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Due italiani detenuti nel centro migranti Alligator Alcatraz, in Florida: «Ci trattano come criminali». Chi sono e come ci sono finiti

19 Luglio 2025 - 17:35 Cecilia Dardana
alligator alcatraz
alligator alcatraz
Si tratta di Gaetano Cateno Mirabella Costa, 45 anni, originario di Taormina, e Fernando Eduardo Artese, 63 anni, cittadino con doppio passaporto argentino e italiano, residente a Las Palmas de Gran Canaria, in Spagna

Due cittadini italiani risultano attualmente detenuti presso la struttura di detenzione migranti soprannominata “Alligator Alcatraz”, nella contea di Miami-Dade, in Florida. La notizia, confermata da fonti consolari, riguarda Gaetano Cateno Mirabella Costa, 45 anni, originario di Taormina, e Fernando Eduardo Artese, 63 anni, cittadino con doppio passaporto argentino e italiano, residente a Las Palmas de Gran Canaria, in Spagna. La struttura, circondata da paludi popolate da alligatori e serpenti, è finita al centro di numerose denunce per le condizioni disumane di detenzione. Secondo quanto riportato dal Tampa Bay Times, che ha raccolto testimonianze di diversi detenuti e familiari, il centro sarebbe caratterizzato da condizioni ambientali dure e da un regime di custodia che molti descrivono come punitivo.

Il caso di Gaetano Mirabella Costa

Gaetano Mirabella Costa, arrestato il 3 gennaio scorso nella Contea di Marion, è stato condannato a sei mesi di carcere per detenzione illegale di sostanze stupefacenti senza regolare ricetta medica, aggressione e aggressione aggravata contro una persona over 65. Una volta scontata la pena, le autorità statunitensi hanno disposto la deportazione in Italia per violazione delle norme migratorie. L’uomo è stato trasferito nel centro di detenzione Alligator Alcatraz lo scorso 9 luglio, in attesa del rimpatrio.

Il caso di Fernando Eduardo Artese

Fernando Eduardo Artese, invece, è stato fermato dalla polizia stradale il 25 giugno per una contravvenzione legata a una multa non pagata. Da quel controllo è emerso che Artese, entrato negli Stati Uniti anni fa con un permesso turistico (ESTA), lavorava regolarmente in violazione dei termini del visto. A ciò si aggiunge un mandato di arresto pendente per mancata comparizione a un’udienza giudiziaria. Arrestato inizialmente a Riviera Beach, è stato trasferito ad Alligator Alcatraz il 3 luglio.

«Questo è un campo di concentramento. Ci trattano come criminali, è una ricerca di umiliazione», ha detto Artese, ripreso dal Tampa Bay Times. «Siamo tutti lavoratori e persone che lottano per le nostre famiglie», ha detto lamentando un trattamento degradante e condizioni di detenzione che, secondo alcuni avvocati per i diritti civili, violerebbero gli standard minimi previsti dalle convenzioni internazionali. La sua famiglia, che vive regolarmente negli Stati Uniti da anni, è in contatto sia con il consolato italiano che con quello argentino.

Le difficoltà consolari

A complicare il quadro, l’impossibilità di instaurare un dialogo diretto con le autorità carcerarie della struttura, che rientra nella giurisdizione dell’ICE-ERO (Immigration and Customs Enforcement – Enforcement and Removal Operations). Secondo una nota diffusa dalla Farnesina, «Il Consolato Generale d’Italia a Miami e l’Ambasciata d’Italia a Washington stanno seguendo la vicenda con la massima attenzione, mantenendosi in costante contatto con i famigliari dei connazionali e continuando a interessare le Autorità dell’Immigration and Customs Enforcement per reperire informazioni aggiornate sullo stato di salute dei connazionali e sulle tempistiche previste per il loro rimpatrio». Al momento, entrambi i cittadini italiani sono in attesa di essere rimpatriati, ma le tempistiche rimangono incerte.

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