20enne investita mentre soccorreva un coniglio: il pirata si salva grazie all’alcol test effettuato qualche ora dopo


Ha accostato l’auto ed scesa per soccorrere un coniglio, il fidanzato impegnato a cercare il numero di un veterinario che potesse suggerire loro come muoversi in questi casi su una delle strade statali del comasco. La ragazza ha perso la vita lo scorso 29 marzo dopo che un’auto l’ha travolta a tutta velocità. Il conducente, un 33enne residente a Fenegrò – piccolo paese della zona- non l’ha vista e lei non ha fatto in tempo a scostarsi.
Il veicolo, come riporta il Corriere, andava troppo spedito – ai cento all’ora. Vincenzo Crudo, questo il nome dell’uomo alla guida, non si è fermato e non ha prestato soccorso. È scappato a rotta di collo, prendendo un rotonda in contromano, salvo poi essere svegliato dalla polizia poche ore dopo, quando la sua macchina è stata identificata grazie alla telecamere di videosorveglianza. L’alcol test effettuato decisamente dopo il sinistro, ha dato un risultato di 1,46. Quattro centesimi al di sotto della soglia consentita.
L’incidente e l’omissione di soccorso
Erano circa le 2 di notte quando Noemi, la ventenne che insieme al fidanzato si è fermata a bordo strada – con i lampeggianti accesi – stava cercando di rianimare un coniglietto. È stata travolta dall’auto di Vincenzo Crudo, che non si sarebbe fermato a prestare soccorso, anzi. L’uomo – 33 anni – ha proseguito a tutta velocità sulla strada comunale che porta a Lurago Marinone. Lei, secondo l’autopsia, sarebbe morta sul colpo, dopo un volo di 50 metri. Inutili i tentativi di soccorso. Dopo aver abbandonato l’auto in un campo, Crudo è andato a dormire. Ai carabinieri dirà di non essere uscito di casa e che la sua auto – con il parafango deformato e la targa staccata – gli è stata rubata. Le autorità lo smentiscono. Intorno alle 4.20 lo sottopongono all’alcol test.
Il nodo dell’alcol test
Vincenzo Crudo, più di un’ora dopo l’incidente, risulta avere il 1,46 di concentrazione di alcol etilico nel sangue. Dirà di essere stato accompagnato a casa da una coppia di amici. Dopo tre mesi, a giugno, confessa di aver investito lui Noemi. Viene arrestato per omicidio colposo con aggravanti, ma per il Gip può andare ai domiciliari. «La normativa permette di attenuare la pena», dirà la pm alla mamma di Noemi. La famiglia della giovane non ci sta.
L’avvocato, Edoardo Mastice, presenta una memoria difensiva. «Abbiamo dimostrato che il tasso alcolemico alle 2 di notte, al momento dell’impatto, era di 1,80. Con un valore così alto la pena va dagli 8 ai 12 anni». Con un tasso sotto 1,50, con una pena più bassa e con il rito abbreviato l’indagato può ottenere una condanna inferiore ai 4 anni e richiedere l’affidamento ai servizi sociali. Se si riconosce che il tasso era maggiore di 1,50, la pena non può essere inferiore ai 7 anni. Da scontare – almeno in parte – in carcere.
L’ultima telefonata della ventenne
Secondo quanto ha raccontato la mamma della vittima, il fidanzato della ragazza avrebbe telefonato alla sorella Alyssa poco prima dell’impatto. «Piangeva per il coniglietto», ricorda la famiglia della ragazza. Quella sera i due erano stati a una festa di laurea in un locale della zona. La sorella racconta di come la giovane fosse un’amante degli animali e di come si facesse in quattro per aiutare qualsiasi creatura in difficoltà. La sera del 29 marzo, dopo l’impatto, la mamma di Noemi ha sentito l’elisoccorso.