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Gaza, salgono a 39 le vittime del raid sull’internet cafè. I coloni assaltano una base militare in Cisgiordania

01 Luglio 2025 - 09:18 Alba Romano
internet cafe gaza
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Secondo i vertici militari, il raid avrebbe preso di mira alcuni esponenti di Hamas. Nella regione di Benyamin, sopra Gerusalemme, continuano gli scontri tra l'esercito e i locali

Sono diventate 39 le vittime del raid israeliano che ieri, lunedì 30 giugno, ha preso di mira l’internet cafè Al-Baqa di Gaza City, nel nord della Striscia. A comunicarlo è l’emittente araba Al Jazeera, secondo cui nel bombardamento sarebbe stato ucciso anche il fotogiornalista palestinese Ismail Abu Hatab. Il raid, secondo quanto hanno spiegato fonti interne all’Idf, aveva preso di mira una serie di alti funzionari e agenti di Hamas. Sempre secondo le Forze di difesa israeliane, sarebbero state prese tutte le precauzioni prima dell’attacco per ridurre i danni ai civili. Precauzioni che, come ha ammesso indirettamente l’esercito dello Stato ebraico, non hanno dato i loro frutti tanto da spingere i vertici militari ad aprire un’indagine.

Le proteste in Cisgiordania

Nella serata di ieri, mercoledì 30 giugno, la Cisgiordania è stato nuovamente teatro di violenze. Un gruppo nutrito di coloni, quasi tutti provenienti dal distretto di Binyamin a nord di Gerusalemme, hanno preso d’assalto la base della Brigata locale dell’esercito israeliano. Secondo fonti locali, sarebbero state vandalizzate le pareti esterne degli edifici. I coloni, molti provenienti dall’insediamento ultra-ortodosso Kokhav Ha Shahar, sono stati respinti con spray urticanti. Alla base di queste proteste ci sono i fatti avvenuti nella notte tra mercoledì e giovedì, quando l’esercito israeliano era intervenuto mentre gruppi armati di coloni stavano attaccando il villaggio palestinese di Kafar Malik. Giovedì l’Idf aveva disposto lo smantellamento della colonia satellite da cui era partita la spedizione, scatenando la durissima reazione degli abitanti. Negli scontri con i soldati, un 14enne era rimasto ferito da un colpo di arma da fuoco che – secondo i coloni – il comandante del battaglione aveva sparato intenzionalmente.

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