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Harvey Weinstein colpevole di un’aggressione sessuale, ma non di stupro: la giuria a maggioranza femminile e il verdetto del nuovo processo

11 Giugno 2025 - 20:19 Giulia Norvegno
Harvey Weinstein
Harvey Weinstein
Wienstein torna in aula a New York dopo la condanna del 2020, annullata dalla Corte d'Appello. L'ex produttore di Hollywood è accusato di aggressione sessuale e stupro. In aula insulti e minacce tra giurati

Verdetto contrastato al secondo processo Harvey Weinstein a New York. L’ex produttore è stato giudicato colpevole di un capo di accusa per aggressione sessuale ai danni di Miriam Haley. La giuria, composta prevalentemente da donne, lo ha assolto da una seconda accusa di aggressione sessuale contro Kaja Sokola. Non c’è stato invece accordo tra i giurati su un terzo capo d’accusa, lo stupro denunciato da Jessica Mann. La giuria, come ha dichiarato al termine dell’udienza di mercoledì 11 giugno, si riunirà nuovamente giovedì 12 mattina. Per lo stupro di Haley e Mann, Weinstein era già stato condannato a New York nel 2020 a 23 anni di carcere. Nel 2024 la condanna era stata annullata perché la Corte d’Appello di New York aveva giudicato inammissibili una serie di testimonianze.

I tre capi d’accusa e cosa significano

Il verdetto parziale arriva dopo settimane di processo, durante il quale tre donne hanno testimoniato sulle presunte violenze sessuali commesse dall’ex produttore hollywoodiano, condannato tre anni fa da un tribunale di Los Angeles a 16 anni di reclusione per il medesimo reato. Weinstein era accusato di due capi d’imputazione per aver commesso un atto sessuale criminale di primo grado e di un capo d’imputazione per stupro di terzo grado. Con il primo si intende un atto di violenza sessuale di qualunque tipo che preveda coercizione o che abbia come vittima una persona «fisicamente indifesa» o minore di 13 anni. Con il secondo – stupro di terzo grado – si intende invece un rapporto con una «persona incapace di dare il proprio consenso» perché minore di 17 anni o perché con disabilità.

Il caos tra i giurati e le minacce: «Ci vediamo fuori un giorno»

«È la mia vita che è in gioco», ha sostenuto Weinstein in aula. «Non sto ricevendo un processo equo», ha aggiunto chiedendone l’annullamento perché diversi giurati si sarebbero lamentati delle tensioni nella Camera di consiglio. Il giudice ha spiegato che le liti tra giurati erano effettivamente avvenute ma che non avrebbe cambiato la sua posizione, «qualunque essa fosse». Secondo quanto ha riferito il presidente, uno dei giurati gli si sarebbe rivolto con una frase di chiara minaccia: «Ci vediamo fuori un giorno».

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