Bullismo e sessismo nella Ong di Harry? Il principe assolto da ogni accusa: «Polverone mediatico per semplici divergenze»


Assolto da tutte le accuse: si è chiuso con un nulla di fatto il procedimento contro il principe Harry per presunti atti di bullismo, sessismo e misoginia all’interno della sua fondazione Sentebale. Ad accusarlo, dopo le dimissioni del membro della Royal Family, era stata la presidente della organizzazione Sophie Chandauka. Secondo la ex manager, il principe aveva dato il via a una serie di comportamenti «tossici» nei suoi confronti, poi emulati dai membri del consiglio di amministrazione più vicini al duca del Sussex. Harry si era difeso bollando le accuse come «bugie spudorate».
Le dimissioni di Harry e l’autoritarismo della presidente
A indagare sulla gestione di Sentebale, la fondazione per l’assistenza dei bambini colpiti dall’Aids in Lesotho e Botswana fondata sulla scia dell’impegno di Lady Diana, era la Charity Commission inglese. L’organismo, addetto alla sorveglianza delle Ong, non ha trovato alcuna evidenza di atti di bullismo, misoginia o sessismo da parte del principe. Le accuse di Sophie Chandauka avevano seguito a stretto giro la decisione del principe Harry e del principe ereditario del Lesotho di dimettersi dal ruolo di patroni dell’organizzazione. I due avevano spiegato la rottura indicando come motivo l’autoritarismo eccessivo della presidente, la sua cattiva gestione e l’approccio prettamente «commerciale».
Le accuse di Sophie Chandauka e l’assoluzione
Solo a quel punto, Sophie Chandauka aveva denunciato in una serie di interviste il clima «tossico» che il principe e i suoi collaboratori avevano instaurato all’interno del consiglio d’amministrazione dell’organizzazione benefica. La Charity Commission, oltre che scagionare Harry dalle accuse, ha anche escluso che ci siano evidenze di «autoritarismo» da parte della ex manager. Non manca però, da parte della commissione, una nota di rimprovero per entrambe le parti, che avrebbero sollevato un grande polverone mediatico sulla base di «semplici divergenze di visione e incompatibilità personali».