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L’Osteria Senz’Oste rischia di chiudere, troppi furti nel locale dove i clienti si servono da soli: «Colpa dei giovani: pensano che non serva lavorare»

17 Agosto 2025 - 12:24 Alba Romano
Il locale è noto per il suo sistema dove non c'è personale e i clienti, dopo aver preso da mangiare, lasciano i soldi in una cassetta. Ma Cesare De Stefani non ne può più: «Non ci sono le condizioni per continuare così»

La nota Osteria Senz’Oste di Valdobbiadene, nelle Colline del Prosecco di Treviso, rischia di chiudere. Fampsa per il suo sistema unico senza personale, dove i clienti si servono da soli e lasciano i soldi in una cassetta, l’osteria ha funzionato per anni, ma negli ultimi tempi è finita nel mirino di razzie e furti. Il proprietario Cesare De Stefani non nasconde la sua esasperazione: «Non so ancora cosa farò, ma in questo clima non penso che ci siano le condizioni per continuare a tenere aperta un’osteria come la mia», dichiara in un’intervista al Corriere del Veneto. Si dice profondamente «amareggiato» perché «il patto di fiducia con i clienti» che reggeva tutto il sistema sembra ormai spezzato.

«Ho perso il conto delle denunce»

«Ho perso il conto delle denunce. Ogni volta è un colpo al cuore, la violazione di ciò che per me è in parte una casa. Queste razzie fanno male perché non sono furti dettati da fame, non spariscono i prodotti alimentari», racconta De Stefani a colloquio con Milvana Citter. Per difendersi, ha introdotto telecamere di videosorveglianza, ma i colpi non si sono fermati. «La mia osteria si basa sul principio per cui io mi fido dei clienti e da loro mi aspetto onestà. Questa cosa ha funzionato per tanti anni, senza bisogno di telecamere. Questo ora è diventato un’utopia perché le generazioni e la società cambiano».

«I responsabili? Ragazzi ventenni»

Secondo De Stefani, i responsabili sarebbero soprattutto ragazzi molto giovani. «Proprio grazie alle telecamere ho scoperto chi sono i ladri che sono spesso giovanissimi, appena ventenni. Questi personaggi, con grande sfrontatezza anche in pieno giorno, forzano le serrature del magazzino per arrivare alla cassa e ai soldi», riferisce. Da qui la sua accusa a una generazione che, a suo dire, non crede più nel lavoro. «Pensano che non serva lavorare. In parte è colpa nostra: per vent’anni abbiamo detto ai giovani: “Se non studi vai a lavorare”, come se il lavoro fosse una punizione. Così abbiamo creato una generazione di gente che non crede nel lavoro e oggi invece di avere idraulici, panettieri o autisti abbiamo quello che abbiamo», denuncia il proprietario. E conclude senza mezzi termini: «È colpa della Sinistra: in passato era normale avere in azienda, d’estate, 14enni e 15enni che venivano per imparare un mestiere. Oggi non solo è impensabile ma è addirittura illegale».

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