Ultime notizie Donald TrumpGazaJannik SinnerTurismoVladimir Putin
ESTERIGazaHamasInfluencerIsraeleMedio OrientePalestinaSocial mediaVideo

Israele usa l’arma dei social, 10 influencer portati dentro a Gaza: «Vedo solo cibo e opportunità. Hamas si mangia tutti gli aiuti» – I video

24 Agosto 2025 - 14:47 Alba Romano
Americani e israeliani, armati di smartphone, sono entrati nell'enclave. E hanno dipinto una situazione rosea: «Io, fossi in Israele, a Gaza non darei neanche un paio di calzini»

«Sono qui a Gaza, e tutto ciò che vedo è cibo, acqua e opportunità». A Gaza di giornalisti non se ne vedono da oltre due anni se non embedded, controllati da vicino dall’esercito israeliano. Di influencer, invece, ne vanno e ne vengono. Caschetto militare in testa, giubbino antiproiettile e smartphone in mano: sono loro la nuova arma in mano a Tel Aviv, che mira a smentire i dati sulla fame e sulla carestia che ogni giorno uccide uomini, donne e bambini. Negando le denunce dell’Organizzazione delle nazioni unite e i giornalisti che «dicono solo falsità» e «sostengono che gli aiuti umanitari non esistono».

La campagna «Rivelare la verità» e l’arma degli influencer

Sono dieci gli influencer che Tel Aviv, in particolare il ministero per gli Affari della Diaspora, ha preso e portato in un viaggio – ovviamente organizzato – all’interno della Striscia di Gaza, presso il valico di Kherem Shalom. Si tratta di una mossa mediatica all’interno della campagna “Rivelare la verità”, con cui Israele mira a smontare pezzo a pezzo le presunte fake news che circolano sulla guerra e sulla condotta dell’Idf nei confronti della popolazione palestinese. Tra i nuovi soldati armati di Instagram e TikTok ci sono Xaviaer DuRousseau, conservatore americano da oltre un milione di follower, l’ebreo americano Jeremy Abramson e il 16enne Marwan Jaber.

Gli attacchi degli influencer: «Hamas si mangia gli aiuti, e l’Onu fa finta di lavorare»

Lo scopo è chiaro e dichiarato apertamente da Israele: «Combattere la campagna di Hamas sulla fame, che punta a screditare Israele. Ed enfatizzare il ruolo dell’Onu, che si rifiuta di distribuire il cibo». Ogni influencer veicola questo messaggio, ciascuno attingendo al proprio repertorio di facce, emoji, occhiali da sole e ironia. «Se fossi Israele, non fornirei a Gaza neanche un paio di calzini abbinati», esordisce Xavier DuRousseau in un video-selfie di fronte a montagne di aiuti umanitari. «Hamas invece di distribuire gli spaghetti di ramen se li mangia, ed ecco perché i loro leader prendono l’Ozempic (farmaco usato per dimagrire, ndr)». Non si fa pregare nemmeno ad attaccare l’Onu e la sua presunta assenza: «Portano il cibo per far vedere che fanno qualcosa di produttivo, ma non finiscono mai il lavoro, esattamente come il vostro ex…».

La visita al cenntro di distribuzione: «Cibo per 13mila persone, il resto sono false notizie»

Alcuni sono condotti anche al centro di distribuzione di Khan Younis, come l’avvocata americana Brooke Goldstein, nota per la sua campagna #EndJewHatred. Invitata dentro la Striscia dai dirigenti della Gaza Humaintarian Foundation, l’ente privato che gestisce gli aiuti umanitari all’interno dell’enclave, racconta di «forti abbassamenti di prezzi dei beni primari dopo il massiccio arrivo di aiuti umanitari. Ho visto con i miei occhi fornire cibo a 13mila persone, tra cui 3.300 donne e bambini».

Il comunicato di Hamas: «Quasi 300 morti per fame»

Intanto, mentre nel mondo dei social si dipinge una situazione rosea contaminata dalle presenze di Hamas e dalla malagestione dell’Onu, le notizie diffuse dall’interno della Striscia sono ben diverse. Secondo l’ultima nota ufficiale del ministero della Salute, in mano ai miliziani sciiti, nelle ultime settimane sarebbero morte 289 persone, tra cui 115 bambini.