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Metsola come Draghi: «L’Ue cambi tutto o sarà irrilevante». Lo sgomento su Gaza e l’assist alle imprese: «Sul Green Deal avete vinto»

26 Agosto 2025 - 13:44 Simone Disegni
Roberta Metsola Parlamento europeo
Roberta Metsola Parlamento europeo
La presidente del Parlamento europeo rilancia dal Meeting l'appello per una svolta: «O diventiamo leader o ci ritroveremo follower»

Da Rimini – «O l’Europa diventa leader o sarà condannata ad essere follower». Roberta Metsola sbarca al Meeting di Rimini nel penultimo giorno della kermesse promossa da Cl e fa suo l’appello lanciato giorni fa dallo stesso palco da Mario Draghi. Riforma o lenta agonia, questo il bivio che ha di fronte l’Ue in un mondo di giganti che si muovono come schiacciasassi. «L’Europa non è finita né completa, al contrario è un progetto ancora agli inizi». Ma nel frattempo «il mondo è cambiato, gli Usa sono più complicati di un tempo, la guerra in Ucraina ha messo in luce la nostra dipendenza dalla Russia, la terribile situazione a Gaza ha dimostrato quanto abbiamo bisogno di un’Europa forte che promuove la pace e come ha detto Draghi la forza economica e il soft power non più sufficienti per garantire che l’Europa sia una potenza globale». Eppure, si toglie il sassolino dalla scarpa Metsola rispetto all’affondo di Draghi, l’Ue «non è mai stata e non intende essere spettatrice» di guerre e tragedie mondiali. Come evitarlo? «Restano solo due opzioni, il cambiamento coraggioso o la lenta e dolorosa spirale verso l’irrilevanza. Io e il Parlamento europeo sosteniamo il cambiamento», scolpisce la presidente dell’assemblea di Strasburgo. A farle da alfieri e scudo nella bolgia del Meeting c’è non a caso una nutrita e trasversale rappresentanza di eurodeputati italiani: Pina Picierno (vice di Metsola) e Giorgio Gori del Pd, Carlo Fidanza di FdI, Massimiliano Salini di Forza Italia. «Mi avevate invitato da anni, finalmente eccomi qui», si scioglie in un sorriso omaggiandoli dal palco la leader maltese.

L’accelerazione dell’Ue e la lotta alla burocrazia

In concreto dunque, prova a tracciare la strada Metsola, per restare al passo coi tempi e coi competitor globali l’Ue dovrà diventare «più agile, più veloce e più giusta, capace di produrre risultati concreti per le persone, col coraggio anche di creare strumenti nuovi se non li abbiamo», perché «lo status quo che ha garantito cambiamenti per una generazione non è più sufficiente». Strizza l’occhio più volte al mondo delle imprese, Metsola. Quando ricorda il suo incontro, ieri, con un giovane imprenditore di un paesino calabrese («Nicola non chiede troppo, vuole che rendiamo la sua vita un po’ meno complicata perché la sua piccola impresa possa crescere nella sua terra»). Quando menziona fra tutti due dei risultati legislativi portati a casa negli ultimi mesi: l’accordo sugli imballaggi e il rinvio dell’entrata in vigore di una serie di nuovi oneri burocratici legati alla sostenibilità per le aziende. E quando indica la strada da percorrere con ulteriore coraggio: «Voglio sostenere, non ostacolare le nostre imprese. Dove possiamo agevolarle, dobbiamo farlo». Musica per l’industria e l’agricoltura, emiliana e non solo. Se fin qui il Parlamento europeo ha soddisfatto solo in parte le attese riposte, spiega al contempo Metsola, è anche perché solo nell’ultimo anno si è trovato a dover approvare «13mila provvedimenti, contro i 3mila degli Usa, il che frenerebbe chiunque». Ma non valga come giustificazione, suon la carica la maltese: «I cittadini ci hanno dato fiducia e ora sta a noi. Sarebbe più facile non fare niente, dare la colpa ai governi o alla Commissione, ma noi che siamo gli eletti dai cittadini non possiamo permettercelo».  

Ucraina, Gaza, dazi: «Più azione e meno prediche moraliste»

Nessun ruolo di spettatrice sulla scena mondiale, sostiene dunque Mestola. Ma «l’Europa deve dare meno lezioni dal tono moralista e agire di più». In Ucraina continuando a sostenere l’aspirazione alla libertà del popolo che resiste da tre anni e mezzo all’aggressione russa («Kiev non sarebbe libera senza il sostegno europeo», rivendica). A Gaza rilanciando l’appello perché «cessioni le uccisioni, finiscano le sofferenze e siano rilasciati gli ostaggi», perché di fronte alla situazione «intollerabile» nella Striscia «non possiamo essere indifferenti». E in campo commerciale, infine, esplorando nuove partnership con Paesi di Africa e America Latina basate su investimenti e relazioni commerciali solide. Perché sì l’«accordo provvisorio» sui dazi trovato dopo mesi di sfiancanti negoziati con gli Usa è sì «un passo in avanti» ma andrà esaminato con cura e comunque deve servire di lezione per «guardare oltre» un asse con gli Usa che mostra evidenti limiti. Mentre si avvia alla ripresa dei lavori anche la macchina politico-burocratica delle istituzioni Ue, Metsola alla fine chiama a raccolta tutti: «Il destino dipende da ciascuno di noi. Lottiamo per l’Europa, non arrendiamoci, non sottovalutiamo mai ciò che possiamo diventare».

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