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Regionali in Veneto, perché Zaia non molla sulla lista personale (ma propone un vertice di coalizione)

28 Luglio 2025 - 20:44 Sofia Spagnoli
luca zaia elezioni regionali
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Nonostante la freddezza del resto della coalizione e persino di Salvini il doge non tira indietro l'idea della lista personale

Ma il governatore uscente del Veneto Luca Zaia, quindi, cosa vuole davvero ottenere da questa partita pre-elettorale? È la domanda che rimbalza tra chi segue da vicino i preparativi per le elezioni regionali d’autunno. Perché con il passare delle settimane, tutto lascia pensare che il doge non abbia alcuna intenzione di retrocedere sull’idea di una lista propria, autonoma da quella in cui si uniranno i tre partiti di maggioranza (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia). Una lista personale che – come ha ribadito più volte – sarebbe capace di raccogliere «Il 40 o il 45% delle preferenze», conquistando consensi anche tra gli elettori del centrosinistra.

Salvare chi l’ha seguito in questi anni

«Vuole garantire continuità amministrativa» spiegano i suoi fedelissimi. E aggiungono: «Dal territorio la spinta è forte, la gente vuole che faccia la lista e lui è convinto che serva a rafforzare la coalizione» perchè «Lega, FdI e FI sono una cosa, ma se aggiungi la lista Zaia togli voti anche alla sinistra». Ma c’è anche altro. In questi anni, al suo fianco, ci sono stati consiglieri regionali e figure politiche che si sono spese per il suo progetto. Senza una lista personale, molti di loro rischierebbero di restare fuori. E lui non vorrebbe lasciarli indietro.

I vecchi retaggi padani

Poi c’è un’altra questione, più profonda, che riguarda l’identità della Lega e le sue trasformazioni. Negli ultimi anni il partito ha cambiato pelle: da movimento padano legato alla visione di Umberto Bossi, si è evoluto – con l’apertura al Sud voluta da Salvini – in un soggetto nazionale, modificando di conseguenza anche le sue battaglie fondanti. Tra queste, l’autonomia regionale, che per Zaia resta una priorità assoluta (non a caso a fine 2024 ha pubblicato un libro intitolato Autonomia. La rivoluzione necessaria). Anche per questo si fa sempre più netta la distanza non solo con la Lega nazionale, ma anche con gli alleati di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Come spiegano i più vicini al doge, «c’è un modello di amministrazione che si distingue da quello leghista, di FdI e di FI, più basato sull’autonomia». Ed è proprio questa visione amministrativa a rafforzare l’idea di una lista autonoma alle prossime regionali.

Nessuna guerra con Salvini

Una scelta quella di Zaia, quindi, che non nasce da uno scontro, ma da una rivendicazione politica. Anzi, chi gli è vicino assicura che non c’è alcuna “guerra” contro il candidato che la Lega, nella sua versione Salvini, sarebbe pronta a schierare: Alberto Stefani. «A Zaia piace come nome», assicurano, anche se in un primo momento, la candidatura poteva sembrare divisiva, proprio per la vicinanza di Stefani al segretario federale, con cui il governatore uscente del Veneto ha preso le distanze su diverse battaglie. Intanto, anche Fratelli d’Italia si fa avanti: come noto da settimane, Giorgia Meloni vuole un ruolo in Veneto, e sono due i nomi in ballo: i senatori Raffaele Speranzon e Luca De Carlo. Forza Italia, invece, ha subito rilanciato la candidatura di Flavio Tosi.

Al tavolo con i tre leader

Nel frattempo, mentre i tre leader della coalizione – Meloni, Salvini e Tajani – faticano a trovare una sintesi sul nome da proporre, Luca Zaia non chiude le porte al dialogo. Anzi, oggi ha ribadito la sua disponibilità a partecipare a un eventuale tavolo del centrodestra: «Ho sempre detto che sono a disposizione. Quando si deciderà qualcosa, se non sarò coinvolto, comunque dirò la mia. Non in modo provocatorio, ma con serenità e correttezza».

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