Compositore barese denuncia “La La Land” per plagio: «La colonna sonora è identica al mio brano del 2009»


Una battaglia lunga e complicata. Il musicista barese Costantino Ladisa ha accusato la colonna sonora di La La Land di plagio. Il compositore e sassofonista sostiene di aver riconosciuto nella melodia di Mia and Sebastian’s Theme una somiglianza «evidente e sostanziale» con un suo brano intitolato Il Parigino, scritto nel 2009 per il docufilm U megghie paise. A riportare la vicenda è Andkronos. La scoperta, racconta Ladisa, è arrivata per caso. «Mi ha telefonato il regista del documentario, Vanni Bramati. Era al cinema per vedere La La Land e mi ha chiamato sconvolto: “È il tuo brano, non ho dubbi”. Il giorno dopo sono andato anch’io a vedere il film e ho avuto la stessa impressione. Non potevo credere alle mie orecchie».
La perizia tecnica: «Potrebbe trattarsi dello stesso brano»
Dopo lo sconcerto iniziale, il musicista ha deciso di consultare un avvocato specializzato in diritto d’autore. Una perizia tecnica, realizzata dal compositore Marcello Massa, ha rafforzato i sospetti: in almeno diverse battute, secondo il documento, le due melodie risulterebbero sovrapponibili per struttura, armonia e atmosfera. «Il maestro ha evidenziato un’identità tale da ipotizzare che si tratti dello stesso tema musicale», spiega Ladisa. Il processo è già stato avviato da tempo, ma procede lentamente. La prossima udienza è prevista nel 2027. «So che la giustizia è lenta, e che dall’altra parte c’è un gigante come Hurwitz. Ma non si tratta di fama o di soldi: ho 60 anni, non cerco visibilità. Voglio solo difendere la mia musica, e con essa il diritto di ogni artista a vedere riconosciuto il proprio lavoro».
Una questione aperta
Nel frattempo, Ladisa evita accuse dirette: «Non voglio dire che qualcuno abbia copiato di proposito. Ma oggi, con il web, i brani viaggiano ovunque. Può succedere che qualcosa venga ascoltato, interiorizzato, rielaborato. A me non interessa fare congetture. Chiedo soltanto che un giudice stabilisca se quella musica è davvero la stessa». La questione rimane aperta, in attesa che la giustizia faccia il suo corso. Ma per il musicista barese il punto è già chiaro: «Questa non è una battaglia personale, ma una questione di rispetto per la creatività. E vale la pena combatterla fino in fondo».