L’estate del caro-ombrellone, i gestori delle spiagge ammettono il calo delle prenotazioni: i prezzi e le trovate per recuperare degli stabilimenti


L’estate 2025 verrà ricordata come quella del «caro ombrellone», tra stabilimenti balneari sempre più costosi, spiagge libere affollate e clienti sempre meno disposti a spendere cifre esorbitanti per godersi una giornata al mare. A denunciare pubblicamente il fenomeno non sono solo i consumatori, ma anche personaggi famosi: Alessandro Gassmann, con un tweet al vetriolo, ha messo nel mirino i gestori dei lidi, invitandoli a «rivedere i prezzi» per invertire il calo di presenze. Lo stesso grido d’allarme arriva dal cantante Mirko Casadei, figlio d’arte di Raoul: «Quando per due gamberi fritti spendi 25 euro, qualche domanda te la fai». Secondo Assobalneari, gli stabilimenti hanno perso tra il 20 e il 30 per cento dei villeggianti rispetto allo scorso anno (esclusa la domenica). Mentre Codacos e Altroconsumo segnalano aumenti generalizzati – +5% per ombrelloni e lettini, +10% per pedalò e canoe – che si sommano ai rincari degli anni precedenti, giustificati prima con il Covid, poi con le bollette. Ma quali sono gli stabilimenti d’Italia più cari?
Il giro d’Italia degli stabilimenti balneari: i prezzi
Si parte dal Nord, in Veneto, tra Jesolo e Caorle, per evitare la desertificazione si ricorre a sconti stile grande distribuzione: «Prendi tre e paghi due» sugli ombrelloni. Sul lago di Como, scrive Repubblica, trasformato in Como Lake dal turismo internazionale, resta invece affollatissimo nonostante i rincari: in strutture come il Lido di Cernobbio, i prezzi per una giornata vanno dai 20 ai 35 euro a persona.
In Liguria, resiste la minuscola spiaggia libera di Paraggi, ultima oasi low cost a pochi passi dai lussuosi lidi firmati Dior o Dolce & Gabbana. Ma chi arriva in auto rischia di pagare fino a 70 euro per il parcheggio.
Sulla Riviera romagnola l’estate non è segnata solo dai prezzi, ma anche dalle proteste. I bagnini di salvataggio di Rimini hanno annunciato uno sciopero contro una nuova ordinanza che prevede un solo lifeguard ogni 300 metri. Dopo l’intervento della prefettura, la protesta si è trasformata in un flash mob simbolico in mare.
Il Sud a due velocità: le tariffe dalla Puglia alla Sicilia
In Puglia, la frisa diventa “deluxe”: nei lidi del Salento può costare fino a 17 euro. E al Togo Bay di Gallipoli due lettini e un ombrellone arrivano a 100 euro. Anche la vita notturna pesa: una settimana nei locali può costare fino a 150 euro.
Poi c’è Napoli, dove la spiaggia libera di “Mappatella Beach” è un rifugio per chi non può permettersi 100 euro al giorno tra sdraio, ingresso e cibo. «La sabbia è di tutti, non si paga», dicono i frequentatori abituali.
La Sicilia resiste (6 euro in meno della media nazionale), ma non senza rincari del 6% per ombrelloni e lettini, con picchi a Ustica (fino a 44 euro al giorno) e a Taormina, dove si arriva anche a 150 euro nei lidi più esclusivi. L’abbonamento giornaliero cresce dell’11%.
In Sardegna, al Poetto di Cagliari, un tempo regno della socialità popolare, una giornata in famiglia può costare oltre 100 euro. Lo denuncia Adiconsum, evidenziando come i costi di parcheggi, docce, lettini e snack abbiano trasformato una giornata al mare in un lusso non più per tutti.
Tra tariffe inaccessibili, proteste e nuove strategie per riempire gli ombrelloni, l’estate italiana del 2025 mostra le contraddizioni di un turismo balneare che rischia di diventare sempre più elitario. Cresce il ritorno alla spiaggia libera, al pranzo al sacco, alla ricerca di soluzioni più accessibili. Ma per molti, il mare è già diventato un privilegio.