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Legge sul fine vita, il nuovo paletto del governo Meloni: tempi più lunghi per le patologie rare, «il comitato etico chiederà tempo per studiarle»

11 Giugno 2025 - 22:36 Sofia Spagnoli
aula senato palazzo madama roma
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I senatori Zanettin e Zullo (relatori del primo testo di maggioranza) a Open: «Abbiamo trovato un punto di equilibrio, propensione a far prevalere la vita»

Dal momento in cui una persona, gravemente malata e con destino infausto, deciderà di chiedere l’accesso alla morte assistita al momento in cui sarà effettivamente staccata la spina, ne passerà di tempo. «Il testo avrà un termine, sì, ma non perentorio. Dovrà essere elastico». Lo spiegano ad Open i relatori del disegno di legge sul fine vita della maggioranza, Pierantonio Zanettin, tra i banchi di Forza Italia, e Ignazio Zullo, di Fratelli d’Italia, incardinato in commissione Affari sociali dall’ottobre 2022 e attualmente, da dicembre 2024, all’esame del comitato ristretto. Sono seduti su un divanetto a Palazzo Madama, davanti – ironia della sorte – alla statua di Luigi Carlo Farini, politico e medico ottocentesco, studioso delle febbri intermittenti. «Per esempio – continua Zanettin – se una persona ha una patologia rara, particolare, il comitato etico nazionale avrà bisogno di fare approfondimenti più lunghi». Un primo punto sul come ripartire è stato fatto ieri durante una riunione a Palazzo Chigi, alla quale hanno partecipato diversi esponenti di governo, inclusa la premier Giorgia Meloni. E i due relatori spiegano che proprio dal loro lavoro si partirà per scrivere il nuovo testo, che riassume le sei proposte di legge presentate finora, più le indicazioni del vertice di ieri.

La scadenza del 17 luglio

Sia Zullo che Zanettin fanno parte del Comitato ristretto della Commissione Affari Sociali del Senato, incaricato di presentare il testo in Aula entro il 17 luglio. Resta però il nodo politico e sociale di un tema divisivo. A complicare ulteriormente il calendario c’è l’arrivo dell’estate e la mole di decreti da approvare prima della pausa parlamentare. Ce la farete? Chiediamo, ricordando che già lo scorso 20 maggio non erano riusciti a presentare il testo. «Ci siamo presi questo impegno», assicurano.

Chi potrà richiedere la morte assistita

Alcuni punti, del nuovo testo sono delineati, spiegano: «Sono quattro le condizioni – dice Zanettin – il soggetto deve essere maggiorenne, capace di intendere e di volere. Deve avere una sofferenza insopportabile, fisica e psichica». Poi, «il sostegno vitale: deve dipendere dall’aiuto di terzi o da una macchina». «E con “sostegno vitale” – interviene Zullo – c’è un allargamento della veduta, che si disgiunga dal solo attaccamento alla macchina, ma che si leghi anche ad altre pratiche, come l’alimentazione forzata. Su ciò che incide sulla funzione vitale». Il contesto dovrà ovviamente essere quello di una malattia incurabile, che porti alla morte. Alle precedenti quattro condizioni si aggiungerà una quinta: il paziente dovrà essere passato attraverso un percorso di cure palliative.

Il percorso di cure palliative

L’idea che la morte assistita arrivi solo dopo un percorso di cure palliative è un dettaglio emerso anche durante il vertice di ieri. Con difficoltà applicative: i reparti che la praticano soffrono di carenza di personale medico e hanno evidenti disparità territoriali e regionali. Il rischio è quindi che la legge vincoli il governo ad aumentare il numero di medici: «Sì. Infatti sono emersi due temi – conferma Zanettin – il primo è l’aumento della spesa destinata a questo settore. Poi, purtroppo, è emerso che molte regioni non utilizzano i fondi destinati alle cure palliative per questo scopo». «Questi fondi finiscono nel bilancio indistinto delle Asl – Interviene Zullo – Se servono soldi, per esempio, per acquistare una tac, vengono utilizzati proprio quei fondi. Quindi molte regioni trascurano le cure palliative per altre priorità. Dobbiamo capire se riusciremo a vincolare questi fondi esclusivamente alle cure palliative. Ma c’è ancora molto da discutere, anche sul piano giuridico».

Il rapporto con i pro vita

Una modifica, quella di cui si parla, che va incontro alle richieste dei movimenti Pro vita, ammette Zullo: «Non siamo per un’estremizzazione da una parte, né dall’altra. È la difficoltà del nostro lavoro. Cerchiamo un punto di equilibrio» anche se «c’è propensione a far prevalere la vita». La posizione di Fratelli d’Italia, come della Lega, del resto, è da tempo influenzata dall’associazione Pro Vita, nota per le posizioni antiabortiste, che promuove la famiglia tradizionale e si propone di difendere «il diritto alla vita dal concepimento, alla morte naturale», come si legge sul loro sito. Una posizione più complicata per Forza Italia e la sua cultura di ispirazione liberale. «Anche Forza Italia si ispira ai valori cristiani – precisa Zanettin –  ma siamo un partito liberale, dove convivono sensibilità diverse».

Pdl di centrosinistra

Sono tante le proposte di legge sul tema, soprattutto da parte del centrosinistra. Ma le terrete in considerazione? Zanettin taglia corto: «Mah, solo come base di partenza». Tra queste, c’è anche quella di Enrico Costa, suo collega di partito. «No, non guarderemo quelle presentate alla Camera, ma solo quelle del Senato. Posizioni spesso contrapposte, antitetiche. Qui serve sintesi, non chiacchiere. Chi ha fretta, ci rallenta».

Il comitato etico

Dal tavolo a Palazzo Chigi, è emerso che non sarà un giudice a decidere in via definitiva sui casi di fine vita, ma sarà un Comitato etico nazionale a pronunciarsi. «All’inizio avevamo ipotizzato di istituire comitati etici territoriali. Ieri, invece, si è fatto un passo in più e si è ritenuto più opportuno puntare su un comitato nazionale», spiega Zanettin. Innanzitutto perché «i casi non sono 100mila, ma pochi. Quindi un unico comitato è sufficiente. Inoltre – prosegue – avere un solo organismo nazionale permette di garantire uniformità di giudizio. Altrimenti una regione procede in un modo e un’altra in modo diverso».

Sucidio di Daniele Pieroni

I due senatori si mostrano molto critici sul caso di Daniele Pieroni, la prima persona ad aver ricorso al suicidio medicalmente assistito in Toscana, dove lo scorso febbraio è stata approvata una legge regionale – poi impugnata dal governo – che ne disciplina tempi e modalità. «Qui c’è un problema di tipo giuridico – continua Zanettin – La Regione Toscana ha approvato una legge a riguardo, ma noi siamo convinti che la Regione sia incompetente in materia e quindi che debba essere cancellata». In che modo? «Impugnandola davanti alla Corte Costituzionale. C’è però un’altra via: la legge contiene una clausola di cedevolezza, che stabilisce che la norma varrà fino a quando non entrerà in vigore una legge nazionale», spiega. Di conseguenza, a quel punto perderebbe efficacia e decadrebbe automaticamente. «È proprio questo l’obiettivo su cui stiamo lavorando», concludono.

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