Il video del sacerdote e la teoria del complotto sui vaccini e il business dei feti abortiti


Torna a circolare nelle condivisioni Facebook una vecchia clip dove don Paolo Pasolini, parroco di Cesena, durante l’omelia nella parrocchia di San Rocco ripeteva tesi complottiste già diffuse in rete sui vaccini Covid, sostenendo addirittura che esistesse una sorta di mercato dei “feti nei vaccini”, con tanto di donne pagate apposta per farseli espiantare allo scopo di produrre i vaccini. Era il marzo 2021 e probabilmente lo stesso don Pasolini fu una vittima inconsapevole della disinformazione No vax che circolava all’epoca.
Per chi ha fretta:
- Circola il video dell’omelia di un prete che sostiene la tesi dei feti nei vaccini.
- All’origine della leggenda ci sono le fake news prodotte da alcuni gruppi antiabortisti contro un’associazione a favore del diritto all’aborto.
- Esistono linee cellulari derivate da feti abortiti non certo a fini scientifici, che continuano a essere coltivate senza bisogno di dover ogni volta uccidere un feto.
Analisi
Riportiamo di seguito alcuni passaggi dell’omelia di don Pasolini sulla narrazione dei feti nei vaccini:
«Gli ingredienti del vaccino sono tirati fuori da parti organiche di feti vivi abortiti. Il che vuol dire che esistono delle aziende, statali o private, che pagano delle donne povere per farle ingravidare e poi abortire al quarto-quinto mese così da usare gli organi dei feti».
«Non si tratta di organizzazioni mafiose, ma di aziende che tolgono ai feti fegato, cuori e polmoni: organi vivi poi ceduti a chi sperimenta i vaccini, come AstraZeneca […] Non lo tengono neanche nascosto, tanto si parla di farmaci e se fanno bene pazienza».

La storia dei feti nei vaccini
Le origini della narrazione si devono alle fake news prodotte negli ambienti anti-abortisti americani a danno dell’organizzazione Planned Parenthood. Ne avevamo trattato in diversi articoli precedenti, per esempio qui, qui, qui, qui e qui. L’associazione, che aiuta le donne a difendere il loro diritto all’aborto e all’accesso a servizi sanitari adeguati, secondo la narrazione complottista sarebbe al centro di un business dei feti abortiti, destinati alla produzione di vaccini. Si parla anche di un presunto traffico illegale di tessuti fetali da parte di Planned Parenthood. Le accuse contro l’associazione sono state smascherate da indagini approfondite e sentenze giudiziarie, dimostrando che video e affermazioni a riguardo erano manipolati e fraudolenti. Avevamo inoltre spiegato che i vaccini non contengono residui di cellule fetali.
In un certo senso la storia dei “feti nei vaccini” ha un “fondo di verità”, ma non ha nulla a che fare con le tinte complottiste con cui viene dipinta nelle narrazioni No vax. Esistono effettivamente linee cellulari umane, come la WI-38, derivata dalla donazione libera di un feto da parte di una donna svedese nel 1962. Queste cellule possono moltiplicarsi ed essere distribuite nei laboratori, senza che vi sia necessità di “provocare aborti ovunque”. Esistono, inoltre, altre linee cellulari derivate dagli animali, come le cellule Vero. Le colture cellulari servono in fase pre-clinica per isolare il virus in modo da studiarlo, per ottenere vaccini e farmaci efficaci. Alcuni come quelli di Pfizer e Moderna non usano nemmeno vettori virali, ma direttamente frammenti di RNA messaggero.
Conclusioni
Abbiamo visto che la narrazione dei feti nei vaccini ha origini diffamatorie ai danni di una associazione americana che difende il diritto all’aborto. Da questa base la narrazione si è diffusa evolvendosi, fino a dare per assodato che i vaccini Covid fossero prodotti mediante una fornitura continua di feti sacrificati alla scienza. Tutto questo è privo di fondamento.
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