Netanyahu: «Occupiamo Gaza, ma gestione a forze arabe». Verso la ripresa dei negoziati con Hamas: «Accordo su ostaggi ancora possibile»


Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha detto che Israele «non annetterà Gaza» ma prevede di trasferire il controllo del territorio a un non specificato «organismo di governo transitorio». La dichiarazione è stata rilasciata al media indiano in lingua inglese Cnn-News18, citato dai media israeliani, poco dopo l’incontro a Gerusalemme con l’ambasciatore dell’India in Israele, J.P. Singh. Il premier israeliano ha ribadito gli obiettivi di Israele: lo smantellamento di Hamas e il ritorno incondizionato di tutti gli ostaggi. Netanyahu ha aggiunto che il conflitto potrebbe finire subito se Hamas deponesse le armi e rilasciasse gli ostaggi. Israele vuole liberare Gaza da Hamas, non governarla ha ribadito il premier israeliano a Fox news: «Vogliamo creare un perimetro di sicurezza e vogliamo consegnare Gaza alle forze arabe che la governeranno correttamente».
Il vertice di governo sul piano di occupazione
Alle 18 ora locale, le 17 in Italia, la riunione del gabinetto di sicurezza israeliano è iniziata per discutere la potenziale occupazione della Striscia di Gaza. Nonostante le divisioni interne, il primo ministro Benjamin Netanyahu si è detto pronto a forzare la mano per ottenere l’approvazione del suo piano, che prevede una lunga operazione militare nella zona. L’operazione a Gaza però non sarebbe irreversibile: «Siamo pronti a valutare l’interruzione se Hamas accetta le condizioni di Israele». A dirlo è stato il premier israeliano durante la riunione, secondo indiscrezioni riportate dal notiziario di Channel 12. Il ministro Itamar Ben Gvir invece ha affermato: «Dobbiamo arrivare fino in fondo».
La nuova finestra sulle trattetive per gli ostaggi
Mentre il gabinetto di sicurezza a Gerusalemme discute l’occupazione della Striscia di Gaza, alti funzionari del team negoziale israeliano hanno inviato un messaggio al governo, secondo cui la finestra per un accordo sulla liberazione degli ostaggi potrebbe riaprirsi presto. «Egitto, Qatar e Turchia stanno facendo pressione su Hamas affinché torni al tavolo delle trattative per una conclusione – hanno detto i negoziatori israeliani citati da Channel 12 – Ciò potrebbe accadere la prossima settimana, un elemento che va considerato nel processo decisionale. Fate attenzione a non chiudere la possibilità di un accordo sugli ostaggi».
Conquista di Gaza City ed evacuazione di massa
Secondo quanto trapelato da fonti governative e riportato dai media locali, l’operazione si concentrerebbe inizialmente sulla conquista di Gaza City e durerebbe dai 4 ai 5 mesi. Il piano, definito da Channel 12 come «graduale», includerebbe l’evacuazione di un milione di persone, corrispondenti a circa metà della popolazione della Striscia, con la costruzione di infrastrutture temporanee per ospitare gli sfollati e un massiccio ingresso di aiuti umanitari, presumibilmente in coordinamento con gli Stati Uniti. L’idea di fondo, secondo chi la sostiene, parrebbe quella di «stabilizzare» la Striscia dopo aver annientato le strutture operative di Hamas, ma senza un chiaro piano politico per il dopo. Sebbene Netanyahu possa contare su una probabile maggioranza nel gabinetto di sicurezza, diverse crepe sono emerse nel fronte interno. Ministri anonimi, citati da Ynet, definiscono l’organo decisionale «un timbro di gomma», privo di reale potere. Tutte le decisioni, sostengono, sarebbero già prese in anticipo dal premier.
I dubbi dell’esercito e l’opposizione delle famiglie degli ostaggi
Il capo di stato maggiore Eyal Zamir dovrebbe prendere la parola nella riunione di oggi per esprimere apertamente le sue preoccupazioni. Secondo fonti interne, Zamir avrebbe detto che «la conquista della Striscia trascinerà Israele in un buco nero», soprattutto in assenza di una chiara strategia per la fase post conflitto. Il suo piano alternativo, condiviso da altri generali, sarebbe quello di un accerchiamento strategico di Gaza City, colpendo con fuoco massiccio e portando numerose truppe all’interno ed evitando eventuali trappole. Continua l’opposizione anche delle famiglie degli ostaggi. Nelle stesse ore della riunione, una flottiglia con a bordo alcuni parenti dei sequestrati è partita verso Gaza per lanciare un appello umanitario. Il timore è che un’ulteriore espansione del conflitto metta a rischio la vita degli ostaggi ancora detenuti da Hamas, molti dei quali si troverebbero proprio nelle aree densamente popolate che Netanyahu intende colpire.