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Forte dei Marmi, precipita con l’ultraleggero, illeso il patron di Liu Jo: «voglio tornare a volare al più presto»

12 Agosto 2025 - 14:16 Ugo Milano
vannis marchi
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Vannis Marchi, 77 anni, ha riportato solo qualche graffio: «Forse c’è una buona stella che mi ha salvato. Lucidità e fortuna»

È stata una domenica mattina di paura quella di Vannis Marchi, 77 anni, fondatore del marchio di moda Liu Jo. Verso le 10 del 10 agosto, il suo ultraleggero si è schiantato in un campo vicino all’autostrada A12, dopo una perdita di quota improvvisa. L’imprenditore è uscito sulle proprie gambe dall’abitacolo, sotto lo sguardo stupito dei soccorritori. «Come sto? Illeso, mi crede? Una cosa incredibile se penso da dove sono uscito… Qualche bottarella, ma niente di più», ha raccontato Marchi al Corriere. L’uomo è stato portato all’ospedale di Camaiore in codice giallo e dimesso dopo una notte in osservazione. «Forse c’è veramente una buona stella che mi ha salvato. L’aereo è da buttare per cui sembra impossibile che in tutto questo ammasso di rottami sia rimasto incolume — spiega —. Mentre ero dentro l’abitacolo vedevo che scendeva benzina dalle ali e l’aereo si stava riempiendo. Grazie a Dio sono rimasto cosciente e mi sono precipitato fuori, bastava un filo scoperto e sarebbe andato tutto a fuoco».

L’incidente e i 40 anni di esperienza

Marchi, pilota con quarant’anni di voli alle spalle, tra deltaplani e ultraleggeri, era partito alle 9.30 dall’aeroporto di Carpi con il suo Sierra, modello prodotto dall’azienda napoletana Tecnam. L’obiettivo era semplice: raggiungere il fratello Marco – con cui ha fondato il marchio di moda – a Forte dei Marmi per un pranzo di pesce. «In linea d’aria sono 160 chilometri, in 40 minuti si arriva — spiega — Supero le Alpi Apuane e mi trovo davanti questa spiaggia meravigliosa a duemila metri sotto di me. Per chi ha passione per il volo, queste sono emozioni incredibili».

L’imprevisto e l’attesa forzata prima dell’atterraggio

L’avvicinamento all’aeroporto del Cinquale, però, ha riservato un imprevisto. «Mi metto in contatto chiedendo di poter atterrare, ma mi chiedono di attendere perché c’è un aereo in arrivo. Faccio un giro, poi un altro, e quando sono pronto a scendere, probabilmente per colpa della velocità bassa, il motore ‘starnutisce’ e non prende i giri. Perdo quota e con un ruotino prendo i cavi elettrici, a quel punto l’aereo cade da una decina di metri».

«Mai pensato che fosse finita»

In via Gobetti, luogo dello schianto, la gente che ha assistito all’incidente parla di miracolo. Marchi nega di aver temuto per la propria vita e a chi gli chiede se ha avuto paura che gli potesse succedere qualcosa di grave, risponde: «No, perché sono irresponsabile ed estremamente positivo. Ma viaggio sempre solo, perché non voglio mettere a rischio l’incolumità delle persone. Non mi è mai successo nulla, ma come si è visto, basta un nulla, un piccolo scompenso del carburatore per creare una situazione che poteva rivelarsi devastante e definitiva».

«Voglio tornare a volare al più presto, ma gli altri mi dicono ‘cerca uno sport meno pericoloso’»

Quanto al futuro, l’imprenditore non ha dubbi: «Sicuramente l’idea è quella di tornare a volare, ma devo convincere mia figlia e mio fratello Marco perché li ho tutti contro. Mi dicono ‘hai quasi 80 anni, sono 40 che voli, cerca uno sport meno pericoloso’. Ma l’adrenalina che può darti uno sport estremo è unica, e se sei abituato a nutrirti di questo diventa difficile».

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