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Michele Noschese, la versione della polizia spagnola sul dj morto a Ibiza: «Era sotto effetto di droghe, minacciava un vicino con un coltello»

22 Luglio 2025 - 15:33 Ugo Milano
Michele Noschese
Michele Noschese
Il padre del 35enne, il medico Giuseppe Noschese, contesta la versione fornita dagli agenti, definendola «non credibile: mio figlio è stato legato e picchiato». I familiari sottolineano che la morte del dj è avvenuta in circostanze sospette, subito dopo l’arresto e mentre si trovava sotto la custodia della Guardia Civil

Il dj napoletano, Michele Noschese, noto con il nome d’arte “Godzi”, «era sotto effetto di sostanze stupefacenti» e «in preda alle allucinazioni» quando sabato mattina, dalla sua abitazione in Santa Eulalia, a Ibiza, avrebbe minacciato «un vicino in avanzata età con un coltello». È quanto sostiene la Guardia Civil di Palma de Mallorca, sentita dall’Ansa, sui momenti che hanno preceduto la morte del producer e dj di 35 anni. Secondo la polizia spagnola, gli agenti – intervenuti su segnalazione dei residenti per schiamazzi legati a una festa – «hanno tentato di contenere l’aggressore, momenti nei quali Noschese ha cominciato ad avere convulsioni», spiegano all’agenzia di stampa i militari, che avrebbero poi tentato di rianimarlo con manovre di primo soccorso, in attesa dei sanitari, ma senza successo. Gli agenti, intervenuti su segnalazione dei residenti per schiamazzi legati a una festa, hanno tentato di bloccarlo. Il dj è morto sul posto per un arresto cardiaco. La Guardia Civil ha avviato un’indagine interna, mentre si attendono ancora i risultati ufficiali dell’autopsia.

Il padre del dj morto: «È stato legato e picchiato»

Per il padre e medico di Michele, Giuseppe Noschese, la versione fornita dalla polizia «non è credibile». L’uomo, un noto medico napoletano, sostiene che la morte è avvenuta in «circostanze grandemente sospette e comunque non chiarite», subito dopo il suo arresto e mentre era «in custodia delle forze di sicurezza spagnole». Nell’esposto vengono sollecitati, tra l’altro, l’apertura di una «indagine autonoma e approfondita», l’acquisizione dei filmati dell’arresto e la loro messa in sicurezza; l’identificazione di tutti i poliziotti presenti. «Io e la mia famiglia non siamo alla ricerca di una vendetta o di colpevoli, siamo alla ricerca di giustizia», ha precisato ancora al Tg1. «È arrivata la polizia, mi è stato riferito, – continua il padre del dj – che ha fatto uscire tutti, è rimasta sola con mio figlio che è stato legato mani e piedi». E poi ancora: «Sembrerebbe che sia stato malmenato in maniera particolarmente energica», dice ancora. Ieri – martedì 22 luglio – è stata eseguita l’autopsia e la famiglia, assistita dall’avvocato Paola Filippelli ha nominato un proprio consulente di parte. 

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