Gaza, l’inviato Usa Witkoff: «Nella Striscia c’è scarsità di cibo ma non fame». Hamas: «Nessun disarmo finché non ci sarà lo Stato di Palestina»


Hamas ha ribadito che non accetterà il disarmo finché non verrà istituito uno Stato palestinese, in risposta a una delle richieste chiave di Israele nei colloqui sul cessate il fuoco a Gaza. Lo riporta la Bbc. Il gruppo armato palestinese ha affermato di aver risposto alle dichiarazioni attribuite all’inviato Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff, secondo cui Hamas avrebbe «espresso la sua volontà» di deporre le armi. Israele ritiene che il disarmo del partito-milizia sia una delle condizioni fondamentali per qualsiasi accordo volto a porre fine al conflitto.
Fonti di palazzo Chigi: «Da oggi l’Italia collabora al lancio di aiuti»
Da questa mattina, sabato 2 agosto, l’Italia ha iniziato a offrire la sua collaborazione operativa alla consegna di aiuti alla popolazione di Gaza mediante lanci aerei, operativi con velivoli degli Emirati. È quanto fanno sapere fonti di Palazzo Chigi. «Grazie all’azione del ministero degli Esteri e del ministero della Difesa, l’Italia continuerà a ripetere tali operazioni anche nei prossimi giorni in raccordo con i partner più stretti, a partire dagli Emirati Arabi Uniti e dalla Giordania», riferiscono ancora le fonti, citate da Ansa. Il governo di Giorgia Meloni si allinea così alle iniziative intraprese da diversi altri Paesi partner, tra cui Francia, Germania e Regno Unito per paracadutare alimenti e beni di prima necessità nell’enclave palestinese, dopo il via libera dato da Israele. Parallelamente a questo sforzo in termini di aiuti umanitari, «l’Italia resta impegnata a sostenere l’obiettivo di un cessate il fuoco che apra la via al termine permanente delle ostilità e al rilancio di un processo politico verso una pace giusta e duratura, basata sulla soluzione dei due Stati», precisano ancora le stesse fonti.
Witkoff: «A Gaza non c’è fame»
Per l’inviato Usa, Steve Witkoff, «nonostante le difficoltà e la scarsità di cibo», sulla Striscia «non c’è fame». Lo ha dichiarato durante un incontro con le famiglie degli ostaggi a Tel Aviv. Gli Stati Uniti, ha aggiunto, «stanno pianificando di porre fine alla guerra e ha auspicato un approccio globale per giungere a questo risultato». Witkoff ha affermato che Washington ha un piano per «riportare tutti a casa gli ostaggi» e che questa è la massima priorità del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. «La maggior parte dell’opinione pubblica israeliana – ha aggiunto – e la maggior parte dell’opinione pubblica di Gaza vogliono che le persone rapite tornino, perché vogliono che la Striscia venga ricostruita». Le parole di Witkoff arrivano dopo la visita avvenuta ieri, venerdì 1 agosto, ad alcuni dei centri di distribuzione degli aiuti gestiti dalla controversa Gaza Humanitarian Foundation.
Nessun accordo per la tregua all’orizzonte
Stando a quanto riportano i media israeliani non ci sarebbe alcun accordo di cessate il fuoco all’orizzonte tra Hamas e Israele. All’ombra dello stallo nei negoziati per il rilascio degli ostaggi, la fonte ha precisato: «Come condizione di base per il ritorno ai negoziati, Hamas chiede che vengano portati 600 camion in un giorno, più di quanto avrebbe ricevuto in un accordo parziale. Le possibilità di un accordo globale sono scarse», ha spiegato la fonte, aggiungendo tuttavia che rimane aperta l’ipotesi di un ritorno al tavolo dei negoziati.
Nuovo video di un ostaggio israeliano
La famiglia di Evyatar David, tenuto in ostaggio a Gaza, ha consentito ai media di mostrare il video completo del prigioniero pubblicato da Hamas. David, che appare pallido e malnutrito, è stato filmato mentre scava in un tunnel a Gaza, rivela Times of Israel. «Oggi è il 27 luglio, sono le 12, non so cosa mangerò», dice. «Non mangio da qualche giorno di fila». E poi ancora: «Mi trovo in una situazione molto difficile, per molto tempo, da tanti mesi. Questa non è finzione, è realtà». Nel video, una persona dietro la telecamera gli porge una lattina: «Questa lattina (di legumi, ndr) è per due giorni. Tutta questa lattina è per due giorni, così non muoio», spiega ancora David, che rivolge infine un appello al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: «Sono stato completamente abbandonato da te, mio primo ministro, che dovresti preoccuparti di me e di tutti i prigionieri».
A Gaza in 22 mesi uccisi 18mila bambini, 28 al giorno
«Dall’inizio della guerra, a Gaza sono stati uccisi oltre 18.000 bambini. Si tratta di una media di 28 bambini al giorno, l’equivalente di una classe scolastica, che non ci sono più». Lo afferma il vicedirettore generale di Unicef Ted Chaiban appena tornato da una missione di cinque giorni in Israele, Gaza e Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. «Gaza ora rischia seriamente la carestia. Si tratta di una situazione che – aggiunge – si è andata aggravando, ma ora abbiamo due indicatori che hanno superato la soglia della carestia. Una persona su tre a Gaza passa giorni senza cibo e l’indicatore di malnutrizione ha superato la soglia della carestia, con la malnutrizione acuta che ora supera il 16,5% (nella città di Gaza). Oggi, oltre 320.000 bambini piccoli sono a rischio di malnutrizione acuta». «Abbiamo oltre 1.500 camion carichi di forniture di prima necessità pronti nei corridoi tra Egitto, Giordania, Ashdod e Turchia. Alcuni hanno iniziato a muoversi e negli ultimi due giorni – conclude – abbiamo consegnato 33 camion di latte in polvere salvavita, biscotti ad alto contenuto energetico e kit igienici. Ma questa è solo una minima parte di ciò che serve».