complesse come il lavoro» e aggiunge che «trasformare questo referendum in una consultazione contro la Meloni è stato un clamoroso autogol, come già avevamo detto, perché ha sommato i voti della destra con quelli dell’astensione».

Dai primissimi dati sugli scrutini dei cinque referendum, la prima scheda (quella relativa al reintegro per i licenziamenti illegittimi) è quella che riscuote la percentuale più alta di «sì»: 86,81%, con 1.322 sezioni scrutinate su 61.591. Per gli altri tre quesiti sul lavoro (licenziamenti, tutela contratti a termine, responsabilità per infortuni sul lavoro, i «sì» viaggiano tra l’83% e l’85%. Più divisiva, almeno a giudicare dai primissimi dati pubblicati dal ministero dell’Interno, la scheda sulla cittadinanza italiana. Con 179 sezioni scrutinate, i «sì» sono al 59,19%, i «no» al 40,81%.

L’unico vero obiettivo di questo referendum era far cadere il #GovernoMeloni. Alla fine, però, sono stati gli italiani a far cadere voi. pic.twitter.com/TLBdrCIH2l

— Fratelli d’Italia (@FratellidItalia) June 9, 2025

«Le opposizioni hanno voluto trasformare i 5 referendum in un referendum sul governo Meloni. Il responso appare molto chiaro: il governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita». Lo dichiara Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’Attuazione del programma di governo, intercettato dai giornalisti fuori da palazzo Chigi.

Con poco meno della metà delle sezioni scrutinate (27.943 su 61.591 totali), il dato dell’affluenza per i cinque referendum su lavoro e cittadinanza si ferma al 29,15%, ben lontano dal quorum. Il dato complessivo sull’affluenza sta crescendo con il passare dei minuti. Questo, spiega YouTrend, perché i primi dati arrivati sono quelli dei comuni più piccoli, dove la partecipazione è stata inferiore. Mentre i dati dei comuni più grandi – in particolare al Nord, dove l’affluenza è maggiore – arrivano più lentamente.

Mentre è ancora in corso lo spoglio delle schede e si attende il dato definitivo sull’affluenza, il decision desk di Youtrend annuncia che, in base alle proprie proiezioni, nessuno dei cinque quesiti referendari su lavoro e cittadinanza raggiunge il quorum del 50% più uno dei voti.

Oltre al dato sull’affluenza dei referendum, gli occhi sono puntati sui ballottaggi delle elezioni amministrative in 13 Comuni, tra cui due capoluoghi (Taranto e Matera). Attesa per i risultati anche dei sette Comuni sardi, tra cui Nuoro, che sono andati alle urne per il primo turno delle comunali.

Urne chiuse in tutta Italia alle ore 15:00. Si attendono ora i dati definitivi sull’affluenza e lo spoglio delle schede.

«I quesiti sul lavoro erano ideologici e rivolti al passato, come abbiamo detto in tutte le varie tribune televisive». Lo scrive nella sua e-news il senatore Matteo Renzi, leader di Italia Viva, secondo cui «ormai è evidente che il quorum» non sarà raggiunto. L’ex premier si rivolge quindi agli altri leader del centrosinistra: «Spero che sia chiaro che, per costruire un centrosinistra vincente, bisogna parlare di futuro, non di passato. Ingaggiare battaglie identitarie, infatti, fa vincere i congressi, ma non fa vincere le elezioni: se vogliamo costruire un’alternativa a Giorgia Meloni bisogna essere capaci di allargare al ceto medio, non chiudersi nel proprio recinto ideologico. Sono convinto che riusciremo a farlo».

Piccolo imprevisto per Carlo Calenda durante le procedure di voto. Il leader di Azione si è recato al seggio, a Roma, per votare i referendum, ma ha trovato la propria scheda elettorale con tutti i timbri esauriti. Uno degli scrutatori gli ha illustrato la procedura: «Vada in via Petroselli, le rifanno subito la scheda». All’uscita dal seggio, Calenda ha spiegato l’accaduto ai giornalisti presenti: «Sono andato a votare e avevo anche la scheda esaurita. Detto questo, sono un senatore eletto: è giusto che chi è eletto vada a votare».

«Oggi in Italia si votano dei referendum che non passeranno: la cittadinanza non è un regalo, chiediamo regole più chiare e severe per essere cittadini italiani, non basta qualche anno in più di residenza», lo ha detto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, intervenendo sul palco della “Festa della Vittoria” dei Patrioti Ue a Mormant-sur-Vernisson, in Francia.

Secondo l’analisi dei sondaggi politici di YouTrend, sui dati disponibili fino alle 23 di ieri, sulla partecipazione al referendum l’Italia si è spaccata in due. Si è votato di più al Nord e al Centro, più astensionismo al Sud. L’unica eccezione, secondo l’analisi di Youtrend, è la provincia di Bolzano che registra l’affluenza più bassa in assoluto. Molto più basse le percentuali di voto in alcune province del sud e delle isole: a Vibo Valentia, Agrigento e Caltanissetta ci si è fermati sotto il 4% alle 23 di ieri.