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Pronti a sacrificare nel Sahara il figlio «posseduto» per farlo «resuscitare come Gesù»: condannata coppia francese

19 Luglio 2025 - 22:42 Alba Romano
coppia vuole sacrificare figlio nel deserto del sahara
coppia vuole sacrificare figlio nel deserto del sahara
I due erano stati arrestati mentre cercavano di imbarcarsi per il Marocco con il figlio di cinque anni. Il tribunale di Bordeaux li ha condannati a 18 mesi di carcere per abbandono e inadempienza verso il minore ma loro si dicono innocenti

Una vicenda dai contorni surreali ha trovato il suo epilogo giudiziario al tribunale di Bordeaux giovedì 17 luglio. Florian e Marie L., una coppia di insegnanti di musica, sono stati parzialmente assolti dall’accusa di associazione a delinquere, inizialmente avanzata contro di loro per aver, secondo l’accusa, pianificato il «sacrificio» del proprio figlio di 5 anni nel deserto del Sahara marocchino. Il tribunale ha tuttavia ritenuto i due genitori colpevoli di mancato rispetto dei doveri legali genitoriali, condannandoli a 18 mesi di reclusione con sospensione condizionale e obbligo di seguire un percorso terapeutico per il padre. Inoltre, è stata loro revocata la potestà genitoriale.

Il presunto piano delirante

I fatti risalgono al 2023, quando la coppia era stata fermata in Spagna in compagnia del figlio, dopo un allarme lanciato alle autorità francesi da un familiare preoccupato. Secondo le ricostruzioni del pubblico ministero, i due avrebbero abbandonato scuola e abitazione senza portare con sé vestiti o dispositivi elettronici, nel tentativo, si presume, di sottrarsi a qualunque forma di tracciamento. Il padre, Florian L., oggi 42enne, avrebbe confidato l’intenzione di «sacrificare» il figlio il giorno di Natale per farlo «resuscitare come Gesù», nell’ambito di un progetto mistico-religioso che prevedeva la creazione di una nuova fede. L’uomo affermava di aver avuto una rivelazione divina durante una tempesta, mentre era nudo nei boschi del Médoc, e di essere stato scelto da Dio come «braccio armato». Il pubblico ministero Olivier Bonithon ha parlato di un piano «ben organizzato», con l’obiettivo dichiarato di un esorcismo in terra marocchina. «Non si inventa una cosa così – ha commentato in aula – volevano davvero fare del male a quel bambino».

I genitori negano: «Non volevamo fargli del male»

Durante il processo, entrambi i genitori hanno negato qualsiasi intento violento. «In nessun caso ho voluto fare del male a mio figlio», ha dichiarato Florian dal box degli imputati, dove si trovava in stato di detenzione preventiva, salvo poi uscire libero dopo la sentenza. La madre, Marie L., ha parlato di un semplice «viaggio per cercare pace e tranquillità», negando di essere a conoscenza di eventuali deliri del marito. La difesa ha minimizzato l’accusa di premeditazione, parlando di «un semplice allontanamento familiare precipitato, non un progetto mortifero». L’avvocata del padre, Audrey Bousillon, ha parlato di un processo che «ha partorito un topolino», sottolineando l’assenza di prove concrete a sostegno dell’accusa principale. Sebbene Florian L. sia stato in precedenza ricoverato in ospedale psichiatrico, le perizie hanno escluso la presenza di patologie mentali gravi. Il bambino è stato comunque sottratto a una situazione familiare giudicata pericolosa e affidato ai servizi di protezione.

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