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Zelensky e i leader Ue pronti a volare da Trump. Macron: «Putin vuole la resa dell’Ucraina». L’Italia: «Bene gli sforzi Usa, ma servono garanzie»

17 Agosto 2025 - 19:50 Simone Disegni
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Trump esulta per i «grandi progressi» verso la pace: «Impegni di Mosca senza precedenti». Ma Kiev esclude cessioni di territori

Emmanuel Macron e Friedrich Merz, Giorgia Meloni e Keir Starmer, Alexander Stubb e Ursula von der Leyen. Una delegazione di leader europei di livello senza precedenti accompagnerà Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca domani, lunedì 18 agosto, in quello che s’annuncia un vertice delicatissimo sul futuro dell’Ucraina e dell’Europa stessa. I leader europei hanno annunciato uno dopo l’altro la loro partecipazione, sollecitata ieri dallo stesso Donald Trump, all’incontro che dovrà tirare le fila di quanto il presidente Usa ha discusso venerdì in Alaska con Vladimir Putin. Obiettivo neppure troppo implicito: evitare un bis di quanto accaduto alla Casa Bianca il 28 febbraio scorso, quando Zelensky fu umiliato pubblicamente da Trump e dal suo vice JD Vance e infine cacciato dallo Studio Ovale per aver osato chiedere la linea dura con la Russia e chiare garanzie di sicurezza per il suo Paese. Sei mesi dopo, i rischi esistenziali per l’Ucraina restano di fatto gli stessi, dopo che Putin sembra aver convinto Trump in Alaska della necessità che Kiev ceda ampi territori in cambio della pace.

Le concessioni di Putin secondo la Casa Bianca

Nel weekend che segue il vertice di Anchorage gli Stati Uniti ostentano soddisfazione per i risultati ottenuti e ottimismo sulle prossime tappe. «Grandi progressi sulla Russia, restate sintonizzati», scrive lo stesso Trump su Truth a caratteri cubitali. A dar conto di quali sarebbero questi progressi pensano in una serie di interviste tv gli uomini di fiducia che erano al sua fianco in Alaska: il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale Steve Witkoff. Trump ha ottenuto dalla Russia «garanzie di sicurezza senza precedenti per gli Stati Uniti e l’Europa», sottolinea quest’ultimo parlando alla Cnn. Di che si tratta? Dell’accettazione da parte di Mosca di garanzie di sicurezza «in stile articolo 5 della Nato» per l’Ucraina da parte dell’Occidente, e dell’impegno di Putin di codificare a livello legislativo la promessa di «non attaccare più nessun altro Paese né gli asset americani una volta che sarà finalizzato l’accordo di pace» con l’Ucraina, spiega Witkoff. Che sollecitato in una seconda intervista a Fox News a chiarire se Trump sia d’accordo che Zelensky debba cedere il Donbass – compresa la parte non occupata dalla Russia – in cambio della fine delle ostilità aggira l’ostacolo così: «Trump vuole un accordo di pace». Quel che è certo, chiarisce però, è che la cessione di territori ucraini «sarà discussa domani alla Casa Bianca».

Ue e Ucraina preparano la «resistenza» alle pressioni di Trump

Peccato che il diretto interessato, Volodymyr Zelensky, appaia tutt’altro che disponibile a valutare sacrifici del genere, per lo meno a priori. «La Russia continua a non avere successo nella regione di Donetsk. Putin non è riuscito a conquistarla in 12 anni e la Costituzione dell’Ucraina rende impossibile cedere territori o scambiare territori», ha detto oggi il presidente ucraino parlando da Bruxelles, da dove insieme a Ursula von der Leyen ha preso parte a una video-riunione dei cosiddetti Volenterosi. «Poiché la questione territoriale è così importante, dovrebbe essere discussa solo dai leader dell’Ucraina e della Russia nel quadro del vertice trilaterale», ha aggiunto Zelensky alludendo al possibile summit a tre con Trump e Putin. Sostegno totale a questa linea ha espresso von der Leyen stessa: «Non ci devono essere limiti alle forze armate ucraine, né limitazioni alla cooperazione con Paesi terzi o ricevere assistenza da Paesi terzi. L’Ucraina deve essere un porcospino d’acciaio. Le garanzie di sicurezza devono esserci sia per gli interessi dell’Ucraina che dell’Europa». A vertice dei Volenterosi finito, ancor più duro è stato Macron: «Putin vuole la pace? La risposta è no. Vuole la capitolazione dell’Ucraina, è quello che ha proposto», ha tranciato il presidente francese, sottolineando come nessun accordo a venire dovrà sancire «il riconoscimento della legge del più forte».

La posizione di Giorgia Meloni

Più sfumata la posizione dell’Italia di Giorgia Meloni. Nella video-conferenza di oggi della Coalizione dei Volenterosi, fa sapere in una nota Palazzo Chigi, «è stata ribadita l’importanza di continuare a lavorare con gli Stati Uniti per porre fine al conflitto e raggiungere una pace che assicuri la sovranità e la sicurezza dell’Ucraina, che dovrà essere coinvolta in ogni decisione relativa al suo futuro». La discussione, utile a consentire un «coordinamento in vista dell’incontro di domani a Washington, ha inoltre confermato la necessità di mantenere la pressione collettiva sulla Russia e di solide e credibili garanzie di sicurezza», conclude Chigi. Sostegno all’Ucraina, insomma, ma apertura di credito ampia agli sforzi negoziali guidati dalla Casa Bianca di Donald Trump.

L’idea di Putin di coinvolgere la Cina come garante

Vladimir Putin avrebbe chiesto il coinvolgimento della Cina come possibile garante di un accordo di pace durante il vertice di Alaska con Donald Trump. Secondo quanto riporta Axios, citando fonti informate, il leader russo si sarebbe detto disponibile a discutere garanzie di sicurezza per l’Ucraina, rifiutando però categoricamente la presenza di una forza di sicurezza composta da militari Nato. Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari in un’intervista al Corriere della Sera, Trump avrebbe fatta sua la proposta italiana di proteggere Kiev con il meccanismo dell’articolo 5 dello Statuto Nato, anche senza l’adesione dell’Ucraina all’alleanza Atlantica. L’articolo 5 prevede l’intervento militare della Nato in difesa di un proprio membro aggredito.

Le pretese di Mosca in Ucraina

Il Financial Times rivela i dettagli delle proposte russe, citando quattro fonti a conoscenza dei colloqui. Putin avrebbe chiesto il ritiro ucraino dalla regione orientale del Donetsk in cambio del congelamento della linea del fronte nelle regioni meridionali di Cherson e Zaporizhzhia. Mosca otterrebbe così il pieno controllo di un territorio che occupa parzialmente da oltre un decennio, dove le truppe russe stanno avanzando più rapidamente dal novembre scorso. Oltre ai territori, Putin ha posto ulteriori condizioni: il russo come lingua ufficiale in Ucraina e garanzie di sicurezza per la chiesa ortodossa.

La reazione di Zelensky e l’incontro a Washington

Fonti vicine a Zelensky hanno fatto sapere che il presidente ucraino non accetterebbe di consegnare il Donetsk, ma si è dichiarato disponibile a discutere la questione territoriale con Trump durante l’incontro previsto per lunedì a Washington. Il presidente ucraino ha commentato sui social: «Vediamo che la Russia rifiuta numerose richieste di cessate il fuoco e non ha ancora stabilito quando smetterà di uccidere. Questo complica la situazione».