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Caro spiagge, la versione di Federalberghi: «Nessuna emergenza, prezzi in linea con la media Europea. Ecco dove la crisi c’è» – L’intervista

12 Agosto 2025 - 15:18 Gianluca Brambilla
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Il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca a Open: «C'è una riduzione ma non è vero che il caro vacanze sta ammazzando il settore, ecco dove si può intervenire»

Nella settimana di Ferragosto, mentre Camera e Senato si prendono una pausa dai lavori parlamentari, è sul turismo che si consuma lo scontro tra governo e opposizioni. Secondo queste ultime, gli stabilimenti balneari mezzi vuoti sono l’ennesima dimostrazione di un potere d’acquisto sempre più in calo, mentre dall’esecutivo si ribatte citando i dati da record del turismo in montagna e nelle città d’arte. Ma come stanno davvero le cose? «Il turismo italiano non è in crisi. E non è vero che il caro vacanze sta ammazzando il settore», spiega in questa intervista a Open Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi. Eppure, precisa l’imprenditore, è vero che le località balneari stanno scontando un calo degli afflussi turistici rispetto agli ultimi anni.

Come sta andando davvero l’occupazione alberghiera questa estate?

«Sicuramente, rispetto all’estate scorsa, c’è stato un calo. Ma la situazione è a macchia di leopardo, nel senso che ci sono alcune zone che stanno registrando il tutto esaurito, soprattutto in montagna, mentre al mare abbiamo dati contrastanti a seconda della regione».

Quali sono le zone balneari che sono cresciute, o che comunque hanno retto, e quelle che invece hanno sofferto di più?

«Non ho a disposizione i dati regionali e territoriali, ma il mare è senz’altro il settore più penalizzato in questo momento. Non è vero che c’è meno gente, ma è vero che la gente spende di meno. Trovo abbastanza sterili queste polemiche che leggo sui giornali in cui si calcolano gli arrivi e le presenze. I bilanci della stagione si fanno sui fatturati, non sulle presenze. Se c’è tanta gente in giro ma quella gente non spende, in termini di fatturato e di valore aggiunto diventa tutto molto relativo. Da questo punto di vista, un turista americano vale di più di uno europeo».

A proposito di arrivi dall’estero, ha notato un calo dell’afflusso di turisti dagli Stati Uniti?

«Il calo dei turisti americani è sotto gli occhi di tutti e si spiega con tre ragioni. La prima è che ci confrontiamo con un 2024 che è stato l’anno dei record. E i record sono belli, ma poi bisogna anche riuscire a batterli. La seconda ragione è che il dollaro ha perso il 12-13% del proprio valore, il che significa che l’Europa è diventata più cara per gli americani, e quindi anche meno attrattiva. Infine, il motivo principale: il clima di incertezza che si vive negli Stati Uniti per via delle guerre commerciali e della situazione in Medio Oriente».

Come incidono quei due fattori sui flussi turistici verso l’Italia?

«Il turista americano in genere programma con largo anticipo la propria vacanza in Europa. Per via del clima di incertezza, fa un po’ più fatica a prenotare oggi per il mese di ottobre e pensa: “Chissà che cosa sarà successo da qui ad allora”. Abbiamo cominciato a notare questa tendenza soprattutto dal mese di giugno. Anche settembre e ottobre, che sono due mesi molto importanti per le città d’arte, al momento sono sotto i livelli del 2024, ma c’è ancora tempo per recuperare».

Bernabò Bocca Federalberghi
Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi

Qualche settimana fa, lei disse che sempre più italiani scelgono di trascorrere le vacanze a giugno o settembre, e non più ad agosto. Come si spiega questo fenomeno?

«È una questione di prezzo. Per chi non è vincolato dalle ferie o dalle vacanze dei figli, andare in vacanza a settembre costa di meno. Agosto, al contrario, è diventato il mese estivo in cui il settore fa più fatica. Ora stiamo entrando nella settimana di Ferragosto e ci auguriamo che almeno lì ci sarà il tutto esaurito, ma in generale notiamo una tendenza da parte degli italiani a scegliere soluzioni di vacanza meno costose».

Il problema è del caro-vacanze o degli stipendi troppo bassi?

«In Italia i prezzi sono assolutamente allineati a quelli degli altri Paesi europei. Sicuramente c’è una minore capacità di spesa da parte degli italiani, che porta quindi a fare vacanze diverse. Per esempio, non si va a dormire negli alberghi e non si va a mangiare nei ristoranti, ma si affitta un appartamento e si fa la spesa al supermercato. Ricordiamoci poi che il costo della vacanza non dipende solo dall’accoglienza, che in genere incide sul 27-28%, ma anche dai trasporti, dai ristoranti, dallo shopping, dagli stabilimenti balneari. Certo, il costo della vacanza è aumentato, ma da lì a dire che il caro prezzi sta ammazzando il turismo o che il settore è in crisi, ce ne corre».

Come si esce da questa situazione?

«Il vero tema è mettere più soldi in tasca agli italiani senza pesare sul costo del lavoro dell’azienda, cioè agire sulla fascia contributiva. Il governo, per esempio, ha trovato un’ottima soluzione col tema delle mance. Poi va detto che oggi ci ritroviamo a fare i conti con la concorrenza di Paesi come la Grecia e la Spagna. Dobbiamo puntare sulla qualità dei prodotti e dei servizi che offriamo».

Si può dire che il settore balneare italiano sta imparando a sopravvivere, perlomeno in certi periodi dell’anno, principalmente con i turisti stranieri?

«Assolutamente no. Il turismo balneare vive di turismo italiano. Certo, la componente straniera è importante e non va sottovalutata, ma se va in crisi il mercato italiano il mare soffre molto».

A cosa si deve invece il boom del turismo in montagna?

«Principalmente al grande caldo, che spinge le persone a cercare refrigerio in alta quota. Un tempo, il turismo in montagna era legato soprattutto all’inverno e alla neve. Oggi, al contrario, l’estate è diventata un periodo importante sul bilancio di un albergo di montagna».

Il fatto che gli italiani optino sempre più per vacanze low-cost dovrebbe innescare dei cambiamenti nel settore?

«Innanzitutto, questo non è un fenomeno che riguarda solo l’Italia, ma tutti i Paesi europei. Detto questo, abbiamo la fortuna di avere 33mila alberghi, con soluzioni per tutte le tasche. Il consiglio che io do ai turisti italiani è di paragonare i prezzi delle varie strutture andando direttamente sui siti proprietari degli alberghi. I vari Booking o Expedia applicano commissioni tra il 15 e il 20%, quindi è più facile trovare prezzi più bassi prenotando direttamente dal sito dell’hotel».

Foto copertina: ANSA/Luca Zennaro | Ombrellone e sdraio sul litorale di Corso Italia, a Genova, 11 agosto 2025

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