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«Altro che estorsione, Monzino mi ha mandato gli audio di sua spontanea volontà e poi ha avvisato Bova»: la versione di Corona sul caso Ceretti

05 Agosto 2025 - 15:59 Alba Romano
Raul Bova e Fabrizio Corona
Raul Bova e Fabrizio Corona
L’ex re dei paparazzi è stato intervistato a Filorosso su Rai3: «La polizia è venuta da me e si è fatta due risate, non sono indagato né mi hanno sequestrato il telefono»

«Non c’è un sistema Martina Ceretti che ricatta le persone». Queste le parole di Fabrizio Corona interpellato da Rai 3, nel programma Filorosso, sul caso che da giorni sta facendo discutere tutta l’Italia. Secondo il conduttore, sarebbe stato Federico Monzino, giovane imprenditore milanese, a mandargli gli audio compromettenti di sua spontanea volontà, salvo poi avvisare Raoul Bova dell’imminente uscita della puntata di Falsissimo in cui Corona avrebbe svelato il tradimento dell’attore con la giovane modella. «È semplicissima la storia», la versione di Corona. «Il ragazzo, Federico Monzino, figlio di una famiglia ricchissima, una sera insieme alla ragazza, mi dice: “Ho questo audio”. A me non interessa, perché a me Bova non interessa, non fa notizia. Dopodiché vado a casa sua, lo trovo in condizioni pietose, chiamiamo Martina, ci accordiamo, sento gli audio, ci penso un giorno, dopodiché mi torna in testa e mi dico: “Gli audio valgono“. Torno indietro, mi gira gli audio e me ne vado via. I file vengono mandati volontariamente, non estorti», afferma. «Succede che – e questo non lo sanno neanche gli inquirenti –il ragazzo non sta bene e per gioco insieme a un suo amico telefona a Raoul Bova e dice: “Guarda che c’è Falsissimo. Se mi fai un regalo e ci sono quelle chat” – prosegue Corona -. Ma questo tre giorni prima della puntata, non tre settimane prima, non dieci».

Fabrizio Corona si difende: «La polizia è venuta da me e si è fatta due risate»

«Il giorno dopo (l’uscita dello scandalo, ndr) la polizia è venuta da me e si è fatta due risate, non sono né indagato né mi hanno sequestrato il telefono», ha detto Corona. Secondo il paparazzo, infatti, sarebbe assurda la posizione di alcuni, tra cui l’avvocata Annamaria Bernardini de Pace, che difendono Bova gridando al ricatto. «Tutta questa storia è una bufala clamorosa. Ma quale sistema estorsivo?». Eppure, la versione fornita da Monzino agli inquirenti risulta molto diversa. L’uomo avrebbe dichiarato di aver consegnato gli audio a Corona in cambio di mille euro e del contatto di un pusher per acquistare cocaina. Monzino, sentito poi da Repubblica, ha negato di aver ricevuto denaro o favori. Ora l’indagine per tentata estorsione si sta concentrando proprio su quel numero di telefono per verificare se fosse un semplice contatto o parte di un pagamento in droga.

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