Rapì una neonata in una clinica, Rosa Vespa rischia il giudizio immediato. La perizia psichiatrica che la inguaia e il marito ignaro di tutto


La Procura di Cosenza ha chiesto il giudizio immediato per Rosa Vespa, la donna di 51 anni che il 21 gennaio scorso ha rapito una neonata dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza. La richiesta è stata avanzata al gip del tribunale per accelerare l’iter processuale, saltando l’udienza preliminare. Vespa si trova attualmente in carcere con l’accusa di sequestro di persona aggravato dalla minore età della vittima e dalla sua minorata capacità di difesa. La donna era riuscita a entrare nella struttura sanitaria e a portare via la bambina, scatenando ore di angoscia per i genitori.
Perizia psichiatrica: Vespa capace di intendere e volere
Un elemento cruciale per il processo è emerso dalla perizia psichiatrica disposta dalla Procura. «All’esito della perizia dello psichiatra nominato dal pubblico ministero, risulta che Vespa fosse pienamente capace di intendere e di volere», spiegano gli avvocati Chiara Penna e Paolo Pisani, che assistono i genitori della bambina. Secondo l’esperto, la donna presenterebbe disturbi di moderata pericolosità, ma era completamente consapevole delle proprie azioni al momento del rapimento. Questo aspetto sarà determinante per stabilire le responsabilità penali e l’eventuale condanna.
Genitori parte civile nel processo
I genitori della neonata si sono costituiti parte civile nel procedimento, assistiti dagli avvocati Chiara Penna e Paolo Pisani. «Abbiamo un primo tassello e per la Procura la posizione di Rosa Vespa è definita», dichiarano i legali, che hanno seguito il caso fin dall’inizio. La famiglia ha depositato anche una seconda integrazione di querela nei confronti della clinica, evidenziando possibili responsabilità della struttura sanitaria nel permettere il rapimento.
Indagini sulla clinica Sacro Cuore
Parallelamente al procedimento contro Vespa, proseguono le indagini sulla clinica dove è avvenuto il rapimento. «Abbiamo inoltre la conferma che è in piedi un filone di indagine sulla clinica. Le nostre osservazioni rappresentate nella seconda integrazione di querela nei confronti della struttura sono dunque fondate», confermano gli avvocati della famiglia. Le autorità stanno verificando se ci siano state negligenze nei protocolli di sicurezza che hanno permesso alla donna di entrare nel reparto e portare via la neonata.
Moses Vespa verso l’archiviazione
Diversa la situazione per Moses, il marito di Rosa Vespa, per il quale si profila l’archiviazione. Secondo gip e pubblico ministero, l’uomo sarebbe stato inconsapevole dei piani della moglie, che lo avrebbe raggirato come tutti gli altri. «Aspettiamo di vedere come si determinerà l’inquirente sulla sua posizione e come motiverà una prevedibile richiesta di archiviazione», dichiarano i legali della famiglia. «Siamo preparati da gennaio a questo orientamento e quasi sicuramente ci opporremo».
Vespa rifiuta la perizia della parte civile
Rosa Vespa è difesa dall’avvocata Teresa Gallucci e nelle scorse settimane è stata sottoposta alla perizia psichiatrica disposta dalla Procura. La donna ha accettato di sottoporsi ai colloqui e ai test con i consulenti della propria difesa, ma ha rifiutato quelli richiesti dai legali della famiglia della bambina. Inizialmente Vespa aveva acconsentito al colloquio clinico con gli psicologi dei familiari della piccola, ma successivamente ha ritrattato la sua disponibilità, complicando ulteriormente la ricostruzione della sua personalità e delle sue motivazioni.