Ultime notizie ColdplayDonald TrumpGazaJannik SinnerUcraina
ECONOMIA & LAVOROCommissione UEDaziDonald TrumpEUtopiaUnione europeaUrsula von der LeyenUSA

Dazi, «Usa e Ue verso accordo sul 15%». La minaccia europea con contro-tariffe per 93 miliardi: l’avvertimento per Trump

Ursula Von del Leyen e Donald Trump
Ursula Von del Leyen e Donald Trump
Diverse fonti europee citate da Ansa e il Financial Times indicano come vicina un'intesa tra Bruxelles e Washington sulle tariffe commerciali a partire dal 1 agosto. La possibile e pesante risposta europea per sventare i dazi americani al 30%

Ue e Usa lavorano ad un’intesa sui dazi che prevede una tariffa unica del 15%. Lo schema dell’accordo sarebbe sul modello di quello siglato dall’amministrazione Trump con il Giappone e includerebbe quindi, l’abbassamento dei dazi più alti finora in vigore per alcuni settori, tra cui quello dell’automotive. La conferma l’Ansa che cita più fonti europee. Indiscrezione rilanciata anche dal Financial Times, che cita fonti informate e sostiene che Bruxelles potrebbe accettare i cosiddetti «dazi reciproci», così da scongiurare la minaccia del presidente americano di portare i dazi per l’Ue al 30% entro il 1 agosto. Lo scherma dell’intesa sul quale Ue e Usa hanno lavorato prevede una tariffa di base del 15%, che include la clausola della «Nazione Più Favorita» (Mfn) secondo la quale la tariffa è al 4,8% di media per il commercio Ue-Usa. Lo spiega una fonte diplomatica europea secondo cui lo schema prevede alcune esenzioni ancora da definire. L’Ue potrebbe a sua volta ridurre le proprie tariffe ai prodotti Usa al livello della clausola Mfn o allo 0% per alcuni prodotti. La decisione finale, si sottolinea, spetta al presidente Trump.

Le rinunce di Usa e Ue e il bazooka sul tavolo

Entrambe le parti dovrebbero rinunciare a una serie di dazi su alcuni prodotti. Per esempio aeromobili, alcolici e dispositivi medici. Poiché da aprile gli esportatori europei pagano un dazio aggiuntivo del 10% sulle merci destinate agli Usa, questi si confermerebbero, sommandosi ai dazi preesistenti che mediamente ammontavano al 4,8%. In caso di scenario no-deal, all’interno dei 27 è emersa un ampia maggioranza qualificata per attivare lo strumento di anti-coercizione. E’ quanto spiega una fonte diplomatica europea al termine della riunione del Coreper II nella quale la Commissione ha ipotizzato un’intesa con gli Usa sui dazi al 15%. La Commissione, si apprende ancora, ha condiviso una scheda informativa sui passi da compiere nella preparazione alla procedura per l’anti-coercizione. Al momento, spiega la fonte, solo la Francia ha chiesto l’istituzione immediata dello strumento.

La possibile risposta Ue con i contro-dazi da 93 miliardi

Una lista unica di contro-dazi da 93 miliardi che scatteranno dal prossimo 7 agosto. È questa la risposta a cui sta lavorando la Commissione europea se i negoziati con gli Stati Uniti dovessero portare a un nulla di fatto. La tregua commerciale fra Bruxelles e Washington scade a fine mese. Se le due parti non raggiungeranno un accordo, il Vecchio Continente andrà incontro a tariffe del 30% a partire dal 1° agosto, che si sommerebbero alle altre già in vigore da diverse settimane su acciaio, alluminio e automobili. «La priorità è il negoziato ma parallelamente continua la preparazione delle contromisure», ha spiegato un portavoce dell’esecutivo europeo. Donald Trump, velatamente o meno, ha riposto sul suo social Truth: «Abbasserò i dazi solo se un Paese accetta di aprire il suo mercato. In caso contrario, dazi molto più alti».

Le pressioni di Washington su Big Tech e case farmaceutiche

Intanto le trattative procedono. Nel pomeriggio di oggi, mercoledì 23 luglio, il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, parlerà di nuovo al telefono con il suo omologo americano, Howard Lutnick. «L’obiettivo principale dell’Ue è raggiungere un risultato negoziale con gli Stati Uniti. Sono in corso intensi contatti a livello tecnico e politico», ha fatto sapere ancora il portavoce di Bruxelles. Secondo fonti vicine alla Commissione Ue, la Casa Bianca starebbe esercitando pressioni sul fronte delle Big Tech e sul settore farmaceutico, ritenuto molto sensibile. Tra le richieste americane ci sarebbe l’esclusione delle aziende americane del tech dall’applicazione di alcune disposizioni dei regolamenti europei. In cambio, Washington si dice disposta ad abbassare dal 30 al 15% la soglia tariffaria contro le merci Ue. A preoccupare la Commissione europea è il rischio che un’eventuale intesa su questi punti non troverebbe il necessario consenso tra i Paesi membri. In particolare tra chi, come la Francia, spinge da mesi per attuare una linea dura contro il «bullismo commerciale» di Donald Trump.

L’intesa del Giappone con gli Usa

Mentre l’Ue ancora negozia per strappare un accordo con gli Usa, il Giappone già ha messo la firma su un’intesa che prevede il 15% dei dazi contro il Paese asiatico. «È forse l’accordo più importante mai fatto. Creerà migliaia di posti di lavoro», promette il presidente americano. In cambio, il tycoon ha ottenuto la creazione di un fondo di investimenti giapponese da 550 miliardi che opererà negli Stati Uniti e su cui, secondo Bloomberg, lo stesso Trump avrebbe una notevole presa: il 90% dei profitti del fondo andrebbero a Washington. Non solo. Il Giappone ha acconsentito ad acquistare 100 aerei Boeing, ad aumentare del 75% l’import di riso americano e di spendere almeno 8 miliardi in prodotti agricoli e 17 miliardi in prodotti militari a stelle e strisce.

Tokyo tende la mano a Bruxelles

Ma il governo di Tokyo è ben consapevole che Trump potrebbe cambiare idea da un momento all’alto. E infatti, parallelamente, ha siglato un accordo anche con l’Unione europea. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha chiuso oggi la sua missione diplomatica in Giappone firmando una «Alleanza per la competitività» basata su tre pilastri: «Aumentare il commercio bilaterale sfruttando appieno il potenziale dell’accordo di partenariato economico; rafforzare la sicurezza economica potenziando il dialogo economico ad alto livello; e collaborare in materia di innovazione e transizione verde e digitale».

Von der Leyen: «Al lavoro con gli Usa, ma il commercio si fa altrove»

Di fronte alla schizofrenica politica commerciale di Trump, l’Ue cerca partner altrove. E a differenza di qualche mese fa, ha smesso di farlo in sordina. «Stiamo lavorando per ristabilire il nostro partenariato con gli Stati Uniti su basi più solide. Ma sappiamo anche che l’87% del commercio globale avviene con altri Paesi, molti dei quali alla ricerca di stabilità e opportunità», ha detto von der Leyen ricevendo la laurea honoris causa dall’università di Keio, a Tokyo. «Paesi da tutto il mondo vengono da noi per fare affari: dall’India all’Indonesia, dal Sud America alla Corea del Sud, dal Canada alla Nuova Zelanda. Stiamo tutti cercando di forgiare la nostra forza e la nostra indipendenza. Solo lavorando insieme possiamo farlo», ha evidenziato la politica tedesca.

La riforma del Wto

E a proposito di collaborazione, von der Leyen ha annunciato anche l’intenzione di creare un’alleanza con i paesi firmatari del Cptpp (un accordo commerciale che riunisce dodici Paesi, tra cui Australia, Canada, Giappone, Messico e Regno Unito) non solo per «difendere il libero scambio» ma anche per «guidare una riforma significativa del Wto, in modo che le regole del commercio globale riflettano le sfide odierne e i rischi futuri».

Foto copertina: EPA/David Mareuil | Da sinistra a destra: Antonio Costa (presidente del Consiglio europeo), Ishiba Shigeru (primo ministro giapponese) e Ursula von der Leyen (presidente della Commissione europea) a Tokyo, 23 luglio 2025

leggi anche