Pupo e la verità sulla Russia: «Putin? Vado a Mosca perché mi pagano»


Enzo Ghinazzi non è Al Bano. Mentre il cantante pugliese è lì a spiegare che quello che scrivono i media sulla Russia è sbagliato perché a San Pietroburgo non c’è la guerra (infatti è in Ucraina, non gli si può nascondere nulla!), Pupo va in Russia perché lo pagano. E non si vergogna a dirlo in un’intervista a Luigi Bolognini pubblicata da Repubblica. Nella quale annuncia il suo ultimo tour mondiale: «Parte il 13 da Arezzo e girerà il mondo: Canada, Usa, Svizzera, Germania, Australia, Sudamerica, e Russia».
Perché Pupo va in Russia
Pupo va in Russia perché «sono popolarissimo lì dal 1979, tempi non sospetti. Perché negare a un popolo, che è anche vittima della guerra, la possibilità di sentirmi? Putin, mai conosciuto. Dove mi chiamano, e pagano ovviamente, vado. Andrei anche in Corea del Nord. E in Ucraina se ci fossero le condizioni di sicurezza».
Tra poco compirà 70 anni e forse il soprannome comincia a essere un po’ ridicolo: «Ci ho sofferto per anni. Ma ormai è un marchio, anzi un suono. Solo a Sanremo ‘92 ho provato a farmi chiamare Enzo Ghinazzi: Baudo mi annuncia, dal palco vedo la gente sbigottita chiedendosi chi fossi. Finita la canzone, inizio a rincorrere Gianni Morandi che mi aveva convinto a questo cambio. Mentre lo inseguo suona il telefonino: è Mogol, che mi rimprovera per aver abbandonato lo pseudonimo. Me lo diede Freddy Naggiar, della Baby Records, il primo discografico a credere in me. Non le dico cosa fu tornare a casa col primo disco, Ti scriverò, e il nome Pupo. Mia madre per la sorpresa e la delusione non mi parlò per un mese e mezzo».
Gelato al cioccolato e Su di noi
Poi arrivano Gelato al cioccolato e Su di noi: «Che portai a Sanremo dietro insistenza di Gianni Ravera: mi promise mari e monti, anche il diritto di veto su altri concorrenti. Andai e basta, terzo posto e il mondo ai miei piedi. Il mondo, sì: scrissi anche Sarà perché ti amo dei Ricchi e poveri». Il successo però lo ha portato a lasciare libero sfogo ai suoi tre demoni: «Il primo è la musica, quindi artisticamente tutto bene. Il secondo è il gioco: ho sperperato, in euro, 3-4 milioni. Ho smesso da vent’anni, ma reprimo la tentazione ogni giorno. Il terzo è il sesso, compulsivo e con chiunque e ovunque».
Italia amore mio
Poi parla di Italia amore mio: «Seconda a Sanremo 2010, anzi prima, ma mi dissero che dal Quirinale non apprezzavano che vincesse Emanuele Filiberto di Savoia, erede al trono che fu. È giudicata la più brutta canzone della storia del festival. Io la trovo bellissima». All’epoca, spiega, «Ero distrutto e pieno di debiti nel 2006. Affari tuoi doveva toccare a Fabio Fazio e Teo Teocoli. Fabrizio Del Noce, direttore di Rai 1, l’affidò a me. Non ho mai voluto sapere cosa successe, stimo Fazio, è un amico, ma così andò. Accettai per un solo motivo: i soldi». E rivela che nel 2026 prenderà la maturità e poi si iscriverà a Scienze della Comunicazione: «Ovvio. Soffro da matti per essere considerato uno che fa solo robetta. Ma scrivere bene il pop è un’arte, come lo è scrivere bene una canzone d’autore».
L’aborto e le compagne
Racconta gli altri rimpianti: «Convinsi due mie fidanzate ad abortire. Ma non vorrei parlarne». Infine, la sua vita sentimentale: «Da quasi 40 anni ho una moglie, Anna, e una compagna, Patricia. All’inizio non è stato facile, ma siamo persone mature e equilibrate».